venerdi 11 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Avvenire Rassegna Stampa
12.06.2008 Illusioni ottiche: "ambiguità" e "rigidità" israeliane
sono il prodotto della disinformazione

Testata: Avvenire
Data: 12 giugno 2008
Pagina: 14
Autore: Barbara Uglietti
Titolo: «Attacco a Gaza, Olmert sceglie di «non decidere»»
Israele dice no alla tregua con Hamas, pur sostenendo la mediazione egiziana. Questi i fatti secondo Barbara Uglietti, su AVVENIRE del 12 giugno 2008, la quale sostanzialmente accusa il governo Olmert di ambiguità: "Israe­le chiede un perfezionamento dell’accordo, pur senza spiegare su quali punti".
Alla fine dell'articolo, però, le richieste israeliane sono precisate:
"I­sraele chiede che un accordo comprenda la fine degli attacchi, la fine del contrabbando di armi, e progressi sul caso di Gilad Shalit, il giovane caporale israeliano da due anni o­staggio nella Striscia".
Dall'accusa di ambiguità si passa allora a quella di "rigidità", facendo eco ad Hamas,  che: "chiede la libe­razione di 450 detenuti palestinesi. Ma se I­sraele continua a dire che i detenuti che ac­cetta di scarcerare sono 70, quelli di Hamas ripetono che Shalit non viene rilasciato a cau­sa delle rigidità israeliane".
Particolare omesso: Israele rifiuta di liberare i detenuti con le "mani sporche di sangue", quelli che hanno ucciso e che potrebbero tornare a farlo.

Ecco il testo completo:


 Olmert ha deciso di non decidere. Ieri il primo ministro israeliano ha riuni­to il Consiglio di Difesa per stabilire se sia meglio accettare la proposta di tregua con Hamas mediata dall’Egitto oppure lan­ciare una forte offensiva militare nella Stri­scia di Gaza, ma al termine della lunga di­scussione, nonostante la maggioranza dei 12 ministri propendessero per un intervento massiccio, Olmert ha preferito glissare, indi­cando, con una strategica dose di ambiguità, un generico sostegno agli sforzi messi in at­to dal Cairo per il cessate il fuoco.
  Nessun sì alla tregua, dunque (il portavoce del governo, Mark Regev ha detto che Israe­le chiede un perfezionamento dell’accordo, pur senza spiegare su quali punti); e nessu­na offensiva. I ministri hanno comunque an­nunciato di aver dato ordine ai militari di pre­pararsi a un eventuale operazione militare in caso di fallimento dei negoziati. In realtà, co­me hanno spiegato fonti del governo, Olmert, per adesso, in considerazione della sua posi­zione di fragilità dopo lo scandalo Talansky (pro­prio ieri il pre­mier, messo sot­to pressione da­gli alleati, ha da­to il via libera al­le primarie inter­ne al suo partito, Kadima, che po­trebbero svolger­si in settembre, sperando prima di allora di riu­scire a scagionar­si dalle accuse di corruzione che gli coste­rebbero la poltrona), punterebbe a una tre­gua “informale”, che non comporti l’accetta­zione (politicamente pesante) della propo­sta egiziana, ma che gli consenta di riporta­re un po’ di calma nel sud di Israele, bersa­gliato dai Qassam palestinesi.
  Ci sarebbe poi, segnalava ieri
Haaretz, anche una “terza opzione”, ovvero l’esercizio di una continua pressione su Hamas, pure con il ri­torno agli omicidi mirati, fino a spingere la leadership del gruppo islamico ad accettare le condizioni di Israele. Ma è una soluzione lunga e rischiosa, e che, finora, non ha por­tato risultati. Il portavoce del gruppo islami­co, Sami Abu Zuhri, ha bollato quello di Olmert come un «annuncio non serio, perché l’occupante continua le sue aggressioni quo­tidiane e pone condizioni che ostacolano o­gni cessate il fuoco».
  Da qualunque parti la si guardi, il «sì» alla tre­gua tanto atteso (dai palestinesi come dai me­diatori egiziani) resta un miraggio. E le due parti sono ferme sulle rispettive posizioni. I­sraele chiede che un accordo comprenda la fine degli attacchi, la fine del contrabbando di armi, e progressi sul caso di Gilad Shalit, il giovane caporale israeliano da due anni o­staggio nella Striscia. Hamas chiede la libe­razione di 450 detenuti palestinesi. Ma se I­sraele continua a dire che i detenuti che ac­cetta di scarcerare sono 70, quelli di Hamas ripetono che Shalit non viene rilasciato a cau­sa delle rigidità israeliane.

Per inviare una e-mail alla redazione di Avvenire cliccare sul link sottostante

lettere@avvenire.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT