Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'incontro possibile tra ebrei e arabi nel romanzo in uscita di Ayaan Hirsi Ali
Testata: Corriere della Sera Data: 23 maggio 2008 Pagina: 55 Autore: AYAAN HIRSI ALI Titolo: «Se Eva fosse ebrea e Adamo musulmano: il sogno di Hirsi Ali»
Dal CORRIERE della SERA del 23 maggio 2008, un'anteprima del romanzo in uscita di Ayaan Hirsi Ali:
«Certo che è strana, casa tua» gli disse Eva il giorno dopo, mentre erano in fila per il pranzo. «È piena di gente». Ferito nell'orgoglio, Adan replicò: «Be', se è per questo anche la tua è strana: è sempre vuota». «Non è vero. Viene gente il venerdì sera, quando la mia matrigna riceve gli ospiti. Perché, invece, a casa tua, le donne devono chiudersi tutte in cucina e stare lontano dagli uomini? ». «Noi siamo musulmani. È così che funziona da noi». «I musulmani sono ladri, lo dice la mia matrigna. E assassini. Dice che rubano allo Stato e ti scippano la borsa per strada». «Sono stronzate». Adan era senza parole. Allah insegna che bisogna comportarsi bene, obbedire ai genitori, rispettare l'autorità e aiutare i malati. Pensò a Yessin e Omar, i suoi fratelli maggiori. Loro avrebbero saputo come spiegare questi concetti a una stupida ragazzina olandese. «I musulmani seguono gli insegnamenti del profeta Maometto» iniziò, «e quel che dice il Profeta è giusto. Sabato dovresti venire con me alla scuola coranica, dove ti insegnano a essere un bravo musulmano: così capiresti». *** Adan era al settimo cielo. Non avrebbe mai immaginato che Eva potesse avere una camera così bella. E aveva un computer tutto suo! Non ci mise molto a perdersi nel mondo familiare della sala giochi. Eva si stiracchiò e fu contenta di non essere sola. Si era quasi dimenticata di come ci si sentisse ad avere un amico, a stare in compagnia. Dondolò i piedi dal letto e tirò fuori un fascio di carte. «Ho qualcosa da farti vedere» disse. Dal piano di sotto giunsero un tintinnio di bicchieri e voci chiassose: erano arrivati gli ospiti. «Eva» chiamò suo padre. «È ora di cena!». Quando Adan arrivò in fondo alle scale, Julia restò di stucco. Si era dimenticata dell'amico inopportuno di Eva. Neanche Adan era molto contento. Capì subito che la casa era piena di ebrei. Uno di loro aveva una lunga barba bianca come gli ebrei nelle sit-com egiziane che guardava a casa con i suoi genitori. Sul tavolo erano accese due candele, e sulla credenza c'era un candelabro a sette bracci, che Adan aveva visto in una vignetta araba sulla cospirazione ebraica. Era evidente che quelle persone stavano preparando una cena rituale. Dunque Eva e la sua famiglia erano ebrei? Adan reagì a scoppio ritardato. Ma gli ebrei erano mostri! Erano malvagi! Odiavano i musulmani e li uccidevano ovunque ne avessero occasione in tutto il mondo. Se questa gente era ebrea, cosa gli sarebbe successo quando avessero scoperto che era musulmano? E non c'erano dubbi che l'avrebbero scoperto. Adan sapeva che gli ebrei facevano rituali in cui bevevano sangue umano: era noto a tutti. Da piccolo, la mamma lo minacciava sempre che se si fosse comportato male sarebbero arrivati gli ebrei a rapirlo. «Devo andarmene!» sussurrò a Eva. «Oh, ti prego, fermati per cena» lo supplicò lei, fraintendendo completamente la situazione. «Io sono venuta a casa tua, no?». «Vieni qui, giovanotto» disse con cortesia il padre di Eva. Era deciso a gestire la situazione e a mostrare a sua figlia che approvava i suoi nuovi amici; anche se quell'amico, ora che lo vedeva con gli occhiali, sembrava provenire dalla parte sbagliata della città. «Puoi sederti qui, vicino a Eva». Tutti si raccolsero attorno al tavolo e il padre di Eva alzò il bicchiere. Era pieno di un liquido rosso. Sangue? Allora era vero? Adan si sentì tremare le ginocchia. Aveva sentito dire anche che gli ebrei trituravano le ossa dei bambini per farci il pane. Ma, naturalmente, non stavano bevendo sangue: Adan scorse la bottiglia. Era vino. Non che fosse molto meglio: era intrappolato in un covo di alcolisti, senza contare che quelle persone, probabilmente, stavano commettendo almeno altri diciassette tipi diversi di peccato. *** Lo raggiunse. «Che diavolo hai combinato ieri sera?» gli chiese. «Non sai come ci si comporta a casa degli altri? ». «Erano ebrei». «E allora? Sono ebrea anch'io. E non lo nascondo». Si portò la mano alla stella di David che aveva al collo, un regalo di Julia, che insisteva perché la indossasse. «Sono marchiata, in pratica». «Non l'avevo mai notata. Ma gli ebrei odiano noi musulmani. Bevono il nostro sangue». «L'hai detto anche ieri sera, ma non è sangue, idiota: è vino. Gli ebrei non bevono sangue. Ci è proibito persino mangiare carne che contiene sangue. Chi ti ha raccontato una sciocchezza del genere?». «Ma gli ebrei odiano i musulmani» insistette Adan. «Guarda cosa succede in Palestina. Gli israeliani vogliono uccidere tutti gli arabi». «Non lo so, mio padre dice che sono gli arabi a voler sterminare tutti gli ebrei». «Gli ebrei hanno rubato le terre». «No, le hanno rubate gli arabi. Noi ce le riprendiamo e basta». Si fissarono in silenzio. Nessuno dei due era certo che la propria conoscenza sommaria della situazione mediorientale avrebbe resistito a un'analisi più approfondita, e la gente iniziava ad accorgersi di loro.
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