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La Repubblica Rassegna Stampa
15.05.2008 La visita di Bush in Israele, i razzi di Hamas su Ashkelon
e il 1948 secondo Alberto Stabile

Testata: La Repubblica
Data: 15 maggio 2008
Pagina: 18
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Bush al compleanno di Israele razzo di Hamas su un supermarket»
Da La REPUBBLICA del 15 maggio 2008, un articolo di Alberto Stabile, che scrive tra l'altro

 i palestinesi ricordano la "Nakba", la catastrofe, quell´insieme di eventi (esodo, espulsioni, confisca delle case, distruzione dei villaggi, sconfitta dei contingenti arabi accorsi in loro aiuto) che segnò la guerra del 1948 e il loro destino

Ricordiamo che nel 48 furono i palestinesi capeggiati dal muftì di Gerusalemme  a scatenare una guerra per cacciare gli ebrei dal Medio Oriente. I palestinesi non erano perseguitati e gli eserciti arabi non accorsero in loro "aiuto": accorsero a dar loro manforte nella guerra contro gli ebrei.


GERUSALEMME - George W. Bush è tornato in Israele, appena quattro mesi dopo la sua ultima visita, per partecipare al "Birthday Party", alla festa di compleanno, dello Stato ebraico, «il nostro più forte amico e alleato in medio Oriente», come ha voluto ribadire al suo arrivo. Ma non si era ancora spenta l´eco degli inni nazionali sulla pista dell´aeroporto Ben Gurion che minacciosi segnali di guerra sono lampeggiati come saette notturne nel burrascoso cielo del Medio Oriente.
Mentre il presidente americano s´incontrava con il premier israeliano, Ehud Omert, in questi giorni alle prese con un´inchiesta giudiziaria per illeciti finanziamenti elettorali, un razzo katyusha sparato dalla Striscia di Gaza s´abbatteva su di un centro commerciale ad Ashkelon, centrando l´ambulatorio situato all´ultimo piano. Quattro persone sono state ferite in modo grave, undici in maniera leggera, decine sono state curate per lo shock.
L´attentato è stato rivendicato dal Fronte Popolare per Liberazione della Palestina-Comando Generale, un organizzazione marginale che tuttavia gode di quella sorta di silenzio-assenso garantito dal movimento islamico, Hamas, signore e padrone di Gaza, ai gruppi intransigenti che operano dall´interno della Striscia. L´attacco non è tuttavia giunto inatteso. Al mattino, l´aviazione israeliana aveva compiuto un bombardamento a Khan Yunis, uccidendo cinque o sei persone, fra cui, secondo fonti mediche palestinesi, due civili e il resto miliziani.
Ma non è tutto. Bisogna ricordare che lo stesso giorno in cui gli israeliani celebrano la proclamazione dello Stato, or sono sessant´anni, i palestinesi ricordano la "Nakba", la catastrofe, quell´insieme di eventi (esodo, espulsioni, confisca delle case, distruzione dei villaggi, sconfitta dei contingenti arabi accorsi in loro aiuto) che segnò la guerra del 1948 e il loro destino. Così, mentre Bush, appena arrivato, riaffermava la natura strategica e le basi ideali del rapporto tra Stati Uniti e Israele, confermando per l´ennesima volta che l´America sarà sempre al fianco dello Stato ebraico, Mahmud Al Zahar, uno dei più alti dirigenti di Hamas, in un comizio a Gaza in occasione della "Nakba" si scagliava contro il presidente americano e contro Israele. In aperto contrasto con le profferte di tregua avanzate in questi giorni con la mediazione egiziana, al Zahar urlava alla folla: «Non riconosceremo mai Israele! Mai! Il giorno della liberazione e del ritorno arriverà molto presto». Queste ultime parole sembravano riecheggiare nonostante la grande distanza quelle pronunciate dal presidente iraniano, Ahmadinejad tornato ieri ad evocare per Israele un destino di distruzione. «Non serve festeggiare gli anniversari, questo regime terrorista e criminale sarà spazzato via dai palestinesi».
Ecco dunque che, pur mantenendo una nota generale di fiducia e di ottimismo nel futuro, gli interventi del presidente americano nel suo primo giorno di vista in Israele, prima tappa di un viaggio che lo porterà anche in Egitto e in Arabia Saudita, hanno dovuto tener conto di ciò che gli avversari dicevano e facevano. Ed inevitabilmente negli interventi di Bush è emersa ancora quella contrapposizione fra moderati e intransigenti, tra sostenitori del dialogo e "asse del male", su cui il presidente americano ha basato la sua politica per il Medio Oriente.
Bush ha accusato l´Iran di far di tutto per destabilizzare il Libano tramite gli Hezbollah i quali dopo essersi fatti passare per protettori dei libanesi contro Israele «hanno rivolto le armi contro il loro stesso popolo». Calcolo sbagliato: l´America continuerà a sostenere il premier Sinora. Quest´ultimo, tuttavia, ieri sera è stato costretto a ritirare le misure contro Hezbollah che avevano scatenato tre giorni di guerriglia. Bush è stato duro anche con Hamas, che «insiste nel volere la distruzione d´Israele e, come dimostra l´attacco ad Ashkelon, non è interessata alla pace». Ma gli Stati Uniti appoggeranno «quei palestinesi che vogliono vivere in pace con lo Stato ebraico». Leggi, il moderato presidente Mahmud Abbas.
A sera, ospite d´onore della "Conferenza del presidente" organizzata da Shimon Peres per il sessantesimo anniversario, di fronte alle minacce dirette contro lo stato ebraico il presidente degli Stati Uniti ha esortato ad «essere forti contro chi uccide innocenti». Il che combacia con l´impegno assunto da Olmert di fare di tutto per stroncare i lanci di missili da Gaza. Bush ha poi riaffermato la sua incrollabile fede nella democrazia, nonostante i pessimi risultati che la sua idea d´imporre la democrazia con la forza laddove non è mai esistita, come ad esempio in Iraq, abbia dato pessimi risultati.

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