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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.05.2008 La Francia parla con Hamas
lo ha rivelato il ministro degli Esteri Bernard Kouchner

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 maggio 2008
Pagina: 16
Autore: Viviana Mazza - Monica Ricci Sargentini
Titolo: ««Necessario parlare con Hamas» Kouchner fa infuriare gli Usa - «Avevano ragione Prodi e D'Alema»»

Dal CORRIERE della SERA del 20 maggio 2008, un articolo sui contatti tra la diplomazia francese :

GERUSALEMME — La Francia parla con Hamas «da diversi mesi». Lo ha rivelato ieri il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, nonostante Stati Uniti e Europa si siano impegnati a non avere contatti col gruppo finché non riconoscerà Israele, accetterà i precedenti accordi di pace e rinuncerà alla violenza (le condizioni del Quartetto per il Medio Oriente).
La posizione «morbida» di Parigi ha provocato una dura critica degli Stati Uniti: «Non crediamo che sia saggia o appropriata», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Sean McCormack. E Israele ha chiesto chiarimenti. Ma la polemica sui «contatti» con Hamas è scoppiata anche all'interno dello Stato ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak e una delegazione di Hamas si sono recati ieri in Egitto, sia pure in località distanti: l'uno a Sharm El Sheikh, gli altri al Cairo. Barak ha presentato le condizioni per una tregua con Hamas al generale Omar Soleiman, responsabile dell'intelligence egiziana, che fa da mediatore. La missione è stata denunciata dal vicepremier israeliano Haim Ramon: «Negoziamo con Hamas, in aperto contrasto con le decisioni del governo, secondo cui ciò potrà avvenire solo quando avrà accolto le condizioni del Quartetto».
Kouchner ha confermato «i contatti » diplomatici con Hamas dopo che la notizia era emersa su Le Figaro.
Yves Aubin de la Messuzière, ex ambasciatore in Iraq e capo del Dipartimento Nordafrica e Medio Oriente al Quai d'Orsay, spedito nei Territori il mese scorso, ha raccontato al quotidiano: «Ho detto a Hamas che deve avvicinarsi alle condizioni imposte dall'Occidente, affinché si ricominci a parlare. Mi hanno risposto di essere pronti ad accettare uno Stato palestinese entro le frontiere del 1967: equivale a un indiretto riconoscimento di Israele. Si sono detti pronti a mettere fine agli attentati kamikaze e, ciò che mi ha sorpreso, riconoscono la legittimità di Mahmud Abbas (il capo dell'Anp, ndr) ». La Messuzière dice di aver incontrato a Gaza Ismail Haniyeh e Mahmud Zahar. Kouchner ha confermato parlando alla radio Europe-1: «Sarebbe difficile negarlo, dato che lo ha detto la persona che è in contatto con loro».
Il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri ha confermato di aver incontrato un rappresentante francese — e inviati di altri Paesi europei che non ha identificato — aggiungendo che questo dimostra che l'Europa si rende conto che «isolare e boicottare Hamas è una politica sbagliata». Kouchner ha minimizzato: «Non si tratta di relazioni.
Sono contatti». La Messuzière si è incontrata con Hamas di propria iniziativa, ha precisato una portavoce, «come nel caso del presidente Carter». Jimmy Carter sta all'amministrazione Bush come la Messuzière sta al governo francese? Non proprio. Lo scorso mese Carter, dopo aver incontrato Khaled Meshaal, il leader di Hamas in esilio a Damasco, è stato criticato dalla Casa Bianca. Da agosto, secondo
Le Figaro, Parigi ha indicato ai diplomatici francesi di riprendere i contatti con Hamas. Kouchner ha detto che «avere contatti è necessario»: «Dobbiamo essere capaci di parlare per avere un ruolo, se vogliamo che i nostri rappresentanti vadano a Gaza». Israele comunque si è detta sicura che «la posizione della Francia nei confronti di Hamas non sia cambiata », aggiungendo che Kouchner avrà modo di spiegarsi con il premier Ehud Olmert. Il ministro francese è atteso giovedì in visita a Gerusalemme. Ma prima si recherà alla «Conferenza sul sostegno all'investimento privato nei territori palestinesi », domani a Betlemme.

Un'intervista a Bobo Craxi, che approva la posizione francese e la sfrutta per "riabilitare" la politica di Prodi e D'Alema verso Hamas.
Il gruppo islamista, sostiene l'ex sottosegretario agli esteri, potrebbe smettere di essere terrorista, come già fece l'Olp. La quale per altro smise di essere terrorista solo per un breve periodo, per ricominciare dopo il fallimento di Camp David scatenando una campagna senza precedenti contro i civili israeliani.
Non solo: Craxi non fa cenno al fatto che Hamas Israele vuole distruggerla. L'Ira non ha mai voluto distruggere la Gran Bretagna, l'Eta non ha mai voluto distruggere la Spagna. Il processo di pace di Oslo si basava sul presupposto (rivelatosi falso) che l'0lp di Arafat avesse rinunciato alla distruzione di Israele.
Ora si propone invece la trattativa con Hamas senza che a questa venga chiesto di rinunciare la suo obiettivo ultimo. Si pretende, come giustamente ebbe a dire l'ambasciatore d'Israele in Italia, una trattativa sulle dimensioni della bara di Israele.
Ecco il testo:

Un anno fa era stato proprio lui a chiamare l'allora premier palestinese e leader di Hamas, Ismail Haniyeh, scatenando infinite polemiche. Oggi Bobo Craxi, sottosegretario agli Esteri nello scorso governo, è soddisfatto perché la Francia ha fatto lo stesso. «Israele più passa il tempo e più corre dei rischi — dice al Corriere —, tra cui quello che Hamas accresca la sua potenza di fuoco, come è accaduto con gli Hezbollah in Libano, o diventi un'appendice del-l'Iran. Per ottenere il disarmo c'è solo la via politica. Anche Rabin diceva che quando c'è una situazione di guerra bisogna parlare con i propri nemici. Allora c'era l'Olp. Ora la situazione è anche peggiore».
Insomma aveva ragione D'Alema.
«Non solo lui. Anche Prodi aveva auspicato il dialogo con Hamas. In quel momento c'era all'orizzonte l'opportunità della conferenza di Annapolis. E bisognava trattare con tutte le parti in campo».
Ma si può negoziare con un'organizzazione terroristica?
«Quest'obiezione in guerra ha una logica molto limitata. Da che mondo è mondo le paci sono state fatte dai contendenti. Non venendo meno a un principio».
Quale?
«Con chi usa il terrore come arma politica non è possibile scendere a patti».
Scusi ma Hamas usa o non usa il terrore?
«Sì ma può smettere di farlo. Come è successo con l'Ira e con l'Eta. Anche l'Olp aveva una posizione analoga. Chi si muove nella direzione del dialogo lo fa spinto dalla convinzione di fondo che si possa arrivare a qualcosa di concreto».
Gli Stati Uniti sono contrari.
«Aspettiamo la nuova amministrazione e vediamo».
In Europa chi potrebbe condividere la mossa francese?
«I Paesi del Mediterraneo: Italia, Francia, Spagna».
Anche l'Italia di Berlusconi?
«No. Se c'è un punto su cui la diversità è netta è proprio questa. La nostra è una visione euromediterranea che ha sempre tenuto conto della questione palestinese senza però venire meno all'integrità e alla sicurezza di Israele, mentre quella del governo Berlusconi è un po' troppo figlia di una stagione della guerra preventiva che sta ormai alle nostre spalle e che persino l'amministrazione Bush ha superato».

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