Religione assassine Elie Barnavi
Traduzione di Monica Macchioni
Bompiani Euro 15
Due testi diversi ("Religioni assassine" e "Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede"), ma in certo modo legati dalla qualità dell’approccio, affrontano il tema religioso.
Il primo è Religioni assassine di Elie Barnavi. L’autore insegna storia all’Università di Tel Aviv e ha svolto funzioni diplomatiche per Israele. La tesi di fondo del libro, scandito in nove tesi e una conclusione, è che ogni religione, interpretata in maniera fondamentalista, è causa di guerre e di sangue. Se li si vuole evitare, egli scrive, rimane solo un approccio laico alla realtà, alla stessa fede. Solo una concezione "relativistica" è in grado di far coesistere convinzioni diverse in maniera pacifica. Barnavi parte dal presupposto che ogni religione è politica e, ancor più, che "ogni religione rivelata è una religione di guerra; cambiano solo le armi, e l’ardore nel servirsene". L’autore è pessimista su quello che viene chiamato "dialogo tra civiltà". Lo definisce "uno specchietto per le allodole" poiché "il punto di frattura è al cuore dei sistemi di credenza. Io mi sento molto più in sintonia con un musulmano illuminato che con un mio "correligionario" fanatico che osa comparare l’evacuazione della striscia di Gaza ad Auschwitz". La salvezza d’una religione sarebbe nella sua moderazione, ma questo non è possibile per le fedi che si fondano su testi sacri immutabili e regole inderogabili.
Corrado Augias
Il Venerdì – La Repubblica