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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.06.2008 Bush al Tg1: Potremmo colpire l'Iran
Parole chiare alla vigilia dell'arrivo in Italia- e l'analisi di Angelo Panebianco

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 giugno 2008
Pagina: 15
Autore: Paolo Valentino-Angelo Panebianco
Titolo: «Bush:potremmo colpire l'Iran-Il monito di Obama»

Due articoli dal CORRIERE della SERA

Bush: potremmo colpire l'Iran

Intervista al Tg1: «Anche l'Italia nel negoziato con Teheran»

«Devo ringraziare l'Italia per i suoi sacrifici nell'aiutare la giovane democrazia afghana», ha detto Bush nell'intervista

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 08/06/2008, a pag.15, un servizio di Paolo Valentino da Washington dal titolo  " Bush: potremmo colpire l'Iran". Ecco l'articolo:


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON — L'opzione militare contro l'Iran, per impedire che si doti dell'arma nucleare, «rimane aperta». Gli Stati Uniti sono «favorevoli » all'ingresso dell'Italia, nel gruppo dei Paesi che cercano di negoziare con Teheran. E Silvio Berlusconi è uno dei «leader mondiali davvero interessanti ». Lo dice George W. Bush in un'intervista al
Tg1, alla vigilia della sua visita in Italia. Nel colloquio a tutto campo con il direttore della testata, Gianni Riotta, il presidente americano parla anche delle prossime elezioni per la Casa Bianca, conferma il suo sostegno a John McCain, ma definisce «un bene per la democrazia» la candidatura di Barack Obama, e ha parole di elogio per Hillary Clinton.
Dal mondo libero, spiega Bush, «deve venire un segnale chiaro agli iraniani: la loro capacità di arricchire l'uranio, che potrebbe essere usata per costruire un'arma atomica, è inaccettabile». Il presidente userà il viaggio in Europa (oltre che in Italia, andrà anche in Slovenia per il vertice con l'Ue, in Germania, Francia e Gran Bretagna) anche per «parlare dei rischi di un Iran nucleare» facendo presente che, se Teheran resistesse alla pressione internazionale, un intervento militare è «un'opzione aperta» per l'amministrazione americana.
L'Italia può dare un «contributo importante», essere una «voce efficace per mandare un messaggio agli iraniani» e invitarli a «non isolarsi, scegliendo invece la sospensione verificabile del loro programma ». A tal proposito, Bush si esprime positivamente sull'ingresso del nostro Paese nel cosiddetto gruppo di contatto dei 5+1 (i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu più la Germania) nonostante lo scetticismo manifestato da Berlino.
Ma il colloquio con Berlusconi non sarà limitato all'Iran. Al premier italiano, del quale dice «lo conosco bene, mi fido di lui, mi piace», Bush farà «una proposta di collaborazione in Iraq e in Afghanistan », tema sul quale ringrazierà il popolo italiano «per i suoi sacrifici nell'aiutare questa giovane democrazia». Inoltre, aggiunge, Italia e Usa dovranno «lavorare sulle questioni del commercio, delle malattie come la malaria e l'Aids, la crisi alimentare mondiale ».
Bush affronta retrospettivamente la guerra in Iraq, ricordando che nel 2003 «tutti pensavamo che Saddam Hussein avesse le armi di distruzione di massa» e che la famosa risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza, quella che gi Stati Uniti invocarono per legittimare l'attacco, «venne approvata da 15 Paesi». Secondo il presidente, «sbarazzarsi di Saddam era la cosa giusta» anche se oggi «siamo delusi del fatto che i dati dell'intelligence non fossero corretti».
Nell'intervista al Tg1 Bush parla anche del Papa Benedetto XVI che incontrerà a Roma poche settimane dopo la sua visita negli Stati Uniti e che definisce «una figura significativa a livello mondiale». Secondo il presidente, «non c'è persona migliore» per portare ai popoli del mondo un messaggio di dialogo e di pace attraverso la religione.

L'editoriale in prima pagina di Angelo Panebianco, dal titolo " Il monito di Obama" :
 
Probabilmente non è così esperto da mettere in conto tutte le conseguenze delle proprie dichiarazioni. Gli premeva solo segnare un punto contro il suo avversario, il repubblicano John McCain. Ma quando, alcuni giorni fa, Barack Obama, il candidato democratico, ha assunto una durissima posizione contro l'Iran, chiarendo che lo considera un nemico dell'America, egli ha lanciato, involontariamente, anche un messaggio all'Europa. Soprattutto, a quella parte d'Europa tentata dall'appeasement con l'Iran.
Riflettano quelli che in Europa pensano che con l'Iran bisogna fare solo affari, fingere che il presidente iraniano Ahmadinejad sia un pazzo isolato che non va preso sul serio quando ribadisce che Israele dev'essere distrutto e chiudere gli occhi di fronte all'espansionismo del-l'Iran in Medio Oriente e al suo programma nucleare.
Non sappiamo se il «predicatore » diventerà presidente e se, diventandolo, darà vita a una politica estera mediocre e oscillante (come quella di Jimmy Carter) oppure di grande profilo come quella di altri presidenti democratici. Ma una cosa è sicura. L'America (eventuale) di Obama non cesserà di essere pronta alla durezza nei confronti delle più pericolose potenze revisioniste, quelle che si propongono di rovesciare a proprio vantaggio, anche con la forza delle armi, lo status quo
(l'Iran di oggi è una potenza del genere nello scacchiere mediorientale). C'è quindi da scommettere che molto del favore che Obama raccoglie anche in Europa (la «buona America » contro quella cattiva di Bush) si ridurrà se egli diventerà presidente.
Si noti che una politica dura nei confronti del-l'Iran porterà per forza altre conseguenze. Non potrà essere abbandonato l'Iraq perché ciò permetterebbe all'Iran di dilagare senza contrappesi nella parte sciita di quel Paese. Nel Libano, dove l'Hezbollah filoiraniano si è ulteriormente rafforzato, si dovrà continuare a fronteggiarne la minaccia. La stessa cosa varrà per Gaza. E' un monito anche per noi italiani. Bene ha fatto il governo a non ricevere Ahmadinejad durante la sua visita alla conferenza della Fao e bene hanno fatto le forze politiche a tenersene distanti. Così come è giusto voler entrare nel gruppo 5+1 per partecipare all'azione internazionale coordinata contro la potenziale minaccia nucleare iraniana. Anche a costo di perdere commesse e affari. Poiché una guerra (che, purtroppo, ha forti probabilità di scoppiare se non ci saranno, nei prossimi anni, un cambio di regime in Iran o una sua rinuncia al nucleare militare) farebbe perdere a tutti molto di più.
Come ha scritto Mario Ricciardi sul Riformista,
trattare con i gangster politici si può e, talvolta, si deve,
ma si può fare solo mettendo una pistola sul tavolo. Chi non la pensa così nel caso dell'Iran ne sottovaluta la minaccia oppure ha ragioni inconfessate per approvarne l'avventurismo (perché, ad esempio, detesta a tal punto Israele da considerarlo una pedina sacrificabile). L'Iran, si dice, è una società complessa ove sono presenti molte forze. Lo è di sicuro. Ma per permettere alle forze interne contrarie all'avventurismo dell'attuale gruppo dirigente iraniano di prevalere, occorre un Occidente compatto e deciso, tale da non lasciare al regime spiragli per giocare un Paese occidentale contro l'altro. Forse persino Obama non sarà molto diverso da Bush su questo punto.

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