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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.06.2008 "alQaeda.com": un libro di Guido Olimpio, in uscita
spiega come il terrorismo islamista ha trovato un megafono nella rete

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 giugno 2008
Pagina: 8
Autore: Gianni Santucci - Guido Olimpio
Titolo: «A scuola di terrorismo. Online - Younes, 22 anni, marocchino di Londra «È il cavaliere della Jihad mediatica»»

Dal CORRIERE della SERA del 10 maggio 2008, Gianni Santucci presenta il libro di Guido Olimpio «alQaeda.com» (290 pagine, 9,80 euro, Bur), in uscita nelle librerie.



Ecco il testo:

«Questo programma è sempre valido, non sanno né da dove navighi, né chi sei...». È l'11 maggio dell'anno scorso, poco dopo le 10 di sera. Kamel e un suo amico davanti al computer. Una microspia della Digos registra la loro conversazione. «Quando sono andato sul sito di Al Qaeda... — racconta Kamel — Hanno un programma che copre chi è andato sul sito. È tradotto in arabo». L'altro risponde, fissando il monitor: «Guarda, c'è scritto: se non vuoi essere sotto controllo clicca qui».
L'inchiesta su Kamel è ancora in corso (per questo il nome è di fantasia). Intercettazioni e analisi della polizia sul suo computer descrivono l'avamposto virtuale della Jihad che l'indagato aveva creato nel soggiorno di casa. Kamel trattava 20 mila documenti a settimana: manuali di combattimento, testamenti dei martiri, forum islamisti. Guardava e riguardava i documenti, li mostrava agli amici, coinvolgeva i figli piccoli.
Era una scuola eversiva via web: allestita in una città italiana ma collegata con Bagdad, Kabul, Algeri. Nessuno, oggi, è in grado di dire quante siano e a che ritmo si moltiplichino le postazioni della jihad dentro stanze anonime in Europa, Oriente, Stati Uniti. È la trincea virtuale e inafferrabile di Al Qaeda.
La madrassa globale
All'inizio era un lavoro da corrieri. A partire dal primo messaggio di Bin Laden dopo l'attacco alle Torri: registrato su videocassetta, affidato a una staffetta di intermediari, infine consegnato ai giornalisti delle Tv satellitari arabe. È quel che succedeva appena 7 anni fa, ma sembra già preistoria.
Il neoqaedismo ha abbandonato i corrieri e si è evoluto sfruttando a pieno la Rete: mezzo «poderoso, veloce, universale e accessibile», veicolo di «connessioni virtuali che possono diventare reali». È il percorso analizzato da Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera, nel libro che uscirà domani per Bur. Titolo: alQaeda.
com.
Il primo sito dell'organizzazione di Bin Laden, «Al Neda», è stato aperto negli anni Novanta. Oggi i siti della galassia islamista sono tra i 6 e i 7 mila. Esperti israeliani calcolano che ne vengano aperti 900 l'anno. Producono e rilanciano audio e video di attacchi, minacce, imboscate, scene di guerriglia, istruzioni per creare armi, celebrazioni dei martiri. L'etichetta che cura i filmati e i file audio degli esponenti più in vista, «As Sahab», è arrivata a produrre un video ogni tre giorni. La qualità è sempre più alta.
