Provate a sostituire nel seguente articolo tratto da La STAMPA del 13 giugno 2008 le parole "mondo musulmano" con "regime nazista".
Nei confronti di quest'ultimo il Vaticano mantenne il silenzio, senza condannarlo, anche per paura di ritorsioni contro i cattolici. Ora la medesima politica viene riproposta da alcuni uomini di curia nei confronti dell'Iran, così come lo fu nei confronti dell'Iraq: nella prima guerra del Golfo il Vaticano si schierò decisamente contro la coalizione internazionale che affrontò il regime di Saddam Hussein.
Davvero un vizio duro a morire, quello di schierare la diplomazia della Santa Sede a fianco delle dittature.
Ecco il testo dell'articolo
Troppi onori al «guerrafondaio» Bush? A una parte, seppur minoritaria, della gerarchia ecclesiastica è apparso eccessivo il trattamento d'eccezione riservato da Benedetto XVI a un capo di Stato che ha clamorosamente disobbedito alle ripetute sollecitazioni della Santa Sede contro l'intervento armato in Iraq. All'interno del Sacro Collegio sono «scettici» sull'opportunità di fare uno strappo al protocollo soprattutto i cardinali sudamericani, che fanno riferimento all'arcivescovo Maradiaca e i presuli curiali vicini al cardinale Martino. Le preoccupazioni riguardano soprattutto i contraccolpi che un’accoglienza così fastosa potrebbe avere sul già problematico dialogo della Santa Sede con il mondo musulmano. Dare l’impressione di sottoscrivere la politica estera degli Stati Uniti, secondo alcuni settori della Curia potrebbe causare effetti deleteri per la diplomazia vaticana.
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