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La Stampa Rassegna Stampa
06.05.2008 Fiamma Nirenstein si lasci insultare senza protestare
il gratuito attacco di Lucia Annunziata

Testata: La Stampa
Data: 06 maggio 2008
Pagina: 38
Autore: Lucia Annunziata
Titolo: «Israele alla Fiera del libro voci sopra le righe»
Rispondendo a un lettore sulla Fiera del libro di Torino e sui rischi per l'ordine pubblico provenienti dal fronte dell'odio antisraeliano, Lucia Annunziata sulla STAMPA del 6 maggio  2008 attacca gratuitamente Fiamma Nirenstein, tenuta a suo parere ad accettare di essere insultata come "fascista" e "più che fascista" e a dibattere con Gad Lerner, che non ha speso una parola contro l'attacco di Gianni Vattimo, pronunciato in diretta televisiva durante L'Infedele.

Non capiamo in che modo rifiutarsi di dibattere con Lerner possa essere equiparato alla pretesa di
 "predeterminare prima le condizioni del confronto".  Nulla di tutto ciò. Soltanto il legittimo rifiuto di accreditare come interlocutore chi ha tollerato senza fiatare la demonizzazione operata da Gianni Vattimo.

Ecco il testo:

Ancora una volta, la nostra città sarà blindata. Una volta per le Olimpiadi, un’altra per le proteste, questa volta per la partecipazione di Israele al Salone del Libro. Noi cittadini siamo STUFI! A chi rivolgersi per evitare questo periodico sequestro? Chi incolpare, a chi fare appello?
BATTISTA MARCHETTI, TORINO
Il sequestro, intanto, caro lettore, mi sembra che stavolta non sia di Torino, ma di Israele. La discussione intorno alla Fiera è una somma incrociata di equivoci e montature, dovuta all’esagerazione di valutazioni e rappresentatività. Quanti hanno bruciato le bandiere di Israele e Usa? E che senso ha questo rogo? Bruciare questi drappi è un gesto di mancanza di rispetto, ma ancor più è un gesto scontato: di bandiere nel mondo se ne bruciano tante, e da tanti anni, che farlo ha ormai lo stesso effetto banalizzatore delle «Zuppe» di Andy Warhol. Quelli che fanno queste azioni hanno il diritto di farlo, ma chi sono e che propongono? Non sono certo i rappresentanti della sinistra: Bertinotti viene da loro contestato perché invece parteciperà alla Fiera, e la maggior parte del centrosinistra è chiaramente schierata con il diritto di Israele. Proprio perché questi centri sociali sono un’espressione politica di poca rilevanza, mi piacerebbe ascoltare dai difensori di Israele un ridimensionamento di questi episodi: nulla nel dibattito politico è più efficace della giusta valutazione delle idee e degli avversari poco rilevanti. Spiace dunque che fra le voci pro-Israele ne circoli in questa occasione qualcuna sopra le righe. Per esempio, non credo che Fiamma Nirenstein, neo deputata e grande intellettuale, faccia bene a cancellare il suo dibattito a Torino, alla Fiera del Libro, appunto, con Gad Lerner perché il conduttore dell’«Infedele» non l’ha difesa nel corso di una trasmissione dagli insulti di Vattimo che le ha dato della «fascista». Non credo che per la Nirenstein sia stata una bella esperienza, e ne capisco la rabbia. Ma chiunque è nella vita pubblica (politici ma anche giornalisti) deve aspettarsi attacchi giusti e ingiusti, ragionevoli o puramente offensivi. Si fa vita pubblica perché si hanno delle opinioni, e queste vanno difese nella pubblica arena. Predeterminare prima le condizioni del confronto è un po’ come voler garantito nel biglietto aereo che non ci saranno turbolenze in volo. Confrontarsi, e fischiarsi, e anche sbagliare. Questa è la dinamica dei chiarimenti; tanto più su Israele e Palestina, intorno a cui, dopotutto, il nodo non risolto è proprio il confronto.
La soluzione, caro lettore, non è dunque voler vivere in pace (lo capisco, ma spesso non è possibile) quanto quella di partecipare. Se la Fiera sarà affollata come sempre, e risuonerà, come sempre, di urla e strepiti, Torino avrà fatto la sua migliore figura: quella di una città che non si accomoda mai su se stessa.

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