A Washington per la conferenza AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) c'ero anch'io. In un anno chiave per le elezioni americane e per le sorti del mondo non potevo rimanere nelle retrovie.
Prima di tutto vorrei dare una sonora smentita alla Barbara Spinelli e a tutti quegli insulsi che non sapendo credono di poter raccontare la loro versione dei fatti impuniti. AIPAC non e' ne' di destra ne' di sinistra. L' AIPAC non ha un agenda se non quella di assicurarsi che chiunque vinca le elezioni presidenziali ma anche di Camera e Senato (House and Senate) abbia conoscenza di sufficienti informazioni e fatti per prendere decisioni informate. L' AIPAC non pretende di cambiare quella che e' la politica israeliana per cui non potrebbe mai essere come invece scrive la signora Spinelli, piu' a destra di Israele. L' AIPAC semplicemente si limita a informare i rappresentanti del popolo americano, e gli americani stessi su quelli che sono gli interessi e le speranze e le difficolta' in cui versa lo stato d' Israele, cosi' che prendendo una decisione, quella decisione sia informata sulle eventuali conseguenze. Vedete la signora Spinelli evidentemente confonde le dittature con le democrazie. Non capisce che essendo i rappresentanti del governo israeliano legittimamente eletti del popolo israeliano in un regime di democrazia a prendere le decisioni a nome del popolo Israeliano, l' AIPAC non puo' far altro che spiegarne le legittime aspirazioni ai governanti americani senza sovrapporre quelle che sono invece le speranze di altre parti (come la signora Spinelli, o gruppi di estrema sinistra, come gruppi invece dell' estrema destra) che invece non sono stati regolarmente eletti dagli Israeliani e per cui non li rappresentano, anzi possono rappresentare solo loro stessi. Lo ribadisco, l' AIPAC non ha alcuna ambizione ne' velleita' di sostituire il proprio giudizio al giudizio dei cittadini dello stato di Israele. Noi in quanto AIPAC abbiamo a cuore le istituzioni democratiche dello stato di Israele e volendolo rafforzare anziche' sminuire non ci sogneremmo mai di essere piu' a destra o a sinistra.
Inoltre dovete sapere che all' AIPAC aderiscono non solo ebrei, ma anche cristiani e membri di altre minoranze. Conosco bene la diffidenza generata in italia e in altri parti d'Europa davanti alla parola "lobby", ma sappiate che la vostra diffidenza per i gruppi organizzati spiega la qualita' della democrazie europee rispetto a quella americana. In italia il parlamentare e' un reuccio con la scorta che tiene il pubblico a distanza, mentre negli Stati Uniti ogni volta che un cittadino va a parlare con un parlamentare gli ricorda chi e' li' per servire il bene pubblico, e i rappresentanti invece di andare in giro con scorte blindate inavvicinabili dal pubblico si mescolano liberamente con il pubblico per parlare di problemi. In un paese cosi' esteso e con moltitudini di genti con vari interessi e' solo naturale che gente con scopi affini si costituisca in una lobby per influenzare la politica americana, in temi che vanno dall' uso di cani guida per i ciechi, al porto d'armi, alle associazioni per l' ambiente a favore di Israele, l' Armenia, la Grecia, la Palestina etc.. Non c'e' nulla di male in tutto cio'. Infine sappiate che a parte il pasto che abbiamo condiviso con rappresentanti e senatori, e dignitari stranieri, AIPAC non sborsa denaro ai nostri rappresentanti e senatori.
