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Panorama Rassegna Stampa
28.05.2008 L’ombra degli ayatollah
un reportage sulla destabilizzazione iraniana, dall’Oceano Indiano al Mediterraneo

Testata: Panorama
Data: 28 maggio 2008
Pagina: 122
Autore: FAUSTO BILOSLAVO E GIAN MICALESSIN
Titolo: «IRAN L’ombra degli ayatollah dall’Oceano Indiano al Mediterraneo»

Da PANORAMA numero 22 del 2008, segnaliamo un interessante reportage che  indaga l'opera di destabilizzazione iraniana in Medio Oriente e nel Mediterraneo.

I resti della battaglia sono ancora lì: casse di munizioni sventrate, tappeti di bossoli, fili elettrici sospesi tra pali abbattuti e case ferite. Sono scomparsi solo i cadaveri. Già sepolti quelli drusi. svaniti quelli dei miliziani sciiti di Hezbollah. "Se li sono portati via, ma erano almeno 20. Gli amici di Teheran li hanno consigliati male, pensavano di dividere i drusi, ma si sbagliavano, qui Hezbollah e iraniani non passeranno mai". A Choufeit, villaggio druso tra i picchi del Monte Libano, 30 chilometri a sud-est di Beirut, l’avvocato Khalil Jouridi non vuole parlare di sconfitta. Per lui gli "stranieri" sono stati sbaragliati, costretti a ritirarsi con i propri morti.

Doveva essere la lezione decisiva per imporre il nuovo ordine di Hezbollah al Libano con l’aiuto della Brigata Gerusalemme, la forza di élite dei pasdaran iraniani, e saldare l’asse sciita destinato a congiungere l’Iran al confine settentrionale d’Israele attraversando Iraq e Siria. Invece il blitz contro i drusi lanciato dopo aver spazzato via i sunniti da Beirut si è rivelato un boomerang. Mentre la Sesta flotta puntava sulle coste libanesi, Teheran ordinava un rapido dietrofront ai guerriglieri di Hezbollah.

In Libano nessuno spera però in un definitivo ripiegamento degli iraniani. Il premier Fouad Siniora si è rivolto anche all’Onu per denunciare la rete clandestina di Hezbollah, Iran e Siria che consente il controllo di tutte le comunicazioni del governo. Ma il network degli ayatollah è ben più esteso, va dal Mediterraneo all’Oceano Indiano, dove i Guardiani della rivoluzione guidano l’espansione iraniana. Una penetrazione che nasconde una complessa strategia di deterrenza.

In caso di attacco ai siti nucleari iraniani, fa trapelare l’intelligence israeliana, il fronte si allargherebbe dall’Afghanistan al Libano. Tanto che sul New York Times Thomas Friedman paventa una nuova guerra fredda tra Washington e Teheran. Che diventerà calda se Bush bombarderà l’Iran prima della fine del suo mandato.

Per disinnescare la miccia Mario Arpino, capo di stato maggiore durante la prima guerra del Golfo, propone "un forte condizionamento per cambiare il sistema di potere a Damasco e interrompere la continuità strategica dall’Iran al Mediterraneo".

Intanto, sul fronte libanese il riarmo di Hezbollah è completato. Dopo l’invio di nuovi missili con gittata di 300 chilometri, in grado di colpire gran parte d’Israele, i genieri iraniani lavorano a una rete di tunnel per collegare gli arsenali di Hezbollah nella Bekaa con i villaggi del sud controllati dai caschi blu. In caso di guerra Hezbollah può schierare subito 5 mila uomini. "Nei villaggi sciiti non c’è più un giovane. Sono tutti ad addestrarsi nella Bekaa o in Iran" afferma Tony, cristiano di Marjayoun, roccaforte maronita.

Teheran accoglie ogni mese 300 sciiti libanesi nelle sue scuole e nei suoi campi d’addestramento. E la nuova guerra non si combatterà solo sulla terraferma. Le 35 imbarcazioni dei Guardiani della rivoluzione approdate ad aprile in Siria, ad Al- Latikiya, sono state portate via terra nel sud del Libano. Pronte per essere utilizzate come torpedini esplosive contro navi israeliane e americane.

