Ho letto l'articolo del 12 maggio di Marco Ansaldo su Repubblica su Anne Frank solo ieri. Mi era sfuggito, eppure rincorro da sempre tutto quello che riguarda Anne, ritaglio gli articoli, le foto, le notizie, salvo i video, i ricordi delle compagne di scuola e di sventura... Sono una delle tantissime ammiratrici di Anne, l'adoro fin da quando nel 1960 ho ricevuto la prima copia del suo Diario, quello con la copertina rigida arancione. E' il mio "breviario", ho pianto su quelle pagine, ho nascosto petali di rosa, violette, margheritine fra quei fogli. Quando lo leggo ritorno ragazzina e intreccio passi di danza con Anne; Anne sa farmi librare con lei come una farfalla. Sì, frequento un corso virtuale tenuto da Anne, un corso di "ali".
Il ritratto che fanno di lei le persone che le sono state vicine a Westerbork è coerente con quello che già sapevamo: Anne è vivace, allegra, simpatica, generosa. Anne ama la vita anche mentre spacca le batterie nella S BaracKe, la baracca 67, quella di punizione, riservata a Westerbork a chi ebreo non si era consegnato spontaneamente, ma si era nascosto! E anche Anne riceve una tuta blu con un contrassegno rosso e zoccoli. E' un lavoro sporco quello alle batterie, viene la tosse, ma si riceve del latte e poi si sta insieme e si può parlare... Ma arriva domenica 3 settembre del 1944 e la conta prevede un carico completo, nessuno potrà sottrarsi e su quel treno che come un serpente velenoso si snoda sui binari verranno stipate 1019 persone.
498 uomini
442 donne
79 bambini
E' l'inizio della fine.
E durante quel tremendo viaggio i Frank staranno sempre vicini, la signora Frank staccherà dalla tuta blu quel contrassegno rosso che evidenziava che erano prigionieri speciali, ma non servirà a niente.
All'arrivo a Auschwitz delle 1019 persone 559 superano la selezione: 212 donne e 347 uomini. Gli altri tutti al gas. Nessuno dei 79 bambini ritornerà.
A chi è tenuto momentaneamente in vita verrà tolta la tuta, le scarpe, i capelli, verranno tolti tutti i peli del corpo, e sul braccio verrà tatuato un numero.
Alle 212 donne di quel carico verrà tatuato il numero che va da A 25060 a A 25271.
A fuenfundzwanzigtausend ..... così comincia anche il numero tatuato di Anne.
E poi i ricordi diventano pesanti, Anne prende la scabbia e dal Frauenblock 29 viene passata al Kraetzeblock.
E io che sono una sognatrice continuo a ripetermi che se Anne non avesse preso la scabbia avrebbe fatto parte del gruppo di donne che nel mese di ottobre del 1944 verranno selezionate da Mengele per un campo di lavoro in Slesia.
E qui si apre una pagina sconosciuta ai più, qui si parla di Lublino, invece quelle 500 donne ebre furono internate a Liebau, un sottocampo di Gross Rosen, un campo di sole donne.
E lì Anne sarebbe sicuramente sopravvissuta, perchè la solidarietà era sovrana, le donne attivarono un vero e costante aiuto reciproco, le più anziane nutrivano di pane e di carezze le più giovani.
Ho curato I ricordi di Inge e dei suoi figli Rolf e Nico Kamp Proedi Editore.
Inge ebrea come Anne, tedesca come Anne, nascosta come Anne, nella Baracca S come Anne a Westerbork, nel trasporto del 3 dettembre '44 per Auschwitz come Anne, tatuata con A fuenfunzzwanzigtausend... come Anne, nel Fraenblock 29 nel tavolaccio di legno dove si stava così strette.... sotto a Anne.
Inge andrà a Liebau
Anne a Bergen Belsen e faceva freddo e le sue ultime parole saranno..."chiudete la porta!"
Inge è una delle 82 donne su 442 del carico del 3 settembre... che sopravvive e vive ancora oggi e ci racconta, ci passa il testimone.
Maria Pia Bernicchia
Verona