Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il Papa non lo riceve, Allam lo chiama nazista islamico, Polito attacca, Binetti lo definisce controverso cronaca e commenti sull' arrivo di Ahmadinejad
Testata: Corriere della Sera Data: 01 giugno 2008 Pagina: 13 Autore: Magdi Cristiano Allam-Roberto Zuccolini Titolo: «Niente accordi con chi non rispetta i diritti umani- Il Papa non vedrà Ahmadinejad»
Dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/06/2008, riprendiamo cronacha e commenti sulla prossima visita di Ahmadinejad a Roma per il congresso Fao. Il commento è di Magdi Cristiano Allam. Segue la cronaca di Roberto Zuccolini e le interviste a Antonio Polito, direttore del RIFORMISTA, che ha lanciato nei giorni scorsi una campagna contro la presenza a Roma dell'impiccatore di Teheran, e una < possibilista > di Paola Binetti, forse interessata al < rigore morale > dell'Hitler iraniano più che al rispetto dei diritti umani.
Magdi Cristiano Allam: " Niente accordi con chi non rispetta i diritti umani
C' era una sola via d'uscita onesta e onorevole al profondo imbarazzo dell'Italia e del Vaticano alle richieste d'incontro avanzate dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che arriverà a Roma su invito della Fao per la Conferenza internazionale sulla sicurezza alimentare che si terrà dal 3 al 5 giugno: non incontrarlo, coerentemente con quei valori assoluti, universali e trascendenti che sostanziano l'essenza della nostra umanità e che sono il fondamento della civiltà occidentale, nonché a salvaguardia di legittimi interessi nazionali e internazionali nel lungo termine. Bene hanno dunque fatto il Papa Benedetto XVI e il premier Berlusconi. È necessario guardare in faccia alla realtà di Ahmadinejad, che non è affatto un corpo estraneo o una scheggia impazzita del regime teocratico sciita, bensì parte integrante ed espressione autentica e legittimata dal voto popolare di una dittatura in cui la «Guida spirituale», l'ayatollah Ali Khamenei, incarna i massimi poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Così come bisogna prendere atto che si tratta di una pia illusione, o meglio di una sfacciata ipocrisia, immaginare che si possa mantenere le distanze dalla persona di Ahmadinejad e contemporaneamente intensificare i rapporti economici e commerciali con l'Iran, considerando questo comportamento come dignitoso sul piano etico e pragmatico sul piano dell'interesse nazionale. Ebbene non è affatto così. Un simile atteggiamento è, da un lato, lesivo dei diritti fondamentali della persona e dei valori non negoziabili e, dall'altro, realizza tutt'al più l'interesse di breve termine di singole aziende, mentre complessivamente si traduce in un sostegno fattuale al regime che oggi rappresenta la principale minaccia alla sicurezza e alla stabilità internazionale. Ecco perché noi abbiamo il diritto e il dovere di esigere da Ahmadinejad, quale condizione preliminare per stringergli la mano, che assuma formalmente una posizione congrua con i diritti inalienabili e i valori inviolabili, rassicurando il mondo intero che non intende essere un pericolo per l'insieme dell'umanità, cominciando ad ottemperare alle risoluzioni dell' Onu che ingiungono all'Iran di sospendere l'attività di arricchimento dell'uranio nella consapevolezza che sta perseguendo la costruzione della bomba atomica; dichiarando pubblicamente il rispetto della sacralità della vita, a cominciare dal riconoscimento del diritto di Israele all' esistenza e dalla condanna del terrorismo suicida ed omicida di Hamas, della Jihad Islamica, dell'Hezbollah e di Moqtada Al Sadr sostenuti e finanziati dall'Iran stesso; rispettando la libertà religiosa degli iraniani cessando la persecuzione dei cristiani e dei bahai e la condanna a morte dei musulmani che si convertono ad un'altra