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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.05.2008 No libico a Calderoli
intervista all'ex ministro degli Esteri e della Difesa Antonio Martino

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 maggio 2008
Pagina: 2
Autore: Paola Di Caro
Titolo: «Martino: no a pressioni, ognuno mette le magliette che vuole»
Dal CORRIERE della SERA del 4 maggio 2008:

ROMA — Un complimento all'opposizione: «Si sono comportati correttamente, bravi». Una previsione: «Berlusconi? Non si farà influenzare dalle polemiche, e poi in questo momento ha tutt'altro per la testa...». Una certezza: «Nessun Paese, nessuno, può dirci chi deve o non deve far parte del nostro governo. Non siamo a sovranità limitata».
Da ex ministro degli Esteri quale fu nel primo governo Berlusconi e da esperto conoscitore della diplomazia internazionale, Antonio Martino non ha dubbi che la vicenda Calderoli, sul no dei libici alla nomina del leghista che nel 2006 scatenò un pandemonio per aver pubblicamente indossato una maglietta anti islamica, finirà «come è ovvio che finisca». E cioè «Berlusconi non si farà condizionare da pressioni esterne, e se ha deciso che Calderoli farà il ministro, così farà. E ci mancherebbe altro».
Il rischio di ritorsioni o comunque di inasprire le relazioni con il mondo islamico non sembrano a Martino motivo sufficiente per fare passi indietro. «E perché mai? Gli arabi devono capire che un Paese moderno non può accettare che gli si dica come si dovrebbe comportare il Papa, chi dovrebbe fare il ministro degli Esteri o delle Riforme, quali incontri dovrebbe avere un premier... Sono pretese inaccettabili, che infatti non arrivano dai governi dei paesi arabi più attenti e accorti alle relazioni internazionali».
La Libia è un Paese che ha intense relazioni con l'Italia, ma «sa che le dico? Che questa uscita mi fa pensare a un rilancio di Gheddafi sulla vecchia storia dell'indennizzo che l'Italia gli dovrebbe, e cioè la costruzione di un'autostrada... Ma è solo una supposizione, non vado oltre».
Comunque è innegabile, il governo Berlusconi ebbe parecchie incomprensioni con il mondo arabo: il ritorno di Calderoli e del ricordo della sua maglietta che nel mondo islamico resta presente, non potrebbe creare problemi? «Ma ognuno si mette le magliette che vuole — replica l'ex ministro — ci mancherebbe altro. Io non l'avrei fatto, ma non significa che oggi possiamo subire veti esterni, peraltro non si tratta nemmeno di una nomina a ministro degli Esteri. L'abc della diplomazia prevede la non ingerenza negli affari interni di un Paese democratico da parte di altri Paesi. In caso contrario, si va incontro a un fallimento: ricordate il caso Haider? Proteste, richieste di sanzioni, terrore in tutta Europa... Poi tutto tornò alla normalità, perché è inaccettabile che si possa sindacare sulla scelta legittima e democratica del popolo sovrano di Paesi con antica e solida tradizione democratica».
La novità stavolta è che il mondo politico è unito, anche il ministro degli Esteri D'Alema manda un monito alla Libia perché plachi le polemiche: «Bene, sono rimasto favorevolmente sorpreso dalle loro reazioni. D'altra parte, nessuno — qualunque sia la sua parte politica — può accettare che sia un Paese terzo a decidere come deve essere composto il governo del proprio».

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