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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.04.2008 Vietate le bandiere di Israele a Torino
mentre è stata autorizzata la manifestazione antisraeliana degli autonomi

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 aprile 2008
Pagina: 13
Autore: Vera Schiavazzi - R. Riz
Titolo: «Torino, vietate le bandiere d'Israele - «È una scelta razzista La questura sbaglia» - «Agli amici ebrei dico: non portate vessilli»»
Dal CORRIERE della SERA del 30 aprile 2008, la cronacha di Vera Schiavazzi:

TORINO — La Questura di Torino vieta ogni manifestazione per l'8 maggio, giorno di inaugurazione della XXI Fiera del Libro. Non sarà autorizzato il previsto corteo dei centri sociali e di chi boicotta la Fiera per protesta contro la presenza di Israele come Paese ospite, ma neppure il presidio con le bandiere israeliane promosso dal gruppo romano «Appuntamento a Gerusalemme», lo stesso che aveva chiesto e ottenuto la presenza del Capo dello Stato in segno di solidarietà con la manifestazione libraria. «È un divieto assurdo, noi vogliamo soltanto salutare gioiosamente Napolitano con le bandiere del Paese ospite», la replica. Più prudente la posizione dell'Unione delle Comunità Ebraiche, che attende l'esito di un incontro fissato per oggi tra il suo presidente Renzo Gattegna e il Viminale. Già nei giorni scorsi, e in via informale, la Questura aveva «sconsigliato » a chi all'interno delle Comunità voleva enfatizzare il momento dell'apertura ogni iniziativa pubblica. Ora però il divieto totale potrebbe assumere il sapore di un'imposizione che rischia di mettere sullo stesso piano qualunque iniziativa, dai saluti con le bandierine ai cortei per il boicottaggio. «La cosa più importante per noi — spiega con diplomazia Claudia De Benedetti, che l'Ucei ha delegato alle vicende che riguardano la Fiera di Torino — è la gratitudine che vogliamo esprimere a Napolitano per la sua presenza. Ma siamo fiduciosi che si potranno vedere tante bandiere, portate dalle singole persone, sventolare alla Fiera nel giorno dell' inaugurazione».
Il sentiero della trattativa è stretto, strettissimo, e si gioca tutto sulle parole di ieri sera del questore Stefano Berrettoni: «Per esclusive ragioni di ordine pubblico saranno vietate tutte le manifestazioni fuori dal perimetro della Fiera. Ciò che accade all'interno non è di mia competenza e mi limiterò a prenderne atto per predisporre le misure opportune». Le bandiere con la stella di David vietate all'esterno, dunque, potrebbero ricomparire, magari più piccole, all'interno del Lingotto. Ma la tensione crescente a Torino ha suggerito anche alla presidenza della Repubblica una linea di estrema prudenza: il saluto inaugurale di Napolitano e la sua successiva visita ad alcuni padiglioni avverranno in una Fiera non ancora aperta al pubblico, alla sola presenza delle (pur numerose) autorità invitate per l'occasione, compresi naturalmente i rappresentanti dello Stato di Israele e delle Comunità ebraiche.
Polemiche e confronti ravvicinati tra amici e nemici di Israele potrebbero giungere però anche prima dell'8 maggio. Per lunedì e martedì prossimi, infatti, è in programma all'Università di Torino — nella sala lauree di Scienze Politiche — un seminario internazionale, «Le democrazie occidentali e la pulizia etnica in Palestina », che fin dal titolo dichiara in quale filone di pensiero politico e culturale intenda collocarsi. Il programma spiega il resto: da un lato intellettuali e docenti universitari come lo storico Sergio D'Orsi e il filosofo Gianni Vattimo (che ieri era all'Università di Bologna per un'altra iniziativa anti- Fiera), dall'altro esponenti del mondo arabo contrari alla presenza di Israele a Torino, come Tariq Ramadan. E per concludere, nel pomeriggio di martedì, una tavola rotonda con i vari comitati del «no»: No War, no Tav, no Dal Molin, no Fiera Libro. «Come Università, la nostra filosofia è quella della massima apertura al confronto — chiarisce il rettore Ezio Pelizzetti —. È un seminario a carattere scientifico. Del resto, siamo stati gli unici in Italia a ospitare insieme, ben due volte quest'anno, l'Università ebraica e quella palestinese di Gerusalemme».

Un'intervista a Ugo Volli, professore di Semiotica all'Università di Torino:

MILANO — «Ritengo un fatto grave che il questore abbia vietato le manifestazioni con le bandiere d'Israele l'8 maggio quando la stessa Questura ha autorizzato la manifestazione nazionale degli autonomi che si terrà il 10 maggio, cioè due giorni dopo l'inaugurazione della Fiera del libro e sempre a Torino.
Quello che sta accadendo è molto grave». Ugo Volli, professore di Semiotica all'Università di Torino, è a dir poco arrabbiato per il divieto di sventolare la bandiera d'Israele davanti al Lingotto.
Professore, per la Questura sono ragioni di sicurezza.
«Mi pare invece una scelta razzista.
Come aver obbligato, il 25 aprile a Milano, la Brigata ebraica a riporre le sue bandiere. Mi auguro che il nuovo ministro dell'Interno chiederà ragione di questi comportamenti ai questori di Torino e Milano».
Cosa intende fare l'8 maggio?
«Rispetterò il divieto ma sto pensando di presentarmi con la bandiera d'Israele nell'aula della facoltà di Scienze Politiche dove Gianni Vattimo e Angelo D'Orsi terranno il convegno "Pulizia etnica in Palestrina". Un appuntamento che è stato autorizzato senza problemi nonostante la violenza del titolo. Al solito due pesi e due misure. Voglio vedere se il questore mi impedirà di portare la bandiera con la stella di David in università».

E una alla sociologa Chiara Saraceno, che rilascia dichiarazioni scocertanti:  "Israele ha il diritto di esistere ma non come esiste ora", opinione a suo dire condivisa da Abraham Yehoshua.
Le bandiera di Israele dovrebbero restare a casa, sostituite da cartelli:  "magari per mandare dei segnali verso Israele stesso". Quali segnali ? "Ci sono altre strade oltre il muro contro muro".
Insomma, Chiara Saraceno difende il diritto di tutti, sostenitori  di Israele compresi,  a manifestare... contro Israele. Bella idea della democrazia !



MILANO — «Se fossi a Torino inviterei i miei amici ebrei a non andare a sventolare le loro bandiere l'8 maggio».
Chiara Saraceno, sociologa e saggista torinese, in questi giorni è a Berlino ma segue quanto sta accadendo intorno alla Fiera del libro con apprensione.
«Premesso che ciascuno ha il diritto di sventolare la bandiera che vuole, farlo in questo caso potrebbe essere rischioso».
Cosa teme?
«Che qualcuno colga l'occasione per provocare, che sia il pretesto per lasciarsi andare ad atti violenti. In certe situazioni, anche stimati colleghi rischiano di compiere delle stupidaggini».
Meglio lasciare a casa le bandiere.
«Io la penso come lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua: Israele ha il diritto di esistere ma non come esiste ora. Se le bandiere che verranno sventolate l'8 maggio significano "stiamo con Israele qualsiasi cosa faccia", motivo in più per lasciarle a casa. Sarebbe anche un gesto di pace e distensione nei confronti di chi chiede il boicottaggio della Fiera».
Niente vessilli, un'alternativa?
«Piuttosto dei bei cartelli per spiegare le proprie ragioni e magari per mandare dei segnali verso Israele stesso».
Quali segnali?
«Ci sono altre strade oltre il muro contro muro»

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