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Libero Rassegna Stampa
23.04.2008 Il nazismo rinasce fondamentalista islamico
recensione del libro di Walter Laqueur "Fascismi. Passato, presente, futuro"

Testata: Libero
Data: 23 aprile 2008
Pagina: 28
Autore: Francesco Perfetti
Titolo: «Dalla birreria alla moschea. La rinascita del nazismo»
Da LIBERO del 23 aprile 2008:

Ai tempi della guerra del Golfo il presidente americano George Bush non esitò a definire "fascista" Saddam Hussein. E lo fece con grande scandalo della sinistra occidentale. Poi, la stessa accusa di fascismo fu rivolta dallo stesso Bush ai movimenti islamici di tipo o di ispirazione fondamentalista. Certamente l'uso del termine «fascista» di per sé potrebbe non significare molto, soprattutto se l'epi teto è usato, come lo usò il presidente degli Stati Uniti, con una forte e implicita carica polemica. Quel termine è stato strautilizzato. A proposito e a sproposito. Fino al punto che, ormai a livello storiografico, non consente più di identificare i connotati del fascismo storico. È diventato, per colpa della ideologia politica soprattutto marxista e azionista, un termine offensivo con il quale denunciare od attaccare gli avversari politici. Gli esempi non si contano. I comunisti, per farne appena qualcuno, chiamarono fascista il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, gli anticomunisti usarono il termine per Stalin, il quale a sua volta definì fascisti i socialdemocratici. L'utilizzazione in negativo della parola «fascista» ha finito per gettare nel discredito anche l'antifascismo. Quello vero, serio, onesto. Non già l'an tifascismo da fronte popolare. E il discredito dell'antifasci smo ha fatto sì che un numero sempre maggiore di democratici se ne allontanasse. Lo ha sottolineato con forza, e molto bene, nel suo ultimo libro intitolato: "Fascismi. Passato, presente, futuro" (Tropea, pp. 352, euro 21) , Walter Laqueur , uno dei maggiori e indiscussi studiosi, a livello internazionale, di storia contemporanea. Questo pensatore tedesco di famiglia ebrea, il cui nome è legato agli studi sulla repubblica di Weimar e il terrorismo internazionale, ha svolto senza mezzi termini una sorta di requisitoria nei confronti di questo antifascismo strumentale e degenerato: «L'antifascismo fasullo aiutava i fascisti, talora dando una pubblicità smodata a piccole sette e talvolta etichettando di nazismo persone e cause che con esso nulla avevano a che fare». L'antifascismo strumentale

L'antifascismo fasullo, insomma, ha operato nella politica contemporanea in modo tale da eclissare e mettere da parte l'antifascismo vero, nobile e autentico così come, secondo la famosa legge di Gresham, in un paese dove circolano due monete è proprio la cattiva moneta a scacciare la buona. Laqueur ha osservato, con una battuta caustica, che «il fascismo assomiglia alla pornografia per la sua difficoltà, magari per l'impossibilità, di definirlo in un modo legalmente e operativamente valido» ma ha anche aggiunto una considerazione illuminante: «Chi ha esperienza, se lo vede sa di che cosa si tratta». E leggendo il suo libro che offre un quadro lucido e stimolante delle questioni teoriche e dei problemi storiografici relativi al fascismo, al neofascismo e al postfascismo - ci si rende conto che la denuncia del presidente americano Bush era tutt'altro che campata in aria. La più pericolosa, anche se non l'unica, forma di fascismo oggi operante nella società contemporanea è, infatti, quella rappresentata dal fondamentalismo islamico. Questo si presenta, di fatto, come un vero e proprio movimento politico, prima ancora che religioso: un movimento radicale, militante e fanatico. Un movimento che si propone di imporre le proprie convinzioni con la forza e con l'uso spregiudicato della violenza. Laqueur ricorda che già nel 1937 uno scrittore tedesco di religione cattolica etichettò il nazismo come una nuova forma di islamismo politico e giunse persino a tracciare un parallelismo fra Hitler e Maometto. Naturalmente si trattava di una esagerazione dal momento che il paragone regge non in relazione all'islam ma al fondamentalismo islamico. Scrive in proposito Laqueur: «L'islamismo (non l'islam in sé) è oggi la principale forza mondiale che mira apertamente all'espansioni smo, all'egemonia e all'espor tazione della rivoluzione, invocando la jihad, una guerra santa contro i nemici interni ed esterni. In questa guerra, che è poi la lotta contro le altre culture, non possono esserci compromessi. La jihad è il punto d'avvio e l'essenza del radicalismo islamico». Tra il fascismo storico e alcune espressioni dei movimenti islamici più radicali al potere o all'opposizione (cioè il fondamentalismo islamico) esistono alcune somiglianze che appaiono davvero eccezionali: populismo, convinzione di possedere la volontà assoluta, contrapposizione sia alla democrazia sia al liberalismo, antisemitismo, natura aggressiva, vocazione espansionistica. Precisa Laqueur: «Per questi estremisti, l'islam non è solo una religione, ma anche un sistema sociale e politico onnicomprensivo, da cui è vietato deviare e che non è possibile cambiare o riformare. Le somiglianze fra gli estremismi

Pur non avendo un Duce o Führer unico, esiste un leader spirituale (o una leadership collettiva), coi suoi aiutanti designati che svolgono ruoli simili. Non c'è un partito politico che abbia il monopolio del potere, ma la moschea incarna la medesima funzione per quanto attiene alla mobilitazione e all'indottrinamen to ideologico delle masse». Il fascismo storico fu un fenomeno sostanzialmente europeo e la sua epoca si è conclusa nel 1945 malgrado la sopravvivenza di qualche epigono neofascista o neonazista. Il radicalismo islamico è, invece, un fenomeno che nasce e opera in uno spazio e in un tempo diversi e ha una sua specificità indigena. Il fascismo era - per usare ancora una espressione di Walter Laqueur - un «figlio bastardo di un determinato periodo storico» con scarse possibilità di riproporsi nella società contemporanea e futura. Il radicalismo islamico (se non si vuole usare l'espressione «fascismo islamico» per non offendere i sentimenti degli islamici moderati) è, al contrario, un pericolo attuale. Un pericolo per la sopravvivenza della libertà. E delle istituzioni democratiche.

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