Io sono un membro dell' AIPAC e in quale membro pago il mio magro contributo annuale per sostenere l' associazione. Quando sono a Washington DC vado a visitare i miei rappresentanti e come cittadina discuto con loro o con i loro assistenti come meglio sostenere l' alleanza USA-Israele. Per esempio quest' anno il Congresso Americano ha approvato un pacchetto di aiuti ad altri paesi, tra questi ci sono progetti di assistenza per combattere l' AIDS in Africa e anche stanziamenti per la difesa dello stato d' Israele, che non ci si puo' scordare e' l' alleato numero uno nella regione degli Stati Uniti ed e' anche la sola democrazia in tutto il Medio Oriente e in quanto tale va protetto. Inoltre quest'anno ho discusso col mio rappresentante anche a proposito dell' Iran e ho chiesto al mio rappresentante di appoggiare le varie sanzioni economiche contro l' Iran che come i meglio informati sapranno sta costruendo bombe nucleari e secondo gli esperti potrebbe mettere a punto le prime armi nucleari entro 18 mesi da adesso, in barba a tutte le risoluzioni ONU e le lacrime di coccodrillo della International Atomic Energy Agency. Secondo me, e secondo parecchi dei massimi esperti in materia, le sanzioni internazionali sono l' ultima carta che abbiamo da giocare prima di dover affrontare una guerra per scongiurare il pericolo atomico iraniano, e per coloro che magari sarebbero inclini ad andare a parlare con il primo ministro, i vari ministri e i rappresentanti al senato e alla camera italiani, bisogna che tutte le nazioni e per cui anche l' Italia che invece con l' ENI continua a fare affari con l' Iran, si diano da fare perche' le sanzioni abbiano successo. Bisogna sapere che l' Iran importa il 40% del fabbisogno di petrolio, giacche' non e' in grado di raffinare il petrolio (questi sono dati forniti dagli Iraniani stessi) e sovvenziona la benzina, per tenere calma la popolazione che e' sempre piu' ostile ai propri governanti. Se l' Iran non fosse piu' in grado di elargire la benzina cosi' liberamente agli iraniani, ci si aspetta che gli iraniani iniziando dai giovani studenti si sollevino e prendano il potere dai mullah mettendo fine all' incubo atomico. In piu' senza benzina, i Pasradan (la guardia rivoluzionaria iraniana) che stanno costrendo le armi atomiche non potrebbero neanche fare il viaggio fino ai loro bunkers profondissimi dove stanno costruendo le testate.
L' alternativa e' l' alternativa che diede inconsapevolmente Neville Chamberian agli alleati: guerra, morte e distruzione con quei giovani che oggi sognano la pace e additano gli Stati Uniti e Israele come istigatori di terrorismo e corse al nucleare, divenuti fanteria e ultimo bastione di un' Europa impaurita e debole davanti al male. Non mi piace il ruolo di novella Cassandra. Non auguro a quei giovani la morte e non auguro a nessuno quantomeno all' Europa o all' Italia, e ancor meno ai miei concittadini americani la distruzione di un altra guerra: tutt'altro, mi si spezza il cuore. Lo scrivo sapendo che le mia parole verranno fraintese, da coloro che ad ogni modo trovano in tutto e per tutto che le colpe siano sempre e comunque attribuibili a USA, Israele e anche a me, che mi sento di rappresentarli, almeno nel mio piccolo. Nonostante io non sia d'accordo con quei giovani sulle loro scelte politiche, e nonostante io non ammonti che a un singolo cittadino in un mare di gente, voglio operare per risparmiarli e imploro veramente imploro voi tutti come i miei rappresentanti di aprire gli occhi una volta per tutte, e vedere che se non fermiamo l' Iran con la sanzioni, se non chiudiamo i ranghi e costringiamo l' ENI, come la Total e la Lukoil a cercare profitti altrove, il nostro voto sara' quello per la guerra, volenti o nolenti. Non possiamo piu' permetterci la politica degli struzzi.
E' per questo che mi sono recata a Washington quest' anno a spese mie, e con me altre 7500 persone da tutti gli stati e alcuni anche dall' Europa. E questo era il tema dell' AIPAC: l' Iran. L' Iran oggi minaccia Israele dicendo che ha le ore contate e che e' un cadavere puzzolente, un pesce morto. Vi imploro come ho implorato i miei rappresentati di capire che l' Iran non scherza. Non sono sole parole, non possono essere parole vacue quando i pasradan stanno costruendo le testate atomiche, se davvero l' Iran come protesta sta costruendo centrali atomiche a scopi pacifici, perche' farle costruire dai pasradan? Perche' costruirle in buker sotterranei, perche' negare agli ispettori IAEA e ONU accesso? Perche' non c'e' nulla di pacifico in quello che sta facendo l' Iran. Vi imploro di capire che l' Iran non si fermera' a Israele, perche' mai dovrebbe? Quello che sta facendo Ahmadinejad non e' il lavoro di un despota razionale. Non potremo dissuaderlo dall' agire con le buone, non bastera' la lingua forbita di un Barack Obama. Ahmadinejad ha un disegno apocalittico da portare a termine e non gli interessa neanche quanti iraniani dovranno morire per portare il suo disegno a compimento. Quanto e' ricattabile l' Italia, l' Europa? Quanto tempo passera' dalla distruzione di Gerusalemme e Tel Aviv perche' il secondo califfato sia instaurato a Roma, a Parigi, a Londra a New York? Quanto piacera' alle vostre figlie alle vostre mogli o a voi stesse portare il burka? Quando le nostre amate cattedrali saranno minate come i Buddah di Bamian, Afghanistan, lo ritroveremo allora il coraggio di combattere?
