Perché Unifil 2 non funziona intervista all'analista libanese Roger Bou Chahine
Testata: L'Opinione Data: 30 aprile 2008 Pagina: 0 Autore: Stefano Magni Titolo: «Unifil rispetta il mandato. Ed è questo il problema»
Da L'OPINIONE del 30 aprile 2008:
Unifil sta favorendo Hezbollah? No, la missione Onu fa bene il suo lavoro, anche cooperando con l’esercito libanese e con la stessa Forza di Difesa Israeliana. Così risponde il ministro degli Esteri uscente Massimo D’Alema, dopo la prima replica della portavoce di Ban Ki-moon, alle accuse del quotidiano israeliano Haaretz del 28 aprile, secondo cui la forza multinazionale, presente nel Sud del Libano e comandata dal generale Claudio Graziano, starebbe coprendo il riarmo di Hezbollah, nascondendo informazioni al Consiglio di Sicurezza. Secondo D’Alema, infatti, la missione Unifil sta operando nel pieno apprezzamento di tutte le parti coinvolte e in conformità con le disposizioni della Risoluzione 1701 dell’Onu. “Se leggiamo quel che sostengono D’Alema e il generale Graziano, forse possiamo dar loro ragione: agiscono in conformità al loro mandato” - commenta Roger Bou Chahine, libanese, direttore dell’Osservatorio Geopolitico sul Medio Oriente (Ogmo) - “Il problema è a monte: è sbagliato il mandato. La Risoluzione 1701 segna lo stravolgimento delle precedenti posizioni dell’Onu che chiedevano, prima di tutto, il disarmo delle milizie sciite. E non dobbiamo mai dimenticare che l’artefice della nuova politica in Libano è D’Alema: chiedere a Hezbollah di non entrare nel territorio a Sud del Litani e contemporaneamente stringere accordi sul terreno con coloro che dovrebbero essere controllati e disarmati.
E così oggi il Libano si trova schiacciato in mezzo alla prepotenza delle milizie sciite da una parte e dell’inerzia dell’Onu dall’altra”. E’ l’esercito libanese che dovrebbe disarmare gli irregolari, ma, secondo Bou Chahine, non ne ha la possibilità: “Non lo si può pretendere, dal momento che l’esercito, il presidente, il governo e il parlamento del Libano, non hanno la forza di prendere iniziative del genere. Come si fa a pretendere che i regolari libanesi si scontrino con le milizie filo-iraniane, quando la metà di essi sono sciiti loro simpatizzanti? Per l’Onu è facile dire ‘questo non è il mio compito’, ma allora a cosa serve? L’Onu non ci ha protetto: intervenendo dopo la guerra, ha lasciato il Paese nel caos. Dopo la guerra sono state uccise decine di persone, il meglio della classe politica libanese”. Tuttavia, D’Alema a difesa della missione, ritiene che dall’agosto del 2006 non si spara più un colpo, a testimonianza dell’efficacia dell’azione. “Hezbollah non ha più sparato un colpo perché, dopo la guerra, le sue milizie erano distrutte, come il resto del Paese” - ribatte Bou Chahine - “Al suo leader Nasrallah non conveniva altro: un intervento dell’Onu che si ponesse come forza di interposizione e gli lasciasse il tempo di riarmarsi.
Ora il Partito di Dio ha addirittura creato un suo sistema telefonico, ha ricostituito il suo Stato parallelo, con un suo apparato di sicurezza: tre giorni fa è stato fermato un membro del Partito Socialista francese che era in visita a Beirut ed è stato interrogato da Hezbollah, non dai servizi segreti libanesi”. Con il nuovo governo sarebbe possibile cambiare linea? “Sì, se fosse ministro degli Esteri Franco Frattini. Pochi sono stati gli uomini e le donne che si sono esposti in prima linea per promuovere i migliori provvedimenti contro gli jihadisti. Frattini è uno di questi: in Europa ha proposto regole molto valide per contrastarli. E, contrariamente a D’Alema, conosce bene quel mondo”.
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