fede; rispettando la dignità della persona ponendo fine agli arresti, all'impiccagione e alla lapidazione degli omosessuali. Immagino che molti di voi sorrideranno perché è del tutto evidente che Ahmadinejad non riconoscerà mai il diritto alla vita di Israele, non rinnegherà mai il terrorismo islamico, non rispetterà mai la libertà di fede e i diritti individuali degli omosessuali. Ma c'è poco da sorridere quando, dalla constatazione tragica dell' irremovibilità di Ahmadinejad su questioni cruciali che mettono a repentaglio la sorte del mondo intero, non pochi in Occidente e altrove s'illudono che scendere a patti con un regime che rappresenta il nuovo nazismo islamico, corrisponda a una scelta di realismo per mantenere, costi quel che costi, il filo del dialogo nella speranza che dopo Ahmadinejad qualcun altro possa apportare un cambiamento di fondo. Si evoca con nostalgia l'ex presidente Khatami, dimenticando che lui stesso, dopo due mandati con un amplissimo sostegno popolare, ammise il totale fallimento del tentativo di riformare dall'interno la teocrazia. Proprio l'esperienza di Khatami, che è un religioso, conferma che il regime degli ayatollah non è riformabile pena la sua dissoluzione. Si evoca con speranza il neo-presidente del Majlis, il parlamento iraniano, Ali Larijani, rimuovendo fin troppo rapidamente il fatto che anch'egli ha fallito quale negoziatore sulla crisi del nucleare perché le sue posizioni, al di là dei toni più pacati, sono simili a quelle di Ahmadinejad. Ebbene nell'attesa che un qualche evento imprevedibile possa portare ad un autentico cambiamento interno iraniano, ciò che dobbiamo fare per prevenire che i nuovi nazisti islamici minaccino il mondo intero è mostrare fermezza nella difesa dei nostri valori e dei nostri interessi.
Imbarazzo La notizia è stata data da Teheran, che ha smentito di aver mai chiesto incontri alla Santa Sede e al governo italiano
Vertice Fao, il Papa non vedrà Ahmadinejad
di Roberto Zuccolini
«Soluzione diplomatica» del Vaticano: il Pontefice non riceverà alcun capo di Stato
Il segretario di Stato Tarcisio Bertone parteciperà comunque al summit portando un messaggio di Ratzinger ROMA — Dopo giorni di segnali ufficiosi, ipotesi di incontri collettivi, voci e smentite, si viene a sapere che Benedetto XVI non incontrerà il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, in Italia dal 3 al 5 giugno per il vertice della Fao. In realtà la notizia arriva da Teheran, dove il portavoce Gholam- Hossein Elham ha smentito che il suo governo abbia mai chiesto incontri, «né alle autorità italiane, né al Pontefice». Ma il fatto che la Santa Sede abbia preferito il silenzio di fronte a quella dichiarazione è una conferma autorevole a questa soluzione «diplomatica». Che alla fine non accontenta i molti presidenti già in lista d'attesa per essere ricevuti in Vaticano, ma che in fin dei conti non scontenta nessuno. Si era parlato nei giorni scorsi di una richiesta dell'ambasciata iraniana presso la Santa Sede per un faccia a faccia con il Papa. Ma la stessa domanda era stata avanzata anche da altri presidenti come l'argentina Cristina Fernandez de Kirchner, il boliviano Evo Morales e il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, oltre ad alcuni Capi di Stato africani. In tutto 7-8, tanto che era stata fatta anche l'ipotesi di un'udienza collettiva, che avrebbe avuto oltretutto il vantaggio di non dare all'incontro con Ahmadinejad un eccessivo rilievo. Data soprattutto la crisi internazionale in cui è coinvolto l'Iran per il nucleare e i rapporti con Israele. Il Vaticano non avrebbe scartato l'idea, ma sembra che siano sorti subito dopo innumerevoli problemi logistici per le diverse richieste avanzate dai presidenti. Prima di tutto perché non sono presenti tutti negli stessi giorni a Roma