Abbiamo allora sentito con le nostre orecchie le promesse fatte dai due finalisti alle elezioni presidenziali. Mercoledi' 4 giugno, Obama ha parlato di "tough talk" senza precondizioni, e di sottoscrivere a sanzioni contro l' Iran. Ha anche modificato la sua posizione dicendo che i colloqui non avverranno a meno che lui in quanto presidente non pensi che siano necessari, e che se l' Iran non cedera' alle sue richieste, allora sara' chiaro a tutto il mondo che l' Iran agisce senza ritegno. Obama e' eloquente, ma la la sua eloquenza non basta a chiarire e piuttosto rimane offuscata dal suo record: Obama ha difatti votato contro un disegno di legge poi divenuto legge grazie anche ai voti di molti Rappresentanti e senatori Democratici, per bollare i pasradan come organizzazione terrorista. Solo il giorno prima il Secretario di Stato Condoleezza Rice ci ha invece ricordato di come colloqui a qualsiasi livello non sono mai stati interrotti, e di come l' Unione Europea abbia fatto promesse su promesse all' Iran e di come la Russia sia addirittura arrivata a proporre che siano loro a sviluppare l' atomica Iraniana, ma in Russia, a patto che sia un atomica pacifica, solo per essere rigettati dall' Iran, e che sognare di dire le parole giuste per portare quel cattivone di Ahmadinejad ai negoziati sia ingenuo. Obama ha detto poi che Israele deve garantire ai palestinesi uno stato continuo e contiguo. Non si sa bene cosa voglia dire con cio'. Nessun presidente Americano ha mai richiesto una cosa simile. Non e' necessario il Dottorato di Giurisprudenza dall' Harvard Law School per capire che se la West Bank e Gaza sono unite sara' Israele ad essere divisa. Inspiegabilmente questa e' la seconda volta che Obama dice una cosa simile, e senza la minima reazione. I piu' ottimisti mi dicono che forse si riferisce a qualche ponte che colleghi Gaza e la West Bank, ma la scelta di parole indica ben altro. Inoltre Obama ha detto che sotto il suo mandato gli Stati Uniti riconosceranno Gerusalemme come la capitale unica e indivisa dello stato di Israele (Gli USA gia' riconoscono che Gerusalemme e' capitale, ma hanno l' ambasciata a Tel Aviv), salvo poi rimangiarsi la parola il giorno dopo e chiarire che intendeva solo dire che lo status finale di Gerusalemme sara' da decidere come parte di negoziati tra Israeliani e Palestinesi. A dimostrare quanto l' opinione pubblica dei vari membri di AIPAC sia divisa, e di come AIPAC sia davvero un' associazione "bipartisan" Obama ha comunque ricevuto parecchi applausi.
Lunedi' 2 giugno, McCain e' invece riuscito rassicurante con la propria forza interiore d' animo, chiarendo quali siano i rischi nel voler ingaggiare l' Iran a parole mentre l' Iran continua come gia' fa imperterrita e impunita a costruire bombe atomiche. Ha parlato con la chiarezza di un uomo che la guerra la conosce e non la ama e proprio perche' la conosce vuole evitare a tutti i costi un inevitabile conflitto con un Iran armato di bombe nucleari. Ha ribadito i legami d'amicizia e la visione comune che affratella Stati Uniti e Israele. Ha parlato eloquentemente delle legittime aspirazioni degli iraniani, e degli Iracheni e ha ribadito quale follia sarebbe abbandonare oggi l' Iraq, lasciando che la regione sia avviluppata nelle grinfie Iraniane. Ci ha ricordato che la liberta' e' fragile, ma assieme alla vita e' il bene piu' grande e va difesa ad ogni costo. Ci ha rammentato della nostra promessa fatta a noi stessi che mai piu' avremmo fatto da spettatori ad un olocausto.
Tornando col pensiero alla grande generazione che si batte' contro il Nazifascismo a costo della propria vita, e delle vite dei loro cari, rabbrividisco nel pensare a quali sacrifici saremo chiamati noi stessi nel non troppo distante futuro. Non possiamo permetterci il lusso della compiacenza, non e' questo il tempo per il sonno della ragione. Sveglia voi tutti, vi chiamo in causa. Alzate la cornetta del telefono, tirate fuori carta e penna, fate donazioni per sostenere i vostri candidati, richiedete audienze. Questo e' il tempo per l' azione.