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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.05.2008 Hezbollah tenta il colpo di stato
la cronaca di Davide Frattini, l'analisi di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 maggio 2008
Pagina: 2
Autore: Davide Frattini - Guido Olimpio
Titolo: «Beirut Ovest, il colpo di Stato di Hezbollah - Dall'Iran soldi, armi, strategie per un contro-potere in Libano»
Dal CORRIERE della SERA del 10 maggio 2008, la cronaca di Davide Frattini

GERUSALEMME — La marcia su via Hamra. Divise mimetiche e fucili mitragliatori, un centinaio di miliziani Hezbollah ha sfilato davanti alle vetrine appariscenti. La strada dello shopping a Beirut Ovest è rimasta deserta, le poche auto fermate dai soldati filo-sciiti. Che in tre giorni di scontri (tredici morti e venti feriti) hanno preso il controllo di metà della capitale, i quartieri a maggioranza sunnita, dove i sostenitori del governo si sono arresi. Le strade di accesso all'aeroporto sono ancora bloccate.
Uno dopo l'altro hanno colpito i simboli del nemico politico numero uno, Saad Hariri, figlio dell'ex premier Rafik, assassinato nel febbraio 2005. La sua televisione Futuro è spenta, un buco grigio sullo schermo, dopo che la sede è stata assaltata. Gli uffici del giornale sono stati bruciati. Lui è sotto assedio, chiuso nella villa (una granata ha colpito la recinzione), come Walid Jumblatt, il leader druso. O il premier Fuad Siniora e qualche ministro, protetti dall'esercito nel palazzo del governo.
Hezbollah ha vinto la prima battaglia nella guerra dei telefoni. Il movimento filo-iraniano ha dimostrato la sua forza, mentre l'esercito regolare è rimasto a guardare. Gli uomini del partito di Dio hanno prima conquistato i palazzi degli avversari per poi consegnarli ai militari, che hanno preso posizione solo quando gli scontri si stavano riducendo.
Asserragliati in casa come nei quindici anni di guerra civile, gli abitanti hanno cercato di fuggire verso zone tranquille o sulle montagne. Dove si sono riuniti in emergenza anche i sostenitori di Fuad Siniora. «Hezbollah aveva promesso che non avrebbe utilizzato il suo arsenale per il confronto interno », commenta Nayla Moawad, ministro degli Affari Sociali. «È un colpo di Stato», attacca da Parigi l'ex presidente Amine Gemayel.
«Il nostro non è un golpe», replica un portavoce del movimento guidato da Hassan Nasrallah. «Noi vogliamo proporre una collaborazione, loro vogliono monopolizzare il potere e limitare la nostra partecipazione. Tutto è cominciato con le decisioni del governo». Le decisioni sono quelle prese da Siniora (e definite una «dichiarazione di guerra» da Nasrallah) che ha bandito la rete telefonica di Hezbollah e cacciato il capo della sicurezza dell'aeroporto, accusato di aver permesso ai miliziani di organizzare un sistema di videosorveglianza attorno allo scalo. «Non torneremo indietro.
È più facile che il governo rassegni le dimissioni», risponde Ahmad Fatfat, ministro dello Sport.
In un messaggio video, due giorni fa, Nasrallah aveva attaccato Siniora: «La rete telefonica serve per tenere in contatto i nostri dirigenti e comandanti. Il premier ha voluto fare un favore a Israele e all'America. Ho detto che avremmo tagliato la mano che avesse ostacolato la resistenza, è venuto il giorno di mantenere quella promessa».

La forza di Hezbollah e i legami con Teheran nell'analisi di Guido Olimpio:

WASHINGTON — L'Hezbollah è un camaleonte, cambia pelle in base alle esigenze. Movimento di resistenza, partecipa al voto e usa il terrorismo, ha una politica estera, un apparato clandestino, una struttura economica attiva in ogni continente e riceve contributi esterni. Segue un'agenda locale — se potesse creerebbe una repubblica islamica — ma quando serve fa da sponda a chi lo ha tenuto a battesimo: l'Iran e, in misura minore, la Siria. Difficile non considerarlo «uno Stato nello Stato», semplicistico definirlo una marionetta di Teheran.
Certo i miliziani, nati nell'82 in risposta all'invasione israeliana, non sarebbero cresciuti senza l'aiuto dei pasdaran iraniani e la copertura degli 007 siriani. I «guardiani» e i mullah battevano la periferia sud di Beirut, la parte meridionale del Paese e la valle della Bekaa, il triangolo geografico della comunità sciita. Un'opera di proselitismo resa agevole dai rapporti di clan che legano gli Hezbollah ai fratelli sciiti in Iraq e in Iran. Il partito è stato presto considerato come l'unico baluardo contro Israele. Ruolo e prestigio accresciuti dal ritiro israeliano dal Libano sud nel 2000 e dalla tenace resistenza opposta nel conflitto del 2006.
Il movimento è divenuto una bandiera unendo le proprie doti (grande seguito popolare, mancanza di corruzione, impegno nel sociale) al patto con Teheran che, secondo stime Usa, ha fornito ogni anno 100 milioni di dollari per coprire parte delle spese Hezbollah. Un budget integrato dal «tridente economico» del movimento. 1) L'Asri, l'associazione per il sostegno alla resistenza islamica: ha uffici in tutto il mondo, amministra i fondi, alimenta attività economiche, controlla scuole e ospedali. 2) La Beit Al Mal, la banca dell'Hezbollah. 3) La Jihad Al Binaa: tecnici, geometri, ingegneri per la ricostruzione e le grandi opere. Tre istituzioni che hanno agito in stretto coordinamento con i mullah, pronti a fornire i mezzi ai figli prediletti.
Un asse riproposto sul piano militare. L'Armata Qods, che assiste le fazioni filo-iraniane, ha garantito il supporto strategico. Dall'Iran sono arrivati esplosivi, meccanismi di innesco sofisticati e razzi. Secondo Israele, l'Hezbollah ha 40 mila missili, in grado di colpire l'intero Stato ebraico. Gli ayatollah hanno spedito aerei senza pilota, deltaplani a motore, mezzi per la guerra subacquea e missili anti-nave cinesi. Dal 2006, 4 mila miliziani si sono recati in Iran per corsi che hanno trasformato gli Hezbollah in guerriglieri abili nel costruire bunker e usare sistemi anti-carro. A loro volta i militanti hanno riversato il «sapere bellico» (soprattutto la costruzione di bombe) sui ribelli sciiti in Iraq e su Hamas. Un gesto di «solidarietà fraterna» e un favore al padrino khomeinista.
Teheran non ha risparmiato risorse per l'apparato clandestino che protegge gli interessi dell'Hezbollah con una rete spionistica in Israele, linee di comunicazione in Libano, traffico d'armi. E serve anche gli obiettivi del-l'Iran, che in caso di crisi, può usare gli operativi del «servizio» (come i missili) per rappresaglie. Uomini dell'Hezbollah hanno compiuto di recente misteriose visite nei Paesi vicini. Potrebbero preparare azioni di ritorsione, compreso il sequestro di esponenti delle comunità ebraiche.
Oggi il vero problema dell'Hezbollah è la sua forza. Il tentato golpe di Beirut è la conferma dei timori sunniti sulla creazione di un «arco sciita» che mette insieme Iran, Iraq e Libano.

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