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Corriere della Sera-Il Giornale Rassegna Stampa
03.05.2008 Fiera del Libro, bandiere bruciate, Università complice, Gad & Gianni, ma Fiamma non ci sta
analisi e confronti dopo un paio di brutte giornate, altre che Festa del 1° Maggio !

Testata:Corriere della Sera-Il Giornale
Autore: Gianna Fregonara-Fiamma Nirenstein-Magdi Cristiano Allam-Vera Schiavazzi
Titolo: «Vari»

Primo Maggio a Torino. Bruciano le bandiera americane e israeliane, ma per i quotidiani della sinistra, UNITA', MANIFESTO & C. è una non notizia, censura totale. Conoscendo la storia del comunismo, la cosa non ci stupisce, con la storia dell' , il comunismo ha massacrato decine di milioni di esseri umani nel secolo scorso, che non stato affatto breve ma interminabile, se lo chiediamo a chi ha dovuto aspettare 70 anni perchè il mostro crollasse. Ma veniamo ai fatti legati alla Fiera del Libro che si aprirà l'8 maggio prossimo. Cominciamo con la cronaca di Gianna Fregonare sul CORRIERE della SERA di oggi, 03/05/2008, a pag. 12, dove si racconta del raduno all'Università di Torino il 5 maggio, nel quale verrà inscenato un processo allo Stato ebraico, Presente solo l'accusa, nel più puro stile sovietico. Dopo la cronaca, l'articolo di Fiamma  Nirenstein, dal GIORNALE, e l'analisi di Magdi Cristiano Allam dal CORRIERE della SERA. In più una breve nota dal CORRIERE della SERA di Vera Schiavazzi sulla protesta di due deputati del PdL.

CORRIERE della SERA: Convegno anti-Fiera con Ramadan, università sotto accusa. di Gianna Fregonara,

ROMA — È di nuovo polemica sulla Fiera del Libro che si aprirà giovedì prossimo a Torino. Al centro, il controconvegno organizzato, lunedì e martedì all'Università, dai fautori del boicottaggio della manifestazione culturale del Lingotto per protestare contro il Paese ospite, Israele. Il titolo dell'evento antiisraeliano, costruito da Free Palestine e ospitato a Scienze politiche, è già di per sé un programma: si discute delle «democrazie occidentali e la pulizia etnica in Palestina» praticata, sostengono gli organizzatori, da Israele. Ma è la presenza di un personaggio controverso come Tariq Ramadan, che non solo è il promotore del boicottaggio insieme a intellettuali come Gianni Vattimo ma è anche unanimemente riconosciuto come uno dei più importanti ideologi dell'islamismo fondamentalista molto vicino ad Hamas, a scatenare la protesta israeliana. Ieri l'associazione Italia-Israele ha scritto al rettore dell'Università Ezio Pellizzetti: «Stupisce — scrive il vicepresidente Emanuel Segre Amar — che un'Università fortemente impegnata nel processo di dialogo tra israeliani e palestinesi abbia accettato di essere la sede di un evento che esprime fin dal titolo una posizione massimalista e aggressiva nei confronti dello Stato d'Israele. Ospitando Ramadan, già giudicato "indesiderabile" da diversi atenei, come quello di Bologna, l'Università di Torino dà voce a un messaggio di estrema violenza e intolleranza politica e culturale».
E intanto è proprio uno degli attivisti più impegnati nel boicottaggio di Israele, Gianni Vattimo, a far litigare ferocemente due giornalisti che saranno tra i protagonisti della Fiera: Fiamma Nirenstein e Gad Lerner. Il casus belli è l'ultima puntata dell'Infedele condotto da Lerner in cui Vattimo dà della fascista alla neo deputata del Pdl («e lo trovo un complimento perché è molto peggio»). La Nirenstein, che accusa Lerner di non averla difesa o di non aver almeno spiegato che cosa stesse succedendo, ha annullato un incontro della Fiera in cui insieme a Lerner avrebbe dovuto presentare un libro del demografo dell'Università ebraica di Gerusalemme Sergio Della Pergola: «Sarò all'inaugurazione, ma non intendo sedermi con chi non reagisce a casa sua alla peggiore delle diffamazioni gratuite nei miei confronti, oltretutto da parte di una persona notoriamente squilibrata sull'argomento mediorientale ». Lerner non parla e risponde con la trascrizione della sua replica a Vattimo. Ma la presenza della Nirenstein è definitivamente annullata.

IL GIORNALE: Io, ebrea, per Vattimo (e Lerner) sono < fascista >. di Fiamma Nirenstein.

