martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
25.05.2008 La pace tra Siria e Israele
Non impossibile, ma difficile

Testata: Il Foglio
Data: 25 maggio 2008
Pagina: 3
Autore: la direzione
Titolo: «Ultima chiamata per Damasco»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 25/05/2008, un editoriale che analizza i colloqui tra Siria e Israele via Turchia. Difficile dire quale sarà il risultato. E' indubbio che una pace con la Siria normalizzerebbe i rapporti tra lo Stato ebraico e i suoi vicini, Libano compreso. Ma in Siria, per arrivare a questo risultato, deve prevalere quella parte politica che finora è stata decimata, anche fisicamente, dal potere di Assad. Se non succederà, Israele non ha alcun interesse a privarsi di una parte del suo territorio così importante per l'economia nazionale. La pace, se i vicini fossero delle democrazie, si otterrebbe anche in cambio di pace. Una proposta più che logica, tenendo conto che la Siria ha dichiarato due guerre contro Israele, perdendole, per fortuna. E quando si perde una guerra, non si dettano condizioni, almeno così succede in tutto il mondo. Tranne che non si tratti di Israele.Già, per Israele le regole comuni non valgono.

Ecco l'articolo:

La ripresa, dopo otto anni, di colloqui tra il governo israeliano e quello siriano, favorita da un serio tentativo di mediazione della Turchia, è probabilmente il fatto nuovo che potrebbe sbloccare lo stallo mediorientale. Se Israele potesse avere una situazione di pace ai confini con la Siria, e quindi con il Libano, dove le milizie terroristiche Hezbollah dipendono dagli aiuti militari ed economici iraniani, che possono arrivare solo grazie alla compiacenza di Damasco, avrebbe fatto un passo decisivo verso la sua sicurezza. La maggiore sicurezza consentirebbe al governo di Gerusalemme di trattare in modo più fluido con l’Autorità nazionale palestinese, il che contribuirebbe a isolare Hamas nella Striscia di Gaza e in prospettiva a sconfiggerla. Naturalmente vale anche il contrario. Un fallimento delle trattative con Damasco sancirebbe l’alleanza della Siria con il regime iraniano, accrescerebbe il pericolo di un attacco concentrico contro il territorio israeliano e darebbe forza a chi chiede di spezzare l’assedio conun’azione militare decisiva in direzione di Gaza o del Libano del sud. Chi è ben consapevole della posta in gioco è il governo di Teheran, che ha esibito in una conferenza stampa congiunta i suoi legami con Hamas, nell’intento di condizionare Damasco, dove, com’è noto, si fronteggiano da tempo tendenze politiche opposte, sostenute da settori dei servizi e delle forze armate. Chi invece sembra non aver capito di che si tratta sono quegli osservatori che esprimono il timore che un accordo tra Siria e Israele nuoccia all’indipendenza del Libano. In realtà è vero il contrario: è la tensione tra Siria e Israele che ha consentito alle milizie Hezbollah di agire indisturbate, mentre una gestione comune di Damasco e Gerusalemme potrebbe fare del paese dei cedri uno stato cuscinetto la cui relativa indipendenza è utile ad ambedue. Che cosa sarebbe invece del Libano, e di tutto il medio oriente, nel caso di un precipitare della situazione verso un esito bellico è fin troppo facile da immaginare.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT