Ahmadinejad parla chiaro: vuole distruggere Israele ma molti fanno finta di non sentire
Testata:La Repubblica - Avvenire - Il Sole 24 Ore - L'Unità - Il Manifesto Autore: Vincenzo Nigro, Andrea Tarquini - Luca Geronico - Gabriel Bertinetto - Alberto Negri - Michele Giorgio Titolo: «Il saluto di Ahmadinejad Israele sarà spazzata via - Ahmadinejad avvelana il vertice sul cibo - Ahmadinejad a Roma, minacce a Israele - Il no ad Ahmadinejad, un'occasione perduta - Ahmadinejad: Israele presto sparirà Solo un blitz a Roma per il presidente»
"Propaganda anti-israeliana", "retorica politica". Così Vincenzo Nigro e Andrea Tarquini definiscono gli appelli genocidi di Ahmadinejad. Forse ignorando la loro costante ripetizione ipotizzano che sia stata "la freddezza con cui verrà accolto al vertice della Fao" a spingere il presidente iraniano ad auspicare ancora la cancellazione di Israele dalle carte geografiche. Da La REPUBBLICA del3 giugno 2008:
Mahmoud Ahmadinejad arriva a Roma preceduto dalla peggiore propaganda anti-israeliana di cui sia capace. Evidentemente il presidente iraniano, incassata la freddezza con cui verrà accolto al vertice della Fao, rilancia la retorica politica da far risuonare in Iran e nei paesi del Golfo. «Israele ormai è alla fine e sarà presto eliminato dalle carte geografiche», dice. Il presidente iraniano ieri ha riservato un affondo anche agli Usa, «il tempo della caduta e dell´annientamento della potenza satanica degli Usa è iniziato», mantenendo la tradizionale simmetria negli attacchi al «piccolo Satana» israeliano e al «grande Satana» nordamericano. Ahmadinejad parlava agli ospiti stranieri arrivati a Teheran per l´anniversario della morte di Khomeini. L´ayatollah ne aveva sempre dette di tutti i colori contro Israele, ma da quando Ahmadinejad è diventato presidente gli slogan, gli auspici, le sparate contro Israele, contro la Shoah e contro l´America sono diventate continue ed ossessive. Per tutto questo Silvio Berlusconi e Franco Frattini hanno escluso qualsiasi incontro bilaterale col presidente iraniano, e lo stesso papa Benedetto è stato costretto a cancellare tutte le udienze ai capi di Stato che saranno a Roma pur di non incontrare il negazionista di Teheran. Secondo l´Ansa da Teheran, a questo punto il presidente potrebbe anche accorciare la sua visita a Roma. Per l´Italia la questione-Iran è sempre stata molto delicata, e lo è anche adesso col nuovo governo Berlusconi. Con una scelta fatta nel 2003, il precedente governo Berlusconi rifiutò di guidare il gruppo di paesi europei che hanno negoziato con Teheran la questione nucleare (Francia, Gran Bretagna e Germania). Gli «Eu 3» si unirono più tardi ai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu per formare il cosiddetto «5+1», che con Usa, Russia e Cina è diventato il direttorio del mondo sul nucleare iraniano. Un gruppo di Paesi che discute la questione più delicata nella politica estera del Grande Medio Oriente e delle politiche energetiche mondiali. Nei due anni trascorsi alla Farnesina, Romano Prodi e Massimo D´Alema hanno fatto di tutto per riportare l´Italia nel negoziato, e adesso ci sta provando Franco Frattini, che giovedì ne ha parlato con Condoleezza Rice a Stoccolma. Frattini ha fatto l´errore di annunciare candidamente che «gli Usa sono a favore di un ingresso dell´Italia nel 5+1». Ieri però è arrivata la doccia fredda: confermando l´opposizione che tutti conoscevano, la Germania ha chiuso la porta all´Italia. Il portavoce tedesco Ulrich Wilhelm ha detto seccamente che «una modifica del formato attuale del 5+1 non sarà presa in considerazione, i negoziati con Teheran per bloccare l´arricchimento dell´uranio già avvengono in stretta sintonia con gli altri stati dell´Unione europea». Altre fonti del governo tedesco dicono a Repubblica che «non c´è nessuna preclusione al nuovo governo italiano, ma la formula del 5+1 funziona così e non va toccata, sarebbe un segnale sbagliato anche verso gli iraniani. E tra l´altro anche gli altri 5 non è che poi siano così favorevoli all´Italia come fanno credere!». A Stoccolma Condoleezza Rice l´aveva già detto a Frattini, così come lo ripeteva a D´Alema (che però non lo rivelava ai giornalisti): «Guardate che noi americani siamo d´accordo, sono gli altri europei che non vi vogliono nel 5+1, mettetevi d´accordo tra di voi». Ieri la Farnesina, in imbarazzo, è stata costretta a replicare sostenendo che «l´Italia è in grado di imprimere una svolta all´evoluzione del negoziato con Teheran, sia nell´ottica dell´applicazione delle sanzioni che in quella dell´offerta all´Iran di un pacchetto negoziale più ampio ed articolato». È un argomento molto debole: l´Italia con Prodi e D´Alema aveva di fatto congelato le sanzioni europee all´Iran, e solo continuando con questa politica (che l´ambasciatore americano a Roma Spogli ha definito semplicemente «un ricatto») forse l´ingresso sarebbe stato possibile. Adesso che l´Italia si è allineata agli Usa non ha più nessuna carta negoziale in mano: entrare nel «5+1» sarebbe solo un regalo.
Luca Geronico su AVVENIRE scrive di un
affondo verbale, l'ennesimo del presidente pasdaran, forse provocato anche dall'aver trovato le porte chiuse per i colloqui con il governo italiano
Quella di Ahmadinejad è anche definita
retorica aggressiva
Per Gabriel Bertinetto de L' UNITA'
Ai toni concilianti delle lettere a Napolitano e Berlusconi il presidente iraniano ha fatto rapidamente seguire un ritorno alle sue usuali invettive zeppe di insultanti attacchi ai tradizionali nemici, da Israele e Stati Uniti
Oltre che "usuali invettive" e insultanti attacchi, gli appeli genocidi di Ahmadinejad sono definiti da Bertinetto
eccessi polemici
Alberto Negrisul SOLE 24 ORElamenta l'occasione perduta di incontrare Ahmadinejade chiarirsi con lui. Le ultime, chiarissime parole di Ahmadinejad su Israele non meritano un titolo del quotidiano di confindustria. Un occhiello, vago, informa di un "nuovo, violentessimo attacco a Israele", la cronaca di Carlo Marroni informa in poche righe sul suo contenuto (Israele sparirà dalle carte geografiche). Il titolo è "Berlino boccia l'Italia nel 5+1"
L'ineffabile Michele Giorgio del MANIFESTOminimizza i proclami di Ahmadinejad e dipinge un quadro nel quale è piuttosto l'Iran a essere minacciato.
Per inviare una e- mail alla redazione de La Repubblica, Avvenire, L'Unità, Il Sole 24 Ore e Il Manifesto cliccare sul link sottostante