Clima prebellico in Medio Oriente analisi sulle strategie della Siria e di Hamas
Testata: Il Foglio Data: 24 aprile 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Ecco che cosa colpirono gli israeliani in Siria, un reattore atomico»
Da Il FOGLIO del 24 aprile 2008:
Roma. La Siria ha costruito clandestinamente un reattore atomico al plutonio, fornito dalla Corea del nord, in grado di produrre una bomba atomica, ma l’impianto è stato distrutto dall’aviazione israeliana. Dopo pochi mesi dal misterioso raid israeliano in una località settentrionale della Siria, ieri la Cia ha dunque informato il Congresso americano – secondo quanto riporta il Wall Street Journal – che l’obiettivo colpito con successo era un reattore nucleare. La formalizzazione di questa notizia – già trapelata all’indomani del raid israeliano – e la sua comunicazione protocollare al Congresso agiranno pesantemente nei prossimi mesi sia nei rapporti tra il governo americano e Pyongyang – sino a oggi improntati a una prudente normalizzazione – sia nei confronti del governo di Bashar el Assad. La mossa della Cia mette anche in grave difficoltà i democratici e in particolare Barack Obama. L’anno scorso, infatti, Nancy Pelosi, poche settimane dopo essere stata nominata speaker del Congresso, effettuò un irrituale viaggio a Damasco da Bashar el Assad – l’Amministrazione Bush era infatti nettamente contraria – per dimostrare che era possibile una politica di appeasement con la Siria, chiave di volta della pacificazione del medio oriente, come indicato anche dalla Commissione congressuale presieduta da James Baker. Posizione ora sostenuta in particolare da Obama. Oggi la Cia vanifica quella strategia e ridicolizza la Pelosi perché rileva che, mentre lei dava fiducia come interlocutore affidabile a Bashar el Assad, questi stava costruendo addirittura una bomba atomica da affiancare a quella che l’alleato iraniano sta apprestando nelle sue centrali nucleari. La notizia conferma anche le intenzioni bellicose del governo di Assad che trovano conferma ogni giorno nel progressivo deterioramento della situazione in Libano. Questo evidente clima di escalation prebellica, rilevata anche dal corpo Unifil di stanza in Libano, protagonista di un episodio di attrito con alcuni hezbollah che scaricavano un camion di armi, è smentito da una notizia di fonte siriana ben poco credibile. Secondo l’agenzia Sham Press, infatti, Ehud Olmert avrebbe consegnato al premier turco Tayyp Erdogan – da anni impegnato nel tentare una mediazione tra Damasco e Gerusalemme – un messaggio destinato a Bashar el Assad in cui si dichiara disponibile a un ritiro totale dalle alture del Golan, occupate dal 1967. Ieri Ehud Olmert si è rifiutato di commentare la notizia ed è più che probabile che si tratti di una provocazione dello stesso governo siriano. Anche smentite ufficialmente, da tempo sono infatti in corso trattative sotterranee tra Gerusalemme e Damasco sul Golan e anche l’iniziativa di mediazione di Erdogan è sempre stata ben accettata da Olmert. La decisione di pubblicizzare una disponibilità così clamorosa e inaspettata a liberare un Golan che può essere pericolosissimo per Israele dal punto di vista militare – sovrasta infatti la cruciale Alta Galilea – da parte di un organo di stampa paragovernativo ha quindi l’aria di essere una classica mossa di disinformatija, arte in cui il regime siriano è versato. Valutazione confermata dall’esito disastroso del viaggio di Jimmy Carter a Damasco per incontrare Khaled Meshaal. Dopo il colloquio, l’ex presidente ha dichiarato che Hamas è pronta a riconoscere Israele e che era aperto il cammino verso la pace, ma Meshaal l’ha immediatamente smentito ribadendo che mai il suo movimento si piegherà a questa posizione. Ennesimo segnale inquietante.
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