L’incendio delle bandiere di Israele a Torino e l’oltraggiosa conferenza anti-israeliana che sarà ospitata da lunedì presso l’Università di quella città in cui sta per aprire la Fiera del Libro, sono fantasmi fra le macerie di una cultura che affonda. Sono eventi culturalmente e moralmente già seppelliti, ciò che vediamo oggi è solo il loro ectoplasma, non fanno parte di nessun dibattito degno di questo nome, sono come il comunismo e il fascismo: nessuno, se non i volontari del ridicolo, possono più indossarli.

Arafat negli anni Settanta andò in visita in Vietnam dove, consigliato da alti ufficiali vietnamiti, capì che per fare avanzare la sua causa doveva conquistare i cuori e le menti degli intellettuali della sinistra, e riuscì a farlo soprattutto sulla parola «occupazione»: la lotta contro l’«occupazione » era una lotta pacifista, senza l’«occupazione » la pace sarebbe stata garantita.

Tutti oggi sanno benissimo che le cose sono andate molto diversamente: se da una parte con l’Egitto e la Giordania il ritorno di territori occupati ha significato un trattato di pace, i palestinesi e gli hezbollah in Libano hanno dimostrato con la pratica costante del terrorismo e del rifiuto religioso e ideologico dell’esistenza stessa di un Stato ebraico che la pretesa di Arafat faceva acqua esattamente come la sua culla ideologica, quella della Guerra Fredda, in cui aveva amorevolmente tirato su gli intellettuali e i giornalisti di tutto il mondo. Molti se lo sono dimenticato, ma le città palestinesi nel corso dell’opera dell’accordo di Oslo furono tutte sgomberate; a Camp David Arafat rifiutò ogni offerta e lanciò l’Intifada del terrore suicida; dopo lo sgombero di Gaza da parte del terribile orco Sharon, Hamas si accanì in crimini anche contro la propria popolazione: chi dopo tutto questo è fermo ancora al mito di Israele imperialista e forse anche, come dicono ormai in pochi pazzi, nazista, dimostra solo che la sua cervice è dura e ancorata alla nostalgia di schemi decrepiti.

Mercoledì durante il programma di Gad Lerner L’Infedele mi sono sentita dare della «fascista, più che fascista » da Gianni Vattimo per motivi che non cerco neppure di capire tanto sono allucinati. Il conduttore, Gad Lerner, non ha battuto ciglio, non ha reagito in alcun modo, non si è sentito neppure in dovere di invitare il suo ospite a moderare le ingiurie in assenza della diretta interessata.

Per questo motivo, non parteciperò con Lerner, alla Fiera di Torino, alla presentazione dell’importante libro del professor Della Pergola: non intendo sedermi con chi non reagisce a casa sua alla peggiore delle diffamazioni. Ma la posizione di Vattimo, per fortuna, oggi non è certo maggioritaria: quando il 25 Aprile ho marciato a Milano sotto le bandiere della Brigata Ebraica che combatté per liberare l’Italia dal nazifascismo, ho visto solo gente che ci applaudiva. La verità della storia di Israele dal 1948 a oggi è quella di un Paese assediato dal terrorismo che ha cercato la pace in ogni modo e ha la sola colpa di difendersi cercando di evitare di colpire la popolazione civile che il nemico usa come scudo umano.

La bandiera d’Israele esiste fin dalla metà dell’ 800, quando per la prima volta sventolò a Rishon le Tzion, un’eroica colonia dissodata dalle mani dei seguaci del fondatore della lingua ebraica moderna Eliezer Ben Yehuda; porta i colori bianco e azzurro del tallit della tradizione ebraica perseguitata in tutto il mondo, porta la Stella di David. Speriamo che il ministro Giuliano Amato dia nuove indicazioni alla Prefettura di Torino, in modo che questa bandiera possa sventolare liberamente nel giorno dell’apertura della Fiera del Libro per dare il benvenuto al presidente Giorgio Napolitano e per festeggiare i sessant’anni dell’unica democrazia del Medioriente.

CORRIERE della SERA: Quei simboli < vietati > nel falò della vergogna, di Magdi Cristiano Allam.

