Hamas ribadisce il rifiuto di riconoscere Israele tre quotidiani lo scrivono
Testata:Corriere della Sera - Il Sole 24 Ore - Avvenire Autore: la redazione Titolo: «Hamas non riconosce lo Stato ebraico - Non riconosceremo mai Israele - Hamas offre una tregua di 10 anni»
Il titolo del CORRIERE della SERA del 22 aprile 2008, "Hamas non riconosce lo Stato ebraico", è corretto. Certamente non è una novità, ma l'unica notizia vera è questa.
L'articolo, che di seguito riportiamo, è sostanzialmente corretto, ma non molto chiaro. Per esempio, non chiarisce che "il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi" sarebbe secondo Hamas il "diritto al ritorno" in Israele, che pertando scomparirebbe come Stato ebraico. Non riporta la precisazione del portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri, che poco dopo le dichiarazioni di Carter ha chiarito che il gruppo terrorista islamista non si riterrebbe comunque vincolato dall'esito di un referendum palestinese. Non precisa, per altro, nemmeno che il referendumdovrebbe coinvolgere secondo Hamas anche i palestinesi nei campi profughi fuori da Cisgiordania e Gaza, maggioritariamente attestati su una linea politica oltranzista. Né menziona le parole di Carter nell'intervista al New York Times successiva alla conferenza stampa, che hanno ridimensionato l'ottimismo di quest'ultima: "non posso affermare che ci sia stata un' apertura sostanziale né che Hamas farà ciò che mi ha detto".
Ecco il testo completo.
DAMASCO — Hamas apre al negoziato con Israele ma ribadisce che non ha intenzione di riconoscere lo Stato ebraico. In una conferenza stampa a Damasco, il leader in esilio Khaled Meshaal ha assicurato ieri che il movimento islamico è pronto ad accettare la creazione di uno Stato palestinese «entro i confini del 1967» e ha offerto una tregua di 10 anni se Israele si ritirerà dai territori palestinesi. «Accettiamo uno Stato palestinese entro i confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme capitale, uno Stato sovrano senza insediamenti, così come il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, ma senza il riconoscimento di Israele», ha affermato Meshaal. Le sue dichiarazioni, le prime dopo i due incontri con Jimmy Carter, sono in linea con quanto anticipato poco prima dall'ex presidente Usa, impegnato in una tornata di colloqui per convincere Hamas ad appoggiare il negoziato in corso tra il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, e Israele. Carter ha sostenuto che Hamas è pronta a riconoscere il diritto di Israele «di vivere al fianco» del futuro Stato palestinese, se il negoziato di pace sarà approvato con referendum dai palestinesi. Meshaal ha assicurato che Hamas «rispetterà la volontà della nazione palestinese, anche se va contro le convinzioni» dell'organizzazione. «Ci rifiutiamo di parlare direