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La Stampa Rassegna Stampa
10.06.2008 Più sanzioni all'Iran
Bush le chiede all'Europa

Testata: La Stampa
Data: 10 giugno 2008
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Bush in Europa, più sanzioni all'Iran»
Da La STAMPA del 10 giugno 2008:

George W. Bush inizia il suo ultimo viaggio europeo chiedendo maggiori sanzioni all’Iran da parte dell’Unione Europea e dei singoli Paesi membri, a cominciare dall’Italia. Arrivato ieri sera in Slovenia, il presidente americano vedrà questa mattina il premier Janez Jansa al castello di Brdo per il summit semestrale Usa-Ue incentrato sulla necessità di bloccare il programma nucleare iraniano. Le indiscrezioni della vigilia parlano di una bozza concordata su «sanzioni extra» contro Teheran. «Siamo pronti a misure addizionali a quelle già votate dal Consiglio di Sicurezza» si legge nel testo trapelato poco dopo l’atterraggio dell’Air Force One. «Discuteremo come accrescere gli sforzi diplomatici, multilaterali e unilaterali per imporre maggiori sanzioni in applicazione della risoluzione Onu 1803», anticipa Stephen Hadley, consigliere per la Sicurezza nazionale.
Le manovre diplomatiche nascono dalla convergenza fra Londra, Berlino e Parigi per il varo di «misure aggiuntive a quelle Onu» che Washington auspica vengano applicate dall’intera Ue. In particolare è la risoluzione 1803 che invoca «vigilanza nelle garanzie per il credito, nell’assicurare il commercio e nelle attività finanziarie con Teheran». «L’Onu chiede ad ogni nazione - spiega Patrick Clawson, direttore del centro ricerche del Washington Institute - di adottare le misure necessarie per bloccare il programma nucleare e Bush chiede agli alleati di agire di conseguenza».
In concreto significa che il tema Iran sarà in cima all’agenda dei colloqui che Bush avrà a Berlino con la Merkel e giovedì a Villa Madama con Silvio Berlusconi, prima di volare a Parigi e Londra. «L’importanza dell’Italia sta nel fatto che ha rapporti economici molto stretti con Teheran e finora ha fatto poco per ridurli», aggiunge Clawson, esperto di questioni iraniane al corrente egli umori dell’amministrazione. Nei dossier che hanno accompagnato la preparazione della visita di Bush a Roma i rapporti privilegiati con Teheran sono descritti in maniera minuziosa. Sul fronte delle aziende spicca l’Eni, che opera nei campi petroliferi di Doruld e Darkhovin, nel campo offshore di Balal e di gas naturale a South Pars, mentre la Sela è impegnata nella realizzazione di tunnel per circa 250 milioni di dollari adoperando tecnologia che, secondo fonti americane, potrebbero avere un «dual use», ovvero fini militari. Fra le altre maggiori aziende nel settore energetico, Edison, Technimont, Cortem Spa, Italkrane e Rivit, contribuendo a esportazioni verso Teheran che nel 2007 hanno toccato 1,86 miliardi di euro a fronte di importazioni per 4,19 miliardi.
Nel carnet delle richieste del governo americano c’è la fine dei sussidi alle esportazioni verso Teheran sotto forma di coperture assicurative della Sace, arrivate nel 2007 a 4,1 miliardi di euro, e la sospensione delle transazioni delle banche italiane con quelle iraniane, in particolare con le filiali della governativa Sepah Bank, indentificata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu come «strumento di assistenza degli sforzi di proliferazione». C’è attesa nell’amministrazione Bush per le decisioni di Palazzo Chigi, mentre l’inviato Usa Boyden Gray ribadisce il «pieno sostegno» all’adesione italiana al gruppo 5+1 (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più Germania) che negozia con Teheran.
In tale cornice il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, avrebbe ordinato alla Banca Centrale iraniana di trasferire depositi per miliardi di dollari dalle banche europee verso Emirati del Golfo come Dubai, forse per impedire che vengano investiti dalle nuove sanzioni. A dare la notizia della decisione di Ahmadinejad è stato il britannico Daily Telegraph, secondo il quale il governatore della Banca Centrale Tahmaseb Mazaheri sarebbe in disaccordo.

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