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La Stampa Rassegna Stampa
23.04.2008 L'Ucoii non è "islam moderato"
anche Giuliano Amato sembra averlo capito

Testata: La Stampa
Data: 23 aprile 2008
Pagina: 13
Autore: Francesco Grignetti
Titolo: «Islam, Amato chiude agli estremisti»
Da La STAMPA del 23 aprile 2008:

Ci sarà anche il ministro Giuliano Amato, per rendere più solenne l’evento. Perché di evento si tratta. E’ nata in gran segreto - e l’annunciano oggi al Viminale - una confederazione di moschee e associazioni islamiche a prova di moderazione, perlopiù rappresentate da italiani ma non solo, che si candida a trattare con il prossimo governo per un «Concordato» tra Islam e Stato. Moderati, ragionevoli e senza l’Ucoii, l’unione delle comunità islamiche, la sigla più forte, quella più radicata tra gli imam, tacciata di simpatie per il fondamentalismo islamico.
L’Ucoii non volle firmare la Carta dei Valori che Amato aveva messo a punto. Ora la risposta: sono fuori dal percorso che il ministero immagina per arrivare a un’intesa. Il che comporterebbe enormi conseguenze. Sarebbero i rappresentanti della nuova confederazione a maneggiare i grandi finanziamenti che lo Stato riserva alle confessioni religiose (l’8 per mille), a guidare un milione di fedeli musulmani, a formare e governare i futuri imam, a gestire le moschee riconosciute, ad avere i diritti di accesso agli ospedali o alle carceri e persino ai cimiteri.
Ci sono voluti mesi di discussioni tra sette personalità di quella che fu la Consulta islamica, scelti da Beppe Pisanu e poi confermati nell’incarico da Amato, per elaborare la piattaforma comune che verrà illustrata oggi al ministero dell’Interno. Di loro parlano più di ogni cosa le biografie: Souad Sbai, combattiva presidentessa delle donne marocchine, giornalista, neodeputata Pdl; Yahya Pallavicini, leader dell’associazione milanese Coreis, molto ben visto in Vaticano come figura di dialogo tra le religioni; l’ex ambasciatore Mario Scialoja in rappresentanza della Grande moschea di Roma, moderato per eccellenza; Gulshan Antivalle (presidente della comunità ismailita italiana) e infine lo scrittore iracheno Younis Tawfik, il marocchino Mohamed Saady (presidente dell’associazione Anolf, strettamente legata alla Cisl) e il giornalista pakistano Ejaz Ahmad.
L’intento è di lanciare un appello per fortificare questa rete di gruppi e individui moderati. «Il nostro sarà un appello rivolto a tutti gli islamici, nessuno escluso», spiega Yahya Pallavicini. Avrebbero dimostrato interesse l’Unione musulmani d’Italia di Abdelaziz Khounati - che raccoglie una quarantina di centri di preghiera soprattutto nel Nord Italia, e si distingue esplicitamente dall’Ucoii - oppure Abdelkarim Hannachi, docente tunisino all’università di Ragusa. Ma intanto il primo passo, quello più evidente, è la divisione intervenuta nel mondo islamico tra Ucoii e resto della Consulta.
C’è da ricordare che non è questo il primo tentativo di formare un Consiglio di associazioni, passo indispensabile per intavolare le trattative con lo Stato in vista dell’Intesa. Nel 1998 ci provarono con un Consiglio islamico d’Italia, che però abortì in quanto l’Ucoii aveva un ruolo preponderante e molte sigle moderate se ne tennero fuori. Gli ambasciatori della Lega Araba, peraltro, lo scomunicarono. E ogni trattativa fu congelata verso tempi migliori.
Questa volta ci si riprova. «Ma è davvero troppo presto - dice la marocchina Sbai - per parlare di intesa con lo Stato. Intanto parliamo di Carta dei Valori, che è una piccola sintesi della Costituzione italiana. Chi non l’ha firmata, ovviamente non ci sarà. D’altra parte se non si è d’accordo sull’uguaglianza tra uomo e donna che mi sembra il minimo...».

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