La politica mediorentale nella campagna presidenziale americana Barack Obama attacca la Casa Bianca
Testata: La Repubblica Data: 17 maggio 2008 Pagina: 11 Autore: Mario Calabresi Titolo: «Obama allo scontro con il presidente "Ha consegnato lui Gaza ad Hamas"»
Barack Obama accusa: "Sono state le politiche di George Bush a rendere l´Iran più forte e a consegnare Gaza nella mani di Hamas". Certamente un errore dell'amministrazione Bush è stato premere per la partecipazione di Hamas alle elezioni palestinesi. Non si vede però come ora il "dialogo" con gli stati sponsor del gruppo terrorista islamista possa migliorare le cose. Dai democratici, critiche anche al senatore MCCain: "l´ex portavoce del Dipartimento di Stato dell´era Clinton, James Rubin, ha ricordato un´intervista rilasciata due anni fa da McCain a Sky News in cui sosteneva la necessità di aprire un dialogo con Hamas: «Sono andati al governo: prima o poi dovremo trattare con loro»". Il punto, naturalmente, è a quali condizioni è possibile trattare con Hamas. La comunità internazionale ha posto precise condizioni (riconoscimento di Israele e dei trattati già stipulati dall'Autorità palestinese, rinuncia al terrorismo). La linea di divisione politica passa tra chi ritiene queste condizioni irrinunciabili e chi no. Per noi italiani, è triste constatare che mentre negli Stati Uniti repubblicani e democratici si rinfacciano a vicenda le aperture al gruppo islamista, nel nostro paese esse sono state teorizzate da un ministro degli Esteri.
Ecco l'articolo:
New York - «Sono state le politiche di George Bush a rendere l´Iran più forte e a consegnare Gaza nella mani di Hamas»: Barack Obama sceglie lo scontro frontale con il presidente degli Stati Uniti per replicare alle accuse di essere debole e di cercare compromessi con i terroristi. Il candidato democratico questa volta è partito all´attacco della Casa Bianca, cercando di sfruttare la polemica per occupare interamente la scena politica, presentandosi come l´alternativa al presidente, e per schiacciare John McCain sulle posizioni di Bush. «Dopo otto anni - ha detto - pensavo di non dovermi più sorprendere per le uscite di George Bush, ma nel giorno in cui avrebbe dovuto celebrare l´anniversario della nascita dello Stato di Israele e indicare come fare passi avanti in Medio Oriente, ha fatto una cosa che non è degna di un presidente: un attacco di politica interna davanti ad un Parlamento straniero. Ha accusato me e un altro democratico (Jimmy Carter) di voler negoziare con i terroristi e ha detto che siamo alla ricerca di un compromesso, paragonandoci a quelli che cercavano l´appeasement con Hitler. Questo è esattamente il tipo di raccapricciante attacco che ha diviso il nostro Paese e ci ha alienato le simpatie del resto del mondo. È per questo che abbiamo bisogno di portare il cambiamento a Washington». Obama ha quindi sfidato Bush e McCain ad un dibattito di politica estera «su come proteggere l´America»: «Sarei felice di farlo in ogni luogo e in qualsiasi momento, e sono sicuro di vincerlo perché loro hanno molte risposte da darci: devono rispondere del fatto che l´Iran è il Paese che più ha beneficiato dell´invasione dell´Iraq, devono spiegarci perché Hamas ora controlla Gaza, visto che questa organizzazione è stata rafforzata dall´insistenza americana di tenere le elezioni nei territori palestinesi». Il senatore nero ha insistito nell´accostare le posizioni di Bush e quelle del candidato repubblicano, ben sapendo che oggi il gradimento del presidente è al minimo storico: «Queste sono le politiche fallimentari su cui McCain vuole continuare a scommettere: l´invasione dell´Iraq non ci ha reso più sicuri e Bin Laden è ancora in giro. McCain non ha proposto nulla di diverso da Bush quando si parla di politica estera e continua a sostenere che io sono pronto a negoziare con i terroristi, cosa che io non ho mai detto. Io sono fermo sull´idea che non si debba negoziare con Hamas». John McCain ha ironizzato sulla reazione di Obama definendola «una diatriba isterica che alimenta dubbi sulla sua forza, la determinazione e la capacità di giudizio» e sottolineando che il candidato democratico ha replicato anche se Bush non lo aveva nemmeno nominato. «Stiamo parlando di questioni serie che richiedono un dibattito serio - ha aggiunto McCain - non le solite stanche sparate faziose che abbiamo sentito pronunciare dal senatore Obama». Ma proprio ieri sul Washington Post l´ex portavoce del Dipartimento di Stato dell´era Clinton, James Rubin, ha ricordato un´intervista rilasciata due anni fa da McCain a Sky News in cui sosteneva la necessità di aprire un dialogo con Hamas: «Sono andati al governo: prima o poi dovremo trattare con loro». McCain, intervistato proprio da Rubin, aveva sostenuto che «Hamas è una nuova realtà in Medioriente. La lezione è che la gente vuole sicurezza, una vita e un futuro decente, vogliono democrazia e Fatah non gli ha dato niente di tutto questo». Rubin oggi sta dalla parte di Hillary Clinton, ma sottolinea che «data la sua posizione su Hamas, McCain dovrebbe essere l´ultimo a attaccare Obama», e lo accusa di «ipocrisia o perlomeno di amnesia politica». Anche la Clinton ha difeso Obama dall´attacco di Bush, sostenendo che il discorso del presidente è «vergognoso e offensivo soprattutto alla luce del suo fiasco in politica estera». Ma questo scontro non le giova assolutamente: da 48 ore l´ex first lady è completamente scomparsa dalle tv americane, oscurata dalla polemica tra la Casa Bianca e Obama.