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Il mio omaggio a Israele 06/05/2008

STORIA DI UN COMPLOTTO IMPOSSIBILE

Quando ero ancora una ragazzina nutrivo una passione smisurata per la lingua e la letteratura tedesca, soprattutto dopo aver letto la più toccante poesia d’amore di Bertold Brecht, “ Io voglio andare con colui che amo “ ( Ich will mit dem gehen, den ich liebe ).

 

Allora frequentavo il liceo linguistico, con un entusiasmo a dir poco vulcanico, che gli schiaffi presi in seguito dalla vita, non sono riusciti a spegnere; ma già a quei tempi qualcuno guardava con sospetto alla mia bramosia di conoscere.

 

Iniziato dal terzo anno lo studio sistematico del tedesco, dopo le prime lezioni, amavo approfondire da sola grammatica e sintassi, acquistando romanzi e raccolte di poesie di autori germanofoni con il testo in lingua originale a fronte e divorandoli appena avevo un momento libero.

 

La professoressa, una signorina ultraquarantenne, inasprita dalla “singletudine”, notando che rispondevo spesso e volentieri alle sue domande, cominciò a criticarmi acidamente davanti agli altri studenti, insinuando che sarei andata avanti nel programma in modo indipendente dal resto della classe sia per esibizionismo che per volontà di oscurare i miei colleghi, per ferirne indirettamente la sensibilità.

 

Ma quale sensibilità potevo voler ferire, se la maggior parte di loro, durante la lezione non faceva altro che scrivere il nome del fidanzatino sul diario o scarabocchiare il proprio banco con i pennarelli colorati visto che non c’erano ne’ i cellulari e quindi neanche gli sms !

 

Con il passare dei mesi, osservai che l’atteggiamento della classe cominciò a cambiare nei miei confronti, in peggio, perché, se prima ero percepita come una simpatica secchiona a cui rivolgersi per ripetizioni gratuite e divertenti, dopo ero etichettata come una superbona odiosa da evitare accuratamente.

 

Non potrò mai dimenticare quei pomeriggi, seduta in salotto, vicino alla tavola imbandita di pasticcini e aranciata, ad aspettare gli altri studenti per ripassare tutti insieme prima di un compito in classe : di circa venticinque invitati se ne presentavano al massimo due o a volte addirittura nessuno.

 

Tutti avevano impegni diversi, appuntamenti improvvisi ed inderogabili, visite di controllo dal dentista, imprevisti dell’ultima ora, ma bastava andare sulle vie del centro per vederli passeggiare in gruppo.

 

Se allora mi offendeva questo loro modo di fare, oggi, in un certo senso li ringrazio, perché mi hanno insegnato a combattere ogni forma di pregiudizio e di ghettizzazione, partecipando attivamente al dolore di qualsiasi individuo emarginato e cercando di infrangere con la mia amicizia quello che definisco                                          “ L’ASSORDANTE SILENZIO DELLA SOLITUDINE ”.

 

Risulterà naturale,dopo questa mia premessa autobiografica, comprendere il mio più assoluto disgusto ogni volta che sento parlare di un presunto “ complotto ebraico “, architettato dai Giudei ai danni del resto dell’umanità.

 

Senza dipingere una vera e propria galleria degli orrori, citando pseudo-studiosi e pazzoidi vari, che nel corso dei secoli hanno contribuito a creare lo stereotipo dell’Ebreo come di una creatura ontologicamente satanica, che nel buio profondo del ghetto, tramava piani di distruzione, vorrei piuttosto evidenziare come sia razionalmente dimostrabile l’inconsistenza di certe accuse infamanti.

 

Inizierei con l’assurda infamia del “deicidio” nei confronti di Gesù, tragicamente tramandata fino al 28 ottobre del 1965, anno in cui il documento conciliare del Papa Paolo VI, sostenuto dal Presidente del Bene Berith, l’insigne storico Jules Isaac e dal Cardinale Bea, abbatterà definitivamente ogni supporto teologico di tale accusa mostruosa e con la messa al bando del famigerato “indice dei libri proibiti”, il Talmud poteva essere letto liberamente da tutti quei cattolici illuminati, realmente imbevuti di solidarietà e spirito di fratellanza.

 

Tuttavia già di per se’ stesso il messaggio d’ AMORE UNIVERSALE della LIETA NOVELLA, avrebbe dovuto frenare ogni umiliazione o peggio aggressione fisica nei confronti di questi straordinari FRATELLI MAGGIORI, che ci hanno fatto conoscere il monoteismo, in un’epoca in cui in Occidente si adoravano fiumi e montagne e si immolavano ragazze vergini a tali divinità animiste.

 

Documentandomi, ho scoperto che il primo ad utilizzare il termine “ antisemitismo “ fu un certo Wilhelm Marr, originario di Magdeburgo, che addirittura nel 1879 fondò una “ lega antisemita “, convinto che il suo stato di giornalista poco apprezzato fosse dovuto alla massiccia presenza di editori, direttori di giornali e lettori ebrei all’interno del mondo culturale tedesco.

