Su REPUBBLICA di oggi, 14/06/2008, a pag.15, un esempio di gossip politico dopo l'incontro Bush-Berlusconi, che riprendiamo, non importa se frutto della fantasia del cronista. L'argomento che affronta è serio, e,come tale, lo commentiamo. La prima osservazione riguarda l'impostazione dell'oggetto in questione, che non è la < guerra > all' Iran, ma impedire che il regime dei mullah si doti dell'arma atomica. Fallita la mediazione diplomatica - che è fallita che era nelle previsioni - resta l'azione militare. Che consiste nella distruzione dei siti dove Ahmadinejad e i suoi scienziati, a guida russa e coreana, preparano la prossima guerra mondiale, tanto per chiamare le cose con il loro nome. Sbagliato il richiamo all'Iraq, dove la liberazione dalla dittatura di Saddam Hussein è potuta avvenire solo nella modalità con cui si è realizzata. In Iran è diverso, un regime changing è possibile, l'opposizione interna c'è, ha bisogno di sostegno ma esiste. Ed il miglior aiuto è un trattamento simile a quel che avvenne tra Israele e Iraq, quando lo stato ebraico eliminò il centro atomico di Osiraq in costruzione. Come avvenne in Siria lo scorso 6 settembre con il bombardamento di una struttura simile a quella irachena, questa volta di fattura coreana. Operazioni chirirgiche, furono definite. Della stessa operazione può trarne beneficio il popolo iraniano. La seconda osservazione riguarda Silvio Berlusconi. Può essere che il Presidente del Consiglio la pensi come lo descrive il cronista di REPUBBLICA, contrario alla guerra di liberazione in Iraq e fautore della politica morbida verso Ahmadinejad, tutto è possibile, anche se il nuovo corso della Farnesina con Frattini al posto di D'Alema ci fa pensare il contrario. Staremo a vedere. Ecco il gossip, anzi, il < retroscena >, come lo titola REPUBBLICA:
ROMA - «Ho sentito delle cose che non avrei voluto sentire». Come spesso accade, anche dopo il consiglio dei ministri di ieri si formano dei capanelli di ministri. Quello più numeroso, in genere, si forma intorno a Silvio Berlusconi. Che ieri si è soffermato a raccontare alcuni particolari dell´incontro con il presidente americano, George Bush. Così ha raccontato dei complimenti fatti dall´inquilino della Casa Bianca alla ministro Carfagna («la prossima volta presentamela»), ma soprattutto ha lanciato un vero e proprio allarme sul "Dossier Iran". «Bush fa sul serio - ha avvertito -, è molto deciso. E non vorrei che la situazione possa precipitare molto rapidamente». Il Cavaliere la parola "guerra" non l´ha mai pronunciata ma il riferimento era proprio alla "soluzione estrema" cui la Casa Bianca non ha mai rinunciato. Ieri però la «preoccupazione» del premier è cresciuta di un bel po´. E sebbene il mandato di Bush stia entrando nell´ultimo semestre, per Berlusconi il rischio che i rapporti con Teheran possano degenerare è «altissimo». Secondo il presidente del consiglio, infatti, gli Usa credono poco alle trattative con Ahmadinejad. E la preoccupazione di Palazzo Chigi riguarda pure la linea da tenere in caso di conflitto: «Nessuno vuole un altro Iraq», è la linea berlusconiana. Anche perché il Cavaliere non ha alcuna intenzione di affrontare un´altra crisi internazionale all´inizio del suo mandato come avvenne dopo gli attentati dell´11 settembre. A tutti i suoi interlocutori, infatti, ha ricordato gli sforzi fatti per evitare la guerra contro Saddam Hussein. «Anche stavolta - ha raccontato - ho consigliato a George tanta prudenza». E la consiglierà pure al prossima presidente degli Stati Uniti.(c.t.)
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