Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Celebrare i sessant'anni di Israele non è una provocazione e i paesi arabi che la considerano tale non sono moderati
Testata: La Repubblica Data: 05 maggio 2008 Pagina: 11 Autore: Vincenzo Nigro Titolo: «Caso-Calderoli, i dubbi del Cavaliere adesso è in bilico la visita in Israele»
Dopo il caso Calderoli "gli esperti di politica estera del Pdl e gli ambasciatori della Farnesina hanno accelerato una riflessione cruciale: come capitalizzare il ritorno di sintonia conquistato con il mondo arabo con un rapporto più forte con Israele? Ovvero, come aprire ad Israele senza provocare una rottura con il mondo islamico?" scrive Vincenzo Nigro su La REPUBBLICA del 5 maggio 2008. Una prima conseguenza: "innanzitutto Berlusconi non sarà in Israele il 12-14 maggio, quando il presidente Peres invita i capi di governo di mezzo mondo per festeggiare i 60 anni dalla fondazione dello Stato ebraico. In campagna elettorale Berlusconi aveva annunciato che sarebbe stato il suo primo impegno all´estero, adesso il calendario della formazione del governo gli offre l´opportunità di non lanciare un segnale che verrebbe letto immediatamente come uno sgarbo a tutto il mondo arabo". Non sappiamo se davvero Berlusconi voglia sfruttare il calendario della formazione di governo per evitare il viaggio in Israele, come sostiene Nigro. Ci auguriamo di no. Quel che è certo è che la tesi del giornalista di REPUBBLICA per la quale partecipare alla celebrazione della nascita di Israele equivarrebbe a "lanciare un segnale che verrebbe letto immediatamente come uno sgarbo a tutto il mondo arabo" è inaccettabile. Il diritto all'esistenza di Israele non è forse un principio irrinunciabile ? I nostri governi dovrebbero rinunciarvi per non irritare i paesi arabi, tutti, "moderati" compresi"molto attenti alle scelte" governo italiano?" . Che moderati sarebbero quelli che considerano una provocazione la celebrazione della nascita di Israele ?
Ecco il testo completo:
ROMA - Romano Prodi aveva dovuto aspettare più di un anno prima di incontrare George Bush a Roma, nel giugno 2007. Il suo governo è caduto il 25 gennaio, pochi giorni prima di quel 4 febbraio in cui lui stesso, finalmente, sarebbe stato accolto alla Casa Bianca: e così non è mai entrato nello Studio Ovale. Per Silvio Berlusconi invece l´attesa sarà brevissima: George Bush verrà a Roma nei primi giorni di giugno, poche ore dopo aver chiuso il suo ultimo vertice da presidente Usa con l´Unione europea in Slovenia. Berlusconi non è ancora al governo, ma la sua diplomazia parallela è già al lavoro: dopo aver organizzato il vertice in Sardegna con Vladimir Putin (nessuno alla Farnesina ne ha saputo nulla fino a cose fatte), da giorni Gianni Letta, Franco Frattini e il suo consigliere Valentino Valentini incontrano ambasciatori e ascoltano inviati o leader politici stranieri. La visita rapidissima di Bush a Roma, che presto verrà confermata dalla Casa Bianca, è un segnale prevedibile: il governo di Roma ritornerà in piena sintonia con Washington, con l´attuale amministrazione in attesa del nuovo presidente americano. Il secondo passo prevedibile sarebbe stato quello di un rinnovato abbraccio con Israele, abbandonando clamorosamente l´intesa che il governo Prodi-D´Alema aveva stretto con i paesi arabi e con l´Iran, passando per il rapporto a corrente alternata con i movimenti più estremisti, come Hamas ed Hezbollah. Proprio su questo, sul grado e sui modi del riavvicinamento ad Israele, nei prossimi giorni potrebbe maturare qualche novità: innanzitutto Berlusconi non sarà in Israele il 12-14 maggio, quando il presidente Peres invita i capi di governo di mezzo mondo per festeggiare i 60 anni dalla fondazione dello Stato ebraico. In campagna elettorale Berlusconi aveva annunciato che sarebbe stato il suo primo impegno all´estero, adesso il calendario della formazione del governo gli offre l´opportunità di non lanciare un segnale che verrebbe letto immediatamente come uno sgarbo a tutto il mondo arabo. Dopo il caso Calderoli-Libia-Lega Araba, gli esperti di politica estera del Pdl e gli ambasciatori della Farnesina hanno accelerato una riflessione cruciale: come capitalizzare il ritorno di sintonia conquistato con il mondo arabo con un rapporto più forte con Israele? Ovvero, come aprire ad Israele senza provocare una rottura con il mondo islamico? «Il messaggio della Lega Araba è stato registrato con attenzione da tutti noi», dice uno dei diplomatici che in questi giorni alla Farnesina hanno lavorato a spegnere il caso suscitato da Saif Gheddafi che non vuole Calderoli al governo: «Tutti i governi arabi si sono seduti sulla sponda del fiume, attendono di capire quale sarà la nostra politica, quali saranno le nostre scelte ma anche quali polemiche, quali dichiarazioni anti-islamiche sono pronti a cavalcare uomini politici ritornati al governo». In gioco non ci sono soltanto le relazioni economiche, i contratti, l´energia. C´è l´opportunità di svolgere o meno un ruolo di riconosciuto equilibrio nel Mediterraneo, cosa che gli stessi israeliani (nonostante molte esternazioni di Massimo D´Alema) hanno riconosciuto all´Italia in questi anni. Commentando al telefono dal Cairo il caso-Calderoli, il caporedattore di "Al Ahram International" Salem Nkrumah è molto sintetico: «Qui nel mondo arabo di solito nessuno segue con grande attenzione le sparate di Gheddafi, tantomeno del figlio: non ci sarà un nuovo caso-Danimarca, l´Italia è un paese più grande, più importante, e poi la maggioranza degli arabi non vuole ancora nervosismo e tensione. Ma il figlio di Gheddafi un faro sull´Italia l´ha acceso: adesso tutti, anche i più moderati, staremo molto attenti alle scelte del vostro governo».