 

Purtroppo conosco benissimo il dramma della disoccupazione, soprattutto di quella intellettuale, ma trovo ingiusto, volgare e controproducente addossare interamente ad una pacifica e mentalmente apertissima Comunità religiosa, la colpa del suo insuccesso.

 

Se questo signore mi fosse di fronte ora, gli direi senza mezzi termini che i suoi scritti sono obbiettivamente ripugnanti anche per me, che sono nata e cresciuta in una famiglia cattolica.

 

Mi sorge il sospetto, non tanto infondato, che spesso certi personaggi, disperatamente in cerca di una qualche notorietà, abbiano, più o meno maldestramente, sfruttato una tristemente secolare diffidenza verso il popolo ebraico, al fine di riscuotere un consenso scontato da parte di quella marmaglia, che vigliaccamente non avrebbe mai e poi mai avuto il coraggio di affrontare i grossi potentati economici o i tribunali dell’inquisizione “ ariani “, che concretamente limitavano in tutto la loro libertà d’azione e li opprimevano nella loro dignità di esseri umani.

 

In tal maniera il nemico per eccellenza è diventata quella Comunità, tanto legittimamente orgogliosa delle proprie origini e del proprio sterminato patrimonio di usi e costumi, che al contrario degli articoli deliranti e carichi di odio di Marr, affascina sempre più persone alla ricerca “ del bello, del vero e del giusto “.

 

Un discorso altrettanto serio lo merita, quella calunnia che passerà terribilmente alla storia come “ l’accusa del sangue “, che attiverà le indagini della Chiesa Cattolica dal 1247 al 1760, poiché l’industriosa Comunità Israelita fu spesso incriminata di rapimenti, torture e sacrifici di bambini cristiani durante i rituali della PESACH, la Pasqua Ebraica.

 

Desidero evidenziare che già nel lontanissimo 7 ottobre 1272, il grande Papa Gregorio X, in seguito giustamente beatificato, con una Bolla Pontificia, definisce “stupide”, “ falsissime “, oltre che assolutamente “poco credibili “ tali oscene calunnie.

 

Chiunque possieda una coscienza morale, non potrà che provare un profondo dolore nel venire a conoscenza del repellente pogrom di Kielce del 1946, in cui più di cento Ebrei sopravvissuti alla indicibile sofferenza dei  lager nazisti, furono barbaramente trucidati per colpa di questa ignobile accusa.

 

Anche in questo caso, bisognerà , infatti aspettare il Concilio Vaticano II, che attraverso il Decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 4 maggio 1965, poneva fine, in via definitiva, al culto di San Simonino di Trento, che si era strumentalmente ed iniquamente fatto passare come vittima di una lugubre messinscena sanguinaria degli Ashkenaziti nel 1475.

 

Sarebbe bastato conoscere una delle “mitzvot “, cioè regole fondamentali del kasherut, “ il sistema alimentare israelita “ per sapere che il sangue è sempre stato un elemento, che gli Ebrei hanno sacralmente rispettato nel costante evolversi della loro storia, anche si trattasse di quello animale.

 

Tutto ciò ad innegabile dimostrazione che è sempre stata quella creatura nefasta dell’ignoranza ad essere il vero male di questo mondo, l’autentico nemico da avversare sempre e comunque e non il POPOLO EBRAICO.

 

E’ deprimente osservare come nel corso degli eventi sia stato molto semplice per tanti, troppi squilibrati, devastare le vetrine dei negozi ebrei, tirando pietre, piuttosto che cambiare alle basi le regole del gioco sociale, che da sempre sfavorisce il proletariato.

 

Certo picchiare in tre o persino in cinque, un povero calzolaio anziano con la Stella di Davide cucita a dosso, doveva essere una grande soddisfazione per quei barbari, che invece avrebbero dovuto ribellarsi agli orari massacranti di lavoro sottopagato nelle fabbriche, appartenenti alla ricca e gaudente borghesia ariana, che considerava i suoi operai come animali da soma , se non addirittura carne da macello.

 

Che rivincita sociale ed esistenziale, doveva essere per le mani consumate e callose dei contadini schiavizzati da secoli di latifondismo, infierire su insegnanti, dottori, ingegneri israeliti, che fino a quel momento avevano organicamente contribuito al benessere di tutta la cittadinanza, di cui erano parte integrante.

 

Consultando numerosi testi di sociologia e di storia , non mi sembra di aver letto di alcun sostanziale miglioramento delle condizioni di vita delle classi “ ariane “ più disagiate dopo soprusi e violenze ai danni degli inermi e sempre disarmati abitanti dei ghetti, anzi è doveroso sottolineare che, chi approfittava della furia cieca dei plebei, li avrebbe poi inviati a combattere conflitti fratricidi allo scopo di ottenere ulteriori ricchezze e di conseguenza agi, lussi e potere.

 

Tiro un sospiro di sollievo ogni volta, che studiando, incontro figure dello spessore di Federico II di Svevia ( 1194-1250 ) e di Casimiro il Grande di Polonia ( 1310-1370 ), che hanno sempre protetto le Comunità Ebraiche, intuendone a pieno l’ingegno e l’integrità morale.