Terminale chiave dell’Iran connection è la Palestina. L’asse filoiraniano controlla anche i movimenti fondamentalisti palestinesi d’ispirazione sunnita. "I figli della resistenza palestinese sono figli legittimi della Repubblica islamica" sostiene l’ex ambasciatore di Teheran a Damasco Mohammad Hassan Aktari, oggi consigliere della suprema guida Ali Khamenei. Dopo aver finanziato Hamas con 300 milioni di dollari, Teheran ne ha ristrutturato l’ala armata, le Brigate Ezzedin al- Qassam. Grazie alle trasferte nei campi libanesi, i militanti di Gaza replicano le reti di tunnel sotterranei incubo dei soldati israeliani in Libano e tengono sotto tiro le unità corazzate di Tsahal con nuove armi anticarro. Intanto i missili katiusha di fabbricazione iraniana colpiscono Israele sempre più in profondità.

Un’altra battaglia si gioca ai confini della repubblica degli ayatollah. "L’Iran trae beneficio dalle crisi in Iraq e Afghanistan, dove investe una montagna di soldi per esercitare la propria influenza" spiega Nicola Pedde, direttore del Globe research, centro studi sul Medio Oriente. Spesso Teheran usa metodi poco ortodossi, come l’addestramento di tiratori scelti fra i miliziani sciiti in Iraq per eliminare chi si oppone alla penetrazione iraniana. "Cellule di assassini" taglia corto il colonnello Usa Herbert Raymond McMaster, veterano dell’Iraq.

All’inizio di maggio una delegazione irachena è andata a Teheran. Gli emissari del premier Nouri al-Maliki hanno portato le prove della montagna di armi iraniane sequestrate in Iraq: granate di mortaio, razzi e cariche cave che penetrano le corazze dei blindati. L’Iran smentisce, ma gli americani hanno notizie sull’addestramento nei dintorni di Teheran di miliziani iracheni. Nei campi dei pasdaran, veterani di Hezbollah preparano piccoli nuclei che rientrati in Iraq addestreranno altri combattenti. L’anno scorso è stato catturato al suo quarto viaggio in Iraq Ali Mussa Daqduq, alto ufficiale di Hezbollah. All’inizio lo chiamavano il Muto: non apriva bocca temendo di tradire l’accento libanese.

Altrettanto delicata la frontiera fra Iran e Afghanistan. Un confine poroso e poco controllato dove si contrabbandano armi iraniane in cambio di oppio afghano diretto ai mercati europei. L’ultimo arsenale è stato sequestrato nella zona di Herat, sotto controllo italiano. Ramatullah Safi, comandante della polizia di frontiera, ha dichiarato che "alcune armi avevano marchi di fabbricazione iraniana". A gennaio, mine made in Iran sono state intercettate fra Jalalabad e Kabul.

Teheran smentisce qualsiasi coinvolgimento, ma all’inizio di maggio due sospette spie iraniane sono state sorprese a Khost e Nimroz. Uno degli arrestati, di Shiraz, ha detto che il suo compito era "preparare mappe delle installazioni della Nato e delle basi afghane". In Afghanistan la longa manu iraniana opera anche in campo culturale. Con l’appoggio di Teheran, l’ayatollah Asif Muhseni, fra i massimi religiosi sciiti, ha fondato un’università e una tv. Manovre pure in Yemen: la scorsa settimana si contavano già una cinquantina di morti negli scontri tra forze governative e ribelli sciiti. I guerriglieri negano l’appoggio iraniano, malgrado le accuse del governo. Ma già nel 2004 sventolavano la bandiera di Hezbollah.

L’onda lunga dei pasdaran ha raggiunto anche lo Sri Lanka (Ceylon), travolto dalla guerra civile con i separatisti tamil. Teheran è il principale fornitore di greggio dello Sri Lanka e una decina di ufficiali di Colombo si stanno addestrando in Iran. Il 28 aprile il presidente Mahmoud Ahmadinejad è arrivato a Colombo. Ma era stato preceduto dal generale Qassem Suleimani. Colonna portante dell’unità Gerusalemme, specializzata nelle operazioni all’estero, sarebbe andato in Sri Lanka "per aiutare il governo a sconfiggere i tamil". Il generale ha messo le mani sui manuali militari forniti a Colombo dagli israeliani. Mandando su tutte le furie Gerusalemme e Washington. Le prove della nuova guerra fredda sono iniziate.

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