Una persecuzione politicamente corretta Mark Steyn sotto processo per islamofobia in Canada
Testata: Il Foglio Data: 10 giugno 2008 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «I guardiani del bene processano il giornale di Richler per islamofobia»
Da Il FOGLIO del 10 giugno 2008:
Roma. L’Economist parla di “polizia del pensiero” e di uno dei processi più inquietanti nella storia della libertà d’espressione. Il columnist canadese Mark Steyn, autore del best seller “America alone”, è sotto processo a seguito dell’accusa di “islamofobia” rivoltagli dalle principali organizzazioni di musulmani canadesi, come è successo in Francia a Michel Houellebecq. Il testo incriminato di Steyn, “The future belongs to islam”, è apparso sulla prestigiosa rivista Maclean’s, per la quale scriveva anche Mordechai Richler (Steyn gli è subentrato come critico letterario). Nell’articolo Steyn spiegava il tragico declino demografico dell’Europa: “L’Europa sarà semi-islamica nel carattere politico e culturale entro due generazioni, forse una. Nel XV secolo la Morte Nera fece fuori un terzo della popolazione. Nel XXI scomparirà per ‘scelta’. Stiamo assistendo alla lenta estinzione della civiltà in cui viviamo”. Steyn si difende così dalle accuse mosse in tribunale: “E’ islamofobico citare i musulmani?”, riferendosi alle citazioni riportate nel libro di mullah fondamentalisti che annunciano il collasso della democrazia liberale in Europa e la sua sostituzione con la sharia. L’avvocato Faisal Joseph, che rappresenta il Canadian Islamic Congress, parla di “legame fra l’articolo di Steyn e l’incitamento all’odio contro i musulmani”. Al fianco delle organizzazioni islamiche è scesa la crema della società civile, come la Canadian Federation of Students, l’Ontario Federation of Labour e la Canadian Nurses Association. Anche solo il fatto che il Tribunale dei diritti umani della British Columbia abbia accettato di discutere del caso ha sollevato un polverone intellettuale senza precedenti in Canada. Se il magazine Maclean’s fosse giudicato colpevole di incitamento all’odio, avrebbe gravi ripercussioni economiche, ma a soffrirne sarebbe più in generale il giornalismo anglosassone nel confronto con i taglialingue islamisti. Lo dimostra il fatto che abbiano puntato così in alto, contro il più venduto settimanale canadese, contro il suo giornalista e scrittore di maggiore successo e contro il libro più venduto al momento. Mark Steyn è uno che ha sbattuto la porta in faccia al Daily Telegraph quando il direttore gli ha rifiutato una column sulla decapitazione dell’inglese Ken Bigley. I suoi editoriali sono pubblicati da cinque quotidiani contemporaneamente. I due accusatori di Steyn sono Mohamed Elmasry e Naiyer Habib, fra i più celebri esponenti della grande umma canadese che chiede da anni la legalizzazione della sharia per le questioni familiari. “Il processo è una vergogna” ha detto Steyn. “Nessuna società sana deve essere a proprio agio con la regolamentazione delle opinioni”. Turki al Faisal, ambasciatore saudita negli Stati Uniti, ha detto che “l’arroganza di Steyn non conosce limiti”. “America alone” è stato il saggo più venduto del 2007 e un best seller nella classifica del New York Times. E’ un pamphlet sul crollo demografico, l’islamismo, la solitudine americana e i disastri del multiculturalismo. Per Steyn l’Europa alla fine del secolo sarà come un continente dopo lo scoppio di una bomba al neutrone: “Ci saranno ancora edifici in piedi, ma la popolazione sarà scomparsa”. Tanto basta per portarlo in giudizio. I legali di Maclean’s dichiarano che il processo è la più grave violazione della libertà di stampa. Steyn ha affermato a sorpresa di sperare in una sconfitta, in modo da potersi appellare a un “tribunale vero” anziché a questa “farsa dei diritti umani”. L’avvocato Faisal ha letto in aula un passaggio dal libro: “Il mondo islamico è giovane, demograficamente forte e con ambizioni globali. L’occidente sta diventando vecchio e debole e soprattutto gli manca la volontà di opporsi a coloro che intendono soppiantarlo. E’ la fine del mondo così come lo conosciamo”. L’Ottawa Citizen, che è fra i principali quotidiani canadesi, ha chiesto la chiusura di questi tribunali dei diritti umani – li ha chiamati “neo maoisti” – il cui scopo sarebbe “rieducare”. Il professor Andrew Rippon, islamologo alla Università di Victoria, ha testimoniato sui “fraintendimenti fra Corano e società islamica in Steyn”. Oltre al giornalista, è Maclean’s, il magazine che fu di Mordechai Richler, l’obiettivo di questa storica causa civile. Il Canadian Islamic Congress ha diffuso un rapporto intitolato “Maclean’s Magazine: A Case Study of Media-Propagated Islamophobia”. La scrittrice Natalie Solent intanto lamenta che “il Canada non è più un paese libero”. E infatti Steyn è andato a vivere nel vicino New Hampshire.
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