L'accerchiamento iraniano di Israele e l’appeasement pilatesco di Unifil 2
Testata: Il Foglio Data: 04 maggio 2008 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa Titolo: «Perché il silenzio del Litani è un pericolo per Gerusalemme»
Da Il FOGLIO del 4 maggio 2008
Mentre Israele fronteggia l’accerchiamento iraniano in tre direzioni – ai confini con il Libano attraverso Hezbollah, nella Striscia di Gaza per il tramite di Hamas, sul versante siriano divenuto un avamposto dell’intelligence di Teheran con efficienti dispositivi Humint (Human intelligence resources) e Sigint (Signal intelligence) – a sud del fiume Litani si consumano il rito dell’appeasement pilatesco del contingente Unifil 2 e il sistema di costante ricatto operato dal Partito di Dio1. Tutto ciò nella consapevolezza che la posta in palio è molto più alta di quanto possa apparire. Israele, oltre a garantire la propria sicurezza e sopravvivenza, funge da argine contro le mire dei mullah sulla regione anche per i paesi arabi – Arabia Saudita ed Egitto in testa – maggiormente minacciati dall’asse sirio-iraniano. Di qui i tentativi israeliani di conseguire un accordo con la Siria, con il duplice obiettivo di evitare un possibile conflitto e sottrarre Damasco all’influenza iraniana2. A fronte di una siffatta situazione, quanto avviene nel sud del Libano appare per lo meno stucchevole. Nessuno si è fatto illusioni su miracolose palingenesi di una realtà così complessa e sedimentata. Ma, a meno che le risoluzioni dell’Onu siano ormai percepite come boutades, non si riesce a fornire una giustificazione alle dimenticanze, omissioni e interpretazioni a volte surreali di cui sono oggetto. Le notizie corrono allontanandosi dalla realtà e dalla verità, con conseguenze disastrose capaci di avere effetti sul processo di pace. E’ il caso, allora, di chiarire che: - il riarmo di Hezbollah non ha mai avuto soluzione di continuità fino a ottenere dall’Iran sistemi di puntamento radar e antiaereo. Anche Hamas ha tratto giovamento da forniture di armi di stessa provenienza; - la risoluzione 17013 ha affidato alle forze Unifil il compito di assistere l’esercito nella “piena attuazione di tutti i regolamenti stabiliti dagli Accordi di Taif4 e dalle risoluzioni 15595 e 1680, che impongono il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano”6; - il pesante clima di ricatto in cui si dibatte l’Unifil, perennemente alimentato da Hezbollah secondo il metodo adottato anche da altre organizzazioni terroristiche di ergersi a garante della sicurezza del contingente purché esso non travalichi il ruolo di convitato di pietra7; - l’assenza di qualsiasi scrupolo, da parte di Hezbollah, nel sistemare postazioni militari per il lancio dei missili Qassam con le conseguenze che conosciamo in caso di scontro armato con Tshaal. Il sud del Libano è il ventre molle di un’area che potrebbe rendere le probabilità di un conflitto superiori alle prospettive di pace. E’ questo il dato sul quale bisogna riflettere, non dimenticando Torino, dove il medesimo appeasement pilatesco impedisce di esporre la bandiera con la stella di David.
