Da Almirante ad Ahmadinejad: i media, gli ebrei, Israele l'analisi di Federico Steinhaus
Testata: Informazione Corretta Data: 09 giugno 2008 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Da Almirante ad Ahmadinejad: i media, gli ebrei, Israele»
Che gli ebrei siano solamente una minuscola frazione del popolo italiano nel suo insieme è un fatto noto. Tuttavia, in alcune circostanze, i media dedicano una attenzione sproporzionata – rispetto alla loro consistenza numerica e sociale - alle loro opinioni.
La polemica su via Almirante, l’occasione della presenza a Roma del presidente iraniano e poche settimane fa la Fiera del Libro di Torino non sono che alcuni esempi di questa affermazione. Proviamo dunque ad analizzarne cause e conseguenze.
In primo luogo credo si debba chiarire che quasi mai sono gli ebrei – istituzioni, studiosi, persone per qualsiasi ragione qualificate – a cercare i media per chiedere spazio ed attenzione.
Ne consegue che in realtà spesso sono i media a rivolgersi ad ebrei – istituzioni, studiosi, persone per qualsiasi ragione qualificate – per chiedere la loro opinione su qualche argomento di attualità.
Queste due constatazioni non semplificano, anzi complicano l’analisi perché introducono altri elementi di giudizio; tra questi non è irrilevante il modo e l’evidenza con cui i media riferiscono quelle opinioni.
Gli argomenti che si prestano a questa evidenziazione mediatica sono principalmente due: lo stato d’Israele ed il razzismo/antisemitismo.
Per un verso è naturale che si chieda un commento a chi è direttamente coinvolto : gli ebrei sono sempre stati tra le vittime per antonomasia del razzismo, ed il loro legame affettivo nei confronti di Israele giustifica le loro preoccupazioni per le minacce di annientamento; tuttavia non si può tacere del fatto che il razzismo/antisemitismo e le minacce contro Israele dovrebbero ugualmente preoccupare qualunque cittadino che abbia a cuore la pace e
la convivenza. Dare spazio alla voce di ebrei su questi temi dovrebbe pertanto avere solamente la valenza di una ricerca di chi con più immediatezza ed acutezza possa interpretare in piena sintonia i sentimenti e le opinioni generali.
Esiste però anche un motivo non secondario di questa richiesta dei media, che trova la sua spiegazione nella qualità più che nella quantità della minoranza ebraica italiana. Gli ebrei sono una componente stabile della storia italiana da duemila anni: duemila anni di perfetta integrazione sociale, politica, culturale, linguistica; di condivisione totale delle vicende; di partecipazione appassionata ad ogni fase della storia nazionale, dal Risorgimento alla Grande Guerra. Con tutto ciò gli ebrei hanno mantenuto, in accordo con le leggi ed usanze nazionali, la loro specificità e le loro regole di culto. Gli ebrei erano presenti a Roma ben prima dei cristiani, come testimoniano anche le loro catacombe, che sono più antiche. Sotto questo profilo esiste una forte discrepanza fra il loro peso numerico, irrisorio, e quello simbolico che porta in sé senza soluzione di continuità alcuni dei fondamenti spirituali ed etici costitutivi della civiltà occidentale.
Infine, bisogna valutare criticamente l’enfasi con cui talora i media danno spazio alle cosiddette opinioni degli ebrei (che, anche quando sono di una sola persona od istituzione, non di rado vengono attribuite all’intera collettività). Quando in un articolo si riportano le opinioni di molte persone ma nel titolo si evidenziano quelle dei soli ebrei, oppure quando un’azione di protesta (come quella organizzata in occasione della visita di Ahmadinejad a Roma) vede la partecipazione di molte organizzazioni ma se ne citano con particolare evidenza solo quelle ebraiche, sono i media che falsano la realtà e manipolano la percezione dei lettori. E quando, come è successo, un importante quotidiano riferisce che l’on.
Fiamma Nirenstein è stata eletta a far parte della commissione Affari Esteri non citando la sua innegabile esperienza ma la sua identità: “l’ebrea”, si arriva ai limiti dell’incitamento all’ antisemitismo.
Vi è ancora – lo si evince dalle lettere ai quotidiani di lettori che reagiscono a questo fenomeno – un certo fastidio per gli ebrei che si permettono di esprimere le loro opinioni; non di rado traspare la precisa sensazione che gli ebrei italiani vengano percepiti come stranieri, ospiti, ed in quanto tali magari anche ingrati se criticano. Agli ebrei queste reazioni provocano un forte disagio: se loro sono italiani da secoli, pensano ed agiscono da italiani da secoli, perché mai vi sono italiani che li considerano quasi degli intrusi? E perché mai un ebreo italiano non dovrebbe poter esprimere una propria opinione su un qualsiasi argomento di interesse comune, al pari di ogni altro italiano non ebreo?