Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Ho fatto vincere i maoisti in Nepal, e se mi lasciaste fare con Hamas... l'involontaria autodemolizione di Jimmy Carter
Testata: La Repubblica Data: 29 aprile 2008 Pagina: 29 Autore: Jimmy Carter Titolo: «Se vuoi la pace tratta con il nemico»
La REPUBBLICA del 29 aprile 2008 riprende dal New York Times un incredibile articolo di Jimmy Carter. Che difende il suo fallimentare incotro con il capo di Hamas Khaled Meshal richiamandosi a un precedente "successo" della sua politica di "diaologo" incondizionato: la vittoria maoistanelle elezioni nepalesi !
Per chi volesse sorbirsi l'intero articolo di Carter, lo riproduciamo integralmente
Quantunque gli Stati Uniti avessero dichiarato che i rivoluzionari erano terroristi, il Centro Carter ha offerto il proprio contributo mediando tra le tre fazioni principali coinvolte: la famiglia reale, i partiti della vecchia linea politica e i maoisti. Nel 2006, a distanza di sei mesi da quando la dispotica monarchia era stata esautorata, è stato firmato un cessate-il-fuoco. I guerriglieri maoisti hanno deposto le armi, i soldati nepalesi hanno acconsentito a rimanere nelle loro caserme. Il Carter Center ha continuato a prodigarsi e a essere coinvolto, mentre varie nazioni – ma non gli Stati Uniti – e organizzazioni nazionali hanno iniziato a lavorare con le varie parti per riconciliare le controversie e organizzare le elezioni. I maoisti sono in procinto di coronare gli obiettivi che stavano loro maggiormente a cuore: abolire la monarchia, instaurare una repubblica democratica, porre fine alla discriminazione nei confronti degli "intoccabili" e di altri cittadini i cui diritti erano stati sistematicamente calpestati nel corso della Storia. Dopo la sorprendente vittoria alle elezioni del 10 aprile, i maoisti avranno un ruolo di primo piano nella stesura di una Costituzione e governeranno per due anni. Per gli Stati Uniti continuano a essere terroristi.
Ritornando a casa, dopo aver ricoperto le funzioni di osservatore alle elezioni svoltesi in Nepal, mi sono recato con mia moglie e mio figlio in Israele, con l´intento primario di acquisire quante più possibili informazioni con l´intento di sostenere l´incerta e dubbia iniziativa di pace avallata dal presidente Bush e dal segretario di Stato Condoleezza Rice. Benché sapessi che la politica statunitense ufficiale è quella di boicottare il governo di Damasco e i capi di Hamas, non ho ricevuto alcuna comunicazione contraria né alcuna forma di dissuasione in relazione al viaggio, tranne l´avviso che recarsi a Gaza avrebbe potuto essere pericoloso. Il Carter Center ha monitorato tre elezioni palestinesi, compresa quella per i seggi parlamentari del gennaio 2006. Hamas ha vinto in molte circoscrizioni municipali, guadagnandosi la reputazione di amministrazione efficiente e onesta e si è comportato sorprendentemente bene nella sfida legislativa, rimpiazzando il partito Fatah al governo. Dopo la vittoria, Hamas ha proposto un governo di unità nazionale con Mahmoud Abbas di Fatah in qualità di presidente e ha offerto a Fatah i principali ministeri, incluso quello degli Affari Esteri e delle Finanze. Hamas è stato dichiarato organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e da Israele e il governo palestinese eletto è stato costretto a sciogliersi. Alla fine Hamas ha ottenuto il controllo di Gaza e Fatah sta "governando" la Cisgiordania sotto il regime israeliano. Dai sondaggi di opinione risulta che Hamas sta metodicamente conquistando popolarità. Poiché se i palestinesi sono divisi non potrà esservi la pace, noi del Carter Center credevamo che fosse importante indagare a fondo le condizioni che consentirebbero ad Hamas di ritornare pacificamente nei negoziati. (Da un recente sondaggio condotto tra israeliani a conoscenza dei fatti è emerso che il 64 per cento di loro era favorevole a colloqui diretti tra Israele e Hamas). Parimenti, Israele non potrà pervenire a firmare la pace con la Siria se non sarà risolta la questione delle Alture del Golan. Anche in questo caso la politica americana consiste nell´ostracizzare il governo siriano ed evitare colloqui di pace bilaterali, andando contro ai desideri delle alte sfere israeliane. Abbiamo incontrato i leader di Hamas di Gaza, Cisgiordania e Siria che dopo due giorni di animate discussioni tra di loro hanno dato le seguenti risposte ai nostri suggerimenti miranti ad espandere le prospettive di pace: - Hamas accetterà qualsiasi accordo negoziato da Abbas e dal primo ministro israeliano Ehud Olmert a condizione che sia preventivamente approvato da un referendum palestinese o da un governo eletto. Il leader di Hamas, Khaled Mehal, lo ha riconfermato e ribadito, malgrado alcuni subalterni ne abbiano dato notizia contraria alla stampa. - Quando verrà il momento opportuno, Hamas accetterà la possibilità di formare un governo professionista - non di parte - di tecnocrati, per governare fino a quando non saranno indette le prossime elezioni. - Hamas scioglierà le proprie milizie a Gaza se potrà essere costituita una forza di sicurezza professionale non di parte. - Hamas permetterà al soldato israeliano Caporale Gilad Shalit, catturato dai militanti palestinesi nel 2006, di dare informazioni dirette con una lettera ai suoi genitori. Se Israele acconsentirà a uno scambio di prigionieri e ne libererà un primo gruppo, in attesa delle ultime liberazioni Shalit sarà inviato in Egitto. - Hamas accetterà un reciproco cessate-il-fuoco a Gaza, con l´aspettativa (non l´obbligo) che in seguito questo possa interessare anche la Cisgiordania. - Hamas accetterà il controllo internazionale del valico di Rafah tra Gaza ed Egitto a condizione che la chiusura dei cancelli sia affidata agli egiziani e non agli israeliani.
Oltre a tutto ciò, il presidente siriano Bashir al-Assad ha espresso il suo vivo desiderio di unirsi alle trattative con Israele per porre fine all´impasse riguardante le Alture del Golan, chiedendo soltanto che in tali colloqui siano coinvolti gli Stati Uniti e che i colloqui di pace siano resi pubblici. Tramite ulteriori consultazioni ufficiali con questi leader fuorilegge, potrebbe essere ancora possibile ridare vita e accelerare i colloqui di pace ormai immobili tra Israele e i suoi vicini. In Medio Oriente, come in Nepal, il sentiero per la pace passa per i negoziati, non l´isolamento.