Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Via la parola "sex" dai manifesti pubblicitari di un film, a Gerusalemme una cronaca di Viviana Mazza
Testata: Corriere della Sera Data: 21 maggio 2008 Pagina: 19 Autore: Viviana Mazza Titolo: ««No Sex» in the City Gerusalemme vieta i manifesti del film»
Dal CORRIERE della SERA del 21 maggio 2008:
GERUSALEMME — Da non perdere. Nei migliori cinema. Il 30 maggio arriva il film «… and the City».Così l'agenzia israeliana Maximedia aveva proposto ieri di pubblicizzare Sex and the City a Gerusalemme e nella cittadina di Petah Tikva (vicino Tel Aviv). L'agenzia ha detto alla Forum Films, distributore israeliano della pellicola, di essere costretta a rimuovere la parola «sesso» dai poster pubblicitari da affiggere nelle due città, perché offenderebbe il pudore dei numerosi cittadini ultraortodossi. La richiesta, secondo Maximedia, è giunta direttamente dal comune di Gerusalemme (guidato da Uri Lupolianski, sindaco ultraortodosso) e da quello di Petah Tikva. «I funzionari hanno chiesto di non includere la parola sesso, perché li disturba». Il compromesso suggerito dall'agenzia: «Lasciar fuori la parola e collocare tre puntini al suo posto». Ma la Forum Films, alla fine, ha deciso di difendere la scelta di vita delle protagoniste: sesso libero oppure niente. I cartelloni venivano montati ieri sera ma solo nel resto di Israele. «Siamo rimasti scioccati — ha replicato il portavoce di Forum Films Arye Barak —. Non avevamo chiesto di mostrare un nudo. Quello è il titolo del film. Così come uno non rimuove la parola "Coca" da "Coca-Cola" lasciando soltanto "Cola", così non possiamo fare quello che ci dicono». Ma Meir Shamir, assistente del direttore per il marketing, ha replicato che il contratto vincola Maximedia a rispettare la volontà dei comuni. Ha aggiunto: «Se non rimuoviamo la parola, è possibile che i nostri cartelloni vengano mutilati. E' accaduto in passato». Gli ebrei ultraortodossi seguono uno stile di vita rigoroso, ispirato a moralità e modestia, nel vestire come nella separazione tra uomini e donne. La Parker si era già messa nei guai con loro nel 2004. Era novembre. Dopo solo pochi giorni dall'apparizione di una sua gigantesca immagine nelle strade israeliane (uno spot per il sapone Lux dell'Unilever), i passanti ultraortodossi si erano stufati di vederla scollata e scosciata in un vestitino tutto paillettes. Una telefonata furiosa di un importante rabbino all'Unilever bastò a cambiarle il guardaroba: due operai furono mandati a coprirle le braccia, le spalle e la coscia (con una lunga giacca perfettamente in tono col resto del vestito, comunque).
Per inviare una e-mail alla redazione del corriere della Sera cliccare sul link sottostante