La vita fa rima con la morte Amos Oz
Traduzione di Elena Loewenthal
Feltrinelli Euro 10,00
La levità, l’ironia, l’autoironia. Sono le qualità che saltano all’occhio nel nuovo racconto di Amos Oz "La vita fa rima con la morte". Col passare del tempo Oz si conferma insieme a David Grossman tra i migliori scrittori israeliani. Sfiora avvenimenti e stati d’animo sempre accompagnandoli con il lieve sorriso di chi conosce i meandri dell’animo umano e sa tingerli di fraterna pietà.
Protagonista della storia è "lo scrittore" che immagino sia, per la gran parte, lo stesso Oz. In una calda sera d’estate deve presentare un suo libro in una casa della cultura a Tel Aviv. Poiché è in anticipo si ferma in un caffè per mangiare un’omelette. Lo serve una camerierina piuttosto avvenente: "Allo scrittore giungerà un sentore di sudore, e sapone, odore di donna stanca". Sotto la gonna si disegna il contorno delle mutande e gli occhi di lui lo seguono incantati. Il ricordo del tenue profilo leggermente asimmetrico, teso sulla rotondità delle natiche, lo accompagnerà fino alla fine del racconto. Il direttore del centro culturale è un po’ lungo nella presentazione e piuttosto noioso. Mentre quello parla lo scrittore vaga con lo sguardo , nota vari tipi, immagina, completa, deforma le loro storie: un adolescente occhialuto, certamente un poeta che alla fine gli chiederà di leggere i suoi acerbi lavori; una signora dalle gambe gonfie; due tipacci dall’aria losca. E la lettrice, Ruchale, una ragazza scialba incaricata di leggere al pubblico alcuni brani del suo libro. Quando finalmente è il suo turno di alzarsi a parlare, egli cerca di dare il meglio di sé, salvo "stupirsi di se stesso per aver acconsentito a partecipare a quella serata, per non essersi preparato a dovere, per le parole che la sua bocca sta pronunciando e che proprio mentre le dice capisce benissimo che non è affatto d’accordo con ciò che sta dicendo". Sulle scale, uscendo, si trova accanto la lettrice, ragazza timidissima, addirittura goffa, ma che proprio per questo comincia a corteggiare in modo serrato e maldestro. Alla fine riesce a salire nella sua stanza, vi trascorrerà due ore durante le quali succede quasi tutto quello che deve succedere in casi del genere.
Scrittura virtuosistica, dà un resoconto degli eventi crudo fino al dettaglio anatomico ma nello stesso tempo poeticamente trasfigurato. Alla fine lo scrittore si trova, a notte fonda, nelle strade deserte, solo con i personaggi che per tutta la sera ha evocato, compresa la stessa Ruchale con la quale forse è stato a letto, forse no, tanto non fa differenza perché le emozioni della letteratura sono comunque forti quanto quelle della vita.
Corrado Augias
Il venerdì – La Repubblica