 

A questo proposito, mi fa un immenso piacere sottolineare il periodo di floridità economica e culturale dei regni di questi due eccezionali sovrani, entrambi fondatori, il primo dello “ Studio Generale “ di Napoli, innovativissima istituzione di tipo universitario statale e laica nel 1224 e il secondo della primissima Università polacca a Cracovia nel 1364.

 

Il ventesimo secolo si apre, purtroppo con la tragedia dei violentissimi  pogrom di Kishinev , attualmente capitale della Repubblica Moldova ( con il nome di Chisinau ), dove nel 1903 e nel 1905, un oscuro disadattato, tale Pavel Krushevan, con la pubblicazione dei “ Protocolli dei Savi di Sion “, aveva convinto un popolo molto poco evoluto sul piano culturale e soprattutto etico, dell’esistenza di elaboratissimo     “ complotto ebraico” contro la Cristianità.

 

Naturalmente, gli autentici studiosi smaschereranno il losco individuo quale rozzissimo autore di un diabolico plagio, quindi di una volgarissima truffa letteraria, civile ed umana, costata l’esistenza di tanti innocenti.

 

Visto che all’orrore non c’è mai fine, ho addirittura sentito parlare di un “complotto sionista “, arzigogolato, tanto da porsi ai  limiti della fantascienza, che non nega   

 

l’ Olocausto come certe inascoltabili tesi revisioniste, ma che lo inquadra come una trovata dei successori di Theodor Herzl, per obbligare gli Ebrei di tutto il mondo ad occupare la Palestina, sottraendola con la forza ai legittimi proprietari arabi, pena la camera a gas.

 

Inoltre, secondo tale delirio, che francamente ricorda non so quale brutto film horror, Hitler , sarebbe stato un Rotschild, deceduto ormai avanti con gli anni, non nel suo bunker di Berlino, ma proprio ad Israele, tutto soddisfatto del suo operato, che ha troncato la vita a ben sei milioni di correligionari, senza contare gli altri morti.

 

Non nominerò neanche i sostenitori di questo incubo per non fare loro alcun tipo di pubblicità, anche perché preferisco parlare di UOMINI VERI come Giorgio Perlasca ( 1910-1992 ), Giovanni Palatucci ( 1909-1945) e dell’indimenticabile Nathan Cassato, Rabbino della Comunità Ebraica di Firenze e figura altamente carismatica del dialogo giudaico-cristiano, deportato insieme alla dolcissima moglie Anna dalle SS.

 

Perché una personalità di spicco come la Sua all’interno del movimento sionista non conosceva i contorti retroscena, enunciati dagli pseudo-studi fantasmagorici sopraccitati ? Come mai una Guida Spirituale come Nathan Cassuto, ammiratissimo anche a distanza di cinquanta anni da tutti i Membri del Bene Berith non si sarebbe messo in salvo insieme alla Sua Famiglia e alla Sua Amatissima Comunità, se proprio gli Ebrei di un certo calibro avevano progettato la Shoà?

 

Certo che a confronto di una simile vergognosa macchinazione antisemita, una buffonata spaziale, come la “ teoria dei rettili alieni mutaforma “ dell’ inglese David Icke, possiede almeno il pregio di far sorridere delle infinite possibilità della creatività umana, specialmente dopo un’opulenta bevuta di birra scura.

 

Tirando le somme, nel loro complesso tutte queste strampalate ipotesi di complotto, seppur nell’incolmabile divario degli effetti raggiunti, mi ricordano certe meschinissime storie di provincia, in cui la ragazza bella e solare, viene etichettata come probabile rovinafamiglie e poco di buono dalla bruttina complessata di turno, che alla fine cercherà sempre di soffiare il compagno alla migliore amica, contenta di aver fatto terra bruciata intorno ad una rivale decisamente più competitiva.

 

 

 

A QUESTO PUNTO, CHIEDO A CHI APPARTIENE L’ARTE SADICA DEL COMPLOTTO?

 

 

 

La Genialità, che D-O , ha donato al POPOLO EBRAICO è stata nei secoli stigmatizzata nei modi più diversi, letta come bolscevismo sobillatore, o al contrario come capitalismo, privo di scrupoli morali, l’ Israelita è divenuto nei secoli il banchiere tetro e fomentatore di conflitti oppure il cosmopolita scomodo, nemico intrinseco di ogni paese ospitante.

 

In verità, è stato l’Ebreo l’ autentica vittima del complotto peggiore, quello intessuto dall’ignoranza, dall’invidia, dalla barbarie più turpe.

 

La COMUNITA’ EBRAICA è molto più semplicemente un insieme di persone, che dalla notte dei tempi crede in un solo ed unico D-O, tramandandosi delle tradizioni millenarie e suggestive e che desidera vivere in armonia con gli altri, confrontandosi continuamente con tutti, in uno Stato, quello di Israele, che il 14 maggio compierà 60 anni.

 

In questa imperdibile occasione di GIOIA, non seguirò l’esempio dei miei ex-compagni di classe, ma andrò a festeggiare con i MIEI FRATELLI MAGGIORI.

 

 

 

Maria Luisa Valeri


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