Il treno dell’ultima notte Dacia Maraini
Rizzoli Euro 21
"E qualsiasi cosa succeda, continueranno ad amarsi, perché un incontro non si sceglie, ma si prende come un destino e quando è avvenuto, è compiuto per sempre". Attorno a questa intuizione che svela la dimensione profonda e misteriosa dell’amore, si dispiega con un ritmo narrativo che alterna tenerezze ad atrocità il nuovo romanzo di Dacia Maraini. Non solo una vicenda che travolge, qualcosa di più.
Una discesa in un luogo "di misteri assurdi e crudeli", come diceva Marlow, "proibito ai mortali". Un’interrogazione sulla perenne banalità del male cui tenta di contrapporsi la semplicità e l’essenzialità del bene. Una conferma della maturità narrativa dell’autrice, con lo splendido recupero, anche metaforico, del treno luogo di legami con chi non c’è più (dal greco threnos, che significa canto funebre), perché "ogni treno in fondo viaggia verso il regno dei trapassati, trasportando idee e meditazioni che si nutrono di sé stesse".
Amara ed Emanuele, due bambini che scoprono insieme la vita arrampicandosi sugli alberi di ciliegie e facendo lunghe gite in bicicletta a Firenze. Lui, figlio di una ricca famiglia ebrea, sogna di volare. Lei, figlia di un ciabattino, legge e fantastica di andare nei mari del Sud. Li lega un amore poetico e innocente che diviene intenso sentimento di totale appartenenza quando il bimbo ritorna nella Vienna che sta per essere calpestata dal nazismo. Di lì arrivano le sue struggenti lettere di adolescente che diventano sempre più drammatiche quando è prelevato dalle SS e deportato nel ghetto di Lódz. Poi scompare, dopo aver nascosto nel muro del ghetto un quaderno che viene spedito ad Amara. Con quei fogli che continuano a legarla a Emanuele, la giovane donna (son trascorsi 13 anni) si mette in viaggio sulle sue tracce, mentre invia articoli al suo giornale sui Paesi della cortina di ferro.
Visita Auschwitz-Birkenau e scende nel girone infernale dei lager, ma incrocia anche l’insurrezione ungherese e la repressione dei carri armati sovietici, rievocate con intensità appassionata. La nostalgia del sentimento amoroso che ha segnato la sua vita alimenta la ricerca. L’epilogo va oltre la storia dei due protagonisti. Rivela l’orrore in cui è finito il ’900, dilaniato da folli ideologie, che si riflette sull’oggi, ancora in attesa di una primavera che stenta a manifestarsi.
Mariapia Bonanate
Famiglia Cristiana