Da una lettera di Bin Laden al mullah Omar sequestrata dagli americani in Afghanistan: la battaglia si svolgerà al 90 per cento sul terreno della propaganda. Internet è il mezzo che assicura le maggiori garanzie. È un ombrello ideologico per chi metterà in pratica gli insegnamenti, pur senza contatti diretti. Un luogo di incontro per i militanti e per la ricerca di reclute. Un'università non centralizzata per l'indottrinamento. Un veicolo di «controinformazione » rispetto ai media occidentali. Un mezzo per lanciare minacce e tenere l'Occidente in una continua apprensione. Un terreno per celebrare i martiri (i libri jihadisti online sono più di 3 mila). E ancora, sul versante operativo: gli hacker islamisti rastrellano fondi con le truffe in Rete.
È in Internet che si rispecchia la nuova Al Qaeda: magmatica, polverizzata e senza gerarchie fisse. Le connessioni tra circolazione dell'ideologia e azioni sono variabili. Ma il 7 aprile 2005 Hasan Ahmad si è fatto esplodere in una strada del Cairo. Aveva trovato in Internet le istruzioni per fabbricare bombe, seguiva via web gli insegnamenti di ideologi minori, visitava forum dedicati alla jihad. Ogni connessione con la galassia Al Qaeda era puramente virtuale, ma sono morte quattro persone.
Al Qaeda «broadcasting»
Nel giugno 2007 le forze statunitensi fanno irruzione in un appartamento di Samarra. Trovano 65 hard disk, 18 chiavette Usb, 500 cd-rom, 12 postazioni con computer. Dice il portavoce dell'esercito: «Era un media center a tutti gli effetti. Aveva la stessa operatività di uno studio televisivo». È il fronte mediatico del terrorismo internazionale. Produce, poi sfrutta canali sfuggenti (server disseminati in posti lontanissimi del mondo) per diffondere il materiale.
Nel marzo scorso, in Austria, è stato smantellato un nucleo di attivisti che rilanciava i video della guerriglia irachena. Si chiamava «Global islamic media front» ed era arrivato a produrre tg con il giornalista seduto in studio. Spiega Olimpio in alQaeda.com:
«La parola d'ordine di questo sistema è decentramento. Pochi individui sono in grado di creare un marchio, il loro contenitore viene poi riempito dai complici. La rete propagandistica è una realtà flessibile, in grado di funzionare senza gerarchie. Uno specchio dello stesso movimento».
Il marchio più celebre è «As Sahab», la nuvola. Fa propaganda per i qaedisti come per i talebani. Annuncia sul web la trasmissione dei video di Osama e poi li piazza in Rete. Il 16 dicembre scorso ha invitato simpatizzanti e giornalisti a inviare domande ad Ayman Al Zawahiri, che ha risposto qualche settimana dopo. L'ultima prova di sofisticazione e qualità l'ha data il 27 gennaio 2008, con la diffusione di «Venti del Paradiso» - parte seconda. Un documentario con animazioni, voci fuori campo e riprese da varie angolature per raccogliere reclute ed esaltare i martiri. In pochi secondi il video ha inondato la Rete, affidato a 426 siti per lo scambio di filmati.

Di seguito, ripreso sempre dal CORRIERE, uno stralcio del libro:

È l'estate del 2004. L'Italia in vacanza presta poca attenzione a una valanga di messaggi su Internet. Messaggi minacciosi, che promettono bombe e sangue. (...) Partendo dalla traccia lasciata nella Rete, l'intelligence britannica, con l'aiuto dei colleghi americani e di alcuni cacciatori di siti islamisti, riesce a smascherare un personaggio singolare: Younes Tsouli, alias Irhabi 007. Il prototipo del mago del computer che presta la sua conoscenza ad Al Qaeda senza mai muoversi dal suo appartamento in Gran Bretagna. Un marocchino di soli 22 anni che permette alla macchina della propaganda di funzionare.
L'attività di Younes è proseguita fino all'ottobre del 2005, quando la squadra antiterrorismo di Scotland Yard ha fatto irruzione nella sua abitazione di Londra e lo ha arrestato. (...) La storia di questo ragazzo marocchino poteva essere quella di un qualsiasi altro giovane d'origine nordafricana trapiantato in Occidente. Studio, lavoro, e una vita parallela. Tradizione e voglia di cambiare, insofferenza e ricerca di affermazione. Younes arriva a Londra al seguito del padre, trasferitosi in Gran Bretagna. All'epoca, racconterà il papà, il ragazzo «non ha molti amici e passa tanto tempo davanti al computer». E per dimostrare che le accuse sul figlio sono bugie lo difende: «Non è mai stato in Iraq o in Afghanistan. Cosa può fare uno con il computer? ». Può fare moltissimo.
Secondo gli inquirenti Younes all'inizio mostra di essere abile nell'usare il suo pc, ma commette qualche errore che potrebbe tradirlo. Affascinato da quanto sta avvenendo in Iraq, visita i siti islamisti e poi rimette in circolazione quanto trova. È ancora un lavoro amatoriale, con Younes che fa il divulgatore per Al Qaeda senza troppe ambizioni. Ma frequentando i forum jihadisti, e probabilmente grazie a qualche contatto personale in Gran Bretagna, riesce agli inizi del 2003 a creare un contatto con la formazione di Al Zarkawi in Iraq. Anzi, per l'esattezza diventa il corrispondente di Abu Maysara, l'addetto stampa dell'organizzazione. I qaedisti della branca irachena sono bravi con i computer, però hanno bisogno di qualcuno che operi più tranquillamente in Occidente. E Younes è l'uomo perfetto. Perché non solo vuole agire, ma dimostra competenza tecnica. (...) La sua specialità è quella di riuscire a violare siti di trasferimento file. Lui entra, scarica un filmato e se ne va.
In questo modo utilizza il server della Motorizzazione dell'Arkansas per far girare oltre 60 file: video di Osama, filmati di kamikaze, immagini di guerriglia. (...) Younes adotta un nome di battaglia: Irhabi 007 ( irhabi in arabo significa terrorista). Gestisce due siti dedicati alla Jihad. Nel primo insegna le tecniche degli hacker. Nel secondo affronta questioni militari e raccoglie materiale dei mujahiddin. In quel periodo — siamo nel 2003 — Younes è solo interessato a farsi conoscere tra i simpatizzanti. (...) Vinta l'iniziale diffidenza lo agganciano e, alla prima occasione utile, lo sfruttano. È l'11 maggio 2004, data storica per il terrorismo on-line. Sul sito Muntala al Ansar al Islami, gestito da Younes, compare il link per un video che dura poco più di cinque minuti. È l'uccisione per decapitazione di Nick Berg. È molto probabile che Younes lo abbia ricevuto da Abu Maysara per poi rilanciarlo.
L'impatto del blitz mediatico è enorme.(...) L'operazione Berg è il battesimo del fuoco che fa guadagnare meriti a Younes. Su un forum lo ribattezzano «Cavaliere della Jihad mediatica». E lui risponde con parole di umiltà: «Sono un servo di Dio, figlio di un servo di Dio». (...) Il lavoro di Irhabi è intenso. Oltre a fare propaganda, produce il sussidiario per i terroristi. Istruzioni precise per costruire un'autobomba sul modello di quelle irachene. Non ha mai maneggiato esplosivi, ha visto vetture saltare in aria solo sullo schermo del computer, ma c'è chi gli procura il necessario. Lo stesso vale per le immagini con possibili obiettivi negli Stati Uniti. Un'enciclopedia del guerrigliero.(...) Ma come fa Younes a mantenersi? Bastano i soldi del padre? Come finanzia la sua originale forma di terrore? È il secondo lato segreto della vita di Irhabi. Un cono d'ombra dove hanno un ruolo importante i suoi due complici. Tariq al Daour, 21 anni, studente in Chimica, e Waseem Mughal, 24 anni, iscritto alla Facoltà di Legge. Il gatto e la volpe. I tre si dividono i ruoli: Younes la mente, Al Daour il cassiere, Mughal l'addetto alla logistica. (...) Il trio utilizza almeno 72 carte di credito rubate per registrare 180 siti web e 95 società legate alla rete in Europa e Stati Uniti. Ma questo è nulla rispetto a quanto verrà trovato in un computer di Al Daour: 37 mila numeri di carte di credito rubate, identità, conti bancari, date di nascita di ignari cittadini, disponibilità finanziarie di privati. Dati cruciali che hanno permesso al trio di guadagnare quasi tre milioni di euro grazie alle truffe. (...) Il 21 ottobre Scotland Yard arresta Irhabi 007 e non ci vuole molto entrando nel suo computer a trovare le prove, gli indizi e i file che rivelano l'enorme lavoro svolto dal marocchino. Il 18 dicembre 2007 la Corte di appello di Londra emette il verdetto: 16 anni per Younes, 13 per Mughal e 12 per Al Douar. (...) Younes Tsouli

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