Ora è evidente che in Italia le bandiere israeliane non possono essere pacificamente sventolate condividendo il diritto alla vita dello Stato ebraico nel sessantesimo della sua fondazione, ma possono essere platealmente date alle fiamme per ostentare il disprezzo del valore cardine della civiltà umana. Che orrore vedere un angolo del centro di Torino trasformato dagli estremisti dei centri sociali alla stregua della Gaza dei terroristi islamici che si esaltano bruciando le bandiere israeliane e americane. Noi siamo certi che le forze dell'ordine riusciranno a individuare e consegnare alla giustizia gli incappucciati con la kefiah palestinese che emulando le gesta dei militanti di Hamas hanno acceso il falò della vergogna a piazza San Carlo, così non dubitiamo che la magistratura farà rispettare rigorosamente la legge. Che, ahimè, prevede una semplice ammenda da 100 a 1000 euro (Legge 24 febbraio 2006, n.
85, «Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione »). Purtroppo non solo non è una sanzione adeguata al teppismo di professionisti dell'eversione che odiano lo Stato che ingenuamente e erroneamente li tollera, ma non è neppure una valida deterrenza per sconsigliare i giovani a non ricorrere all'uso della violenza per imporre il proprio arbitrio.
Ebbene, in assenza di un'inversione di tendenza sul piano concettuale e di una strategia politica di contrasto radicale, finiamo per rendere sempre più arduo il compito delle forze dell'ordine, oltretutto sempre più indebolite dalla carenza di mezzi e di uomini, costringendole a barcamenarsi tra il rispetto della legge anche quando non sanziona e non previene il crimine, e la necessità di adempiere al proprio dovere istituzionale di reprimere la violenza e scongiurare l'eversione. Ciò inevitabilmente può portare a commettere errori di natura politica e strategica da parte di chi dovrebbe limitarsi a far rispettare la legge. Ciò si è verificato con una serie di divieti, annunciati e poi parzialmente smentiti, di manifestare sventolando le bandiere israeliane all'esterno dell'ingresso della Fiera del Libro di Torino e di ogni forma di manifestazione nella giornata inaugurale l'8 maggio quando interverrà il capo dello Stato Napolitano. Perché è assolutamente sbagliato limitare l'affermazione esplicita e pubblica della condivisione del diritto alla vita di uno Stato pienamente legittimato dall'Onu. Così come è fuorviante mettere sullo stesso piano chi difende il diritto alla vita di Israele e coloro che, adottando le posizioni degli estremisti palestinesi, di fatto negano tale diritto.
Facciamo bene attenzione a non incorrere nell'errore di immaginare che l'insieme della vicenda di esaurisca nei furori eversivi di pochi incappucciati. Questi sono l'espressione operativa di un'ideologia laicista, vetero-comunista, anti-globalista e filo-islamica che ha una presenza anche militante nel mondo della po-litica, della magistratura e dell'università, che strumentalizzano la legalità per destabilizzare lo stato di diritto e disgregare le fondamenta della civiltà occidentale. È con questa realtà subdola e letale che dobbiamo confrontarci se vogliamo veramente impedire che dopo il rogo delle bandiere israeliane ci ritroveremo ad assistere all'assassinio degli ebrei, poi alla persecuzione dei cristiani, quindi alla sottomissione di tutti i musulmani che non sono a immagine e somiglianza dei burattinai del terrorismo islamico, infine al tracollo della nostra nazione e della nostra civiltà. Tutto questo è già accaduto in Medio Oriente all'indomani della nascita di Israele il 14 maggio 1948. E tutto ciò rischia tragicamente di riproporsi anche nell'Italia e nell'Occidente succubi del relativismo etico e prostrati al nichilismo islamico.

Sì alle bandiere che bruciano, s' al corteo del 10 maggio dei centri sociali, proibita solo la bandiera di Israele. La protesta del PdL, nella cronaca di Vera Schiavazzi dal CORRIERE della SERA. Se ci giungerà notizia di altre proteste, da latre forze politiche, le pubblicheremo. Per ora, silenzio assoluto.

TORINO — Tutte le manifestazioni saranno vietate nel giorno dell'inaugurazione della kermesse libraria. Ma chi vuole sostenere la scelta di Israele non demorde, ed è quindi prevedibile che le bandiere bianche e azzurre si vedranno lo stesso: il tam tam dei promotori incoraggia a sventolarle davanti alle biglietterie. Ieri, il prefetto Padoin ha precisato che non è vietata «la bandiera in quanto tale», ma le sue parole, dopo quelle del Questore Berrettoni («Nessuna manifestazione, nessun presidio, ragioni di ordine pubblico»), sono state oggetto di una lettera di protesta di due esponenti del Pdl, Mantovano e Quagliarello al ministro dell'Interno Amato: «Torino è stata al centro di manifestazioni antisemite ed è quindi sacrosanto che si colga l'occasione della Fiera per ribadire il no ad ogni censura verso uno Stato libero. Confidiamo che Amato voglia intervenire per chiarire l'eccesso di zelo di un funzionario». Nessun divieto per ora, alla manifestazione nazionale dei centri sociali e di Free Palestine contro la Fiera prevista per il 10 maggio.

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