e perché alcuni di loro non avrebbero gradito un evento collettivo avendo richiesto da tempo un colloquio personale. Il tutto poi si sarebbe dovuto armonizzare con la già nutrita agenda di Benedetto XVI. Di fronte al rischio concreto di privilegiare per forza di cose qualcuno, a quel punto la diplomazia di Oltretevere avrebbe tagliato corto: meglio non ricevere nessuno. Al vertice Fao parteciperà comunque il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, portando un messaggio del Papa. Ahmadinejad, che due anni fa inviò a Ratzinger una lettera sulla spiritualità nel mondo e il dialogo tra le religioni, avrebbe potuto presentargli le sue proposte per risolvere diversi problemi a livello mondiale e promuovere la pace. Vale a dire il documento, che parla anche di democrazia e sicurezza, già inviato qualche giorno fa al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Nessun colloquio anche con Silvio Berlusconi, mentre invece viene confermato, per il momento, l'incontro di Ahmadinejad con alcuni imprenditori italiani. Perché c'è da ricordare che il nostro Paese è il principale partner commerciale europeo dell'Iran. Roberto Zuccolini
«Una decisione giusta: all'Iran solo porte chiuse» intervista con Antonio Polito.
ROMA — È soddisfatto, Antonio Polito? «Senza dubbio. La tempestività del giornale che dirigo, Il Riformista, ha senza dubbio contribuito a creare una sorta di isolamento di Ahmadinejad. Cosa che ora si rafforza con la decisione vaticana di non incontrarlo». Farete ugualmente il 3 sera la manifestazione in Campidoglio? «Certo, saremo tutti lì. Lo scopo della nostra iniziativa era spingere Roma ad accogliere nel peggior modo possibile il presidente iraniano. E ci stiamo riuscendo». Ma un incontro con il Papa non poteva favorire, nonostante tutto, una distensione del clima internazionale? «L'unico modo che abbiamo per far sentire la nostra voce all'Iran è trattarli male. Se ne sono già accorti a Teheran, dove non pochi giornali hanno notato la differenza con la quale fu accolto invece a Roma l'ex presidente Khatami. Con la nostra scelta favoriamo in quel Paese la componente riformatrice. E poi, c'è di più». Cosa? «Un problema di coscienza: come si fa a stringere la mano ad uno che si augura la distruzione di Israele e mette a morte gli omosessuali?». Però gli imprenditori lo incontreranno. «Purtroppo. Ritengo grave questa scelta. Pubblicheremo i loro nomi sul nostro quotidiano».
Paola Binetti
«Ma Wojtyla incontrò molti leader controversi»
ROMA — Paola Binetti, lei che è una cattolica del Pd, che cosa pensa del mancato incontro di Benedetto XVI con Ahmadinejad? «Saranno venute meno alcune condizioni. Non sta a me giudicare. Ma credo che il Papa normalmente può incontrare tutte le persone che ritiene opportuno». Nonostante le critiche per le quali il presidente iraniano è contestato da gran parte della comunità internazionale? «Anche papa Wojtyla ha incontrato presidenti che erano molto criticati. Ma ciò non vuol dire che abbia mai avallato la situazione politica dei loro Paesi e meno che mai la violazione dei diritti umani. In genere si approfitta dell'incontro per lanciare un messaggio di pace, per favorire il dialogo, per aprire porte che sembrano sbarrate. E anche, spesso, per perorare una causa particolare». Quale? «Quella delle Chiese presenti in Paesi difficili sotto tanti aspetti. Pochi sanno che anche in Iran ci sono cristiani e che è un dovere del Papa favorire un clima di dialogo per proteggerli: si tratta di minoranze con problemi enormi». È dispiaciuta quindi che l'incontro non sia avvenuto? «Non mi permetto di esprimere questo tipo di giudizi. So solo che se il Papa vuol fare arrivare un suo messaggio al presidente iraniano, troverà comunque i canali per farlo».
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