Condivisibile al 100% l'editoriale del FOGLIO di oggi, 26/04/2008, a pag. 3, dal titolo " L'export dell'odio antisemita ". Oltre alle radici nel mondo arabo, l'odio antisemita, mascherato da odio antisionista, si radica anche in casa nostra. Perchè non scriverlo, facendo anche i nomi ? L'impresa è facile, basta sfogliare gli archivi di informazione corretta, sono quasi tutti lì, in bella fila. Se questo odio si è radicato anche nel nostro paese, qualcuno l'avrà pur seminato, e continua ad alimentarlo, non esistono solo gli imitatori del fondamentalismo islamico, ci sono i cattivi maestri. E' troppo pretendere che ne rendano conto ?
Dal mondo arabo islamico che importava antisemitismo occidentalizzante si è passati a un antisemitismo di matrice musulmana esportato in occidente. Ha giustamente parlato di “svolta” Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, a proposito della rivolta degli ambasciatori occidentali all’Onu contro il collega libico che aveva paragonato Gaza a un lager. Ma il Palazzo di Vetro resta una camera di risonanza della propaganda antisemita che spira nella umma. Dell’import-export ebraicida parla a lungo il rapporto redatto dall’Intelligence and Terrorism Information Center israeliano. Si spiega come l’antisemitismo non sia retorica, “è giustificazione intellettuale di programmi politici eliminazionisti”. Soprattutto se fino a una decina di anni fa l’antisemitismo era importato nel mondo islamico dall’Europa, con la traduzione dei “Protocolli dei Savi di Sion” e del “Mein Kampf”, “oggi non è più un prodotto di importazione, bensì di esportazione”. Si possono acquistare testi esplicitamente antisemiti inogni città araba, anche nei paesi dove non rimane quasi nessun ebreo. “Cancro”, “immondizia”, “veleno”, virus” e “rifiuti”, l’islamismo ha forgiato una sua semiotica antisemita. Secondo il direttore del Centro, Reuven Erlich, l’antisemitismo islamico fa ricorso sempre più spesso a temi di odio antiebraico propri, attraverso nefande interpretazioni della storia e delle scritture islamiche. Obiettivo di quest’antisemitismo “islamizzato”, secondo il rapporto israeliano, è quello di trasferire il conflitto contro lo stato ebraico da un contesto nazionale, che potrebbe essere risolto con un pragmatico compromesso, in una “lotta storica, culturale ed esistenziale per la supremazia dell’islam”. Come ha scritto Elihu Richter sul Jerusalem Post, se le pietre, i pugnali, i fucili, gli attentati suicidi, i razzi Qassam e i missili a lunga gittata sono l’hardware della odierna minaccia terroristica contro lo stato d’Israele, l’istigazione e l’indottrinamento all’odio ne sono il software. L'indottrinamento uccide.
Per inviare al Foglio il proprio parere, cliccare sulla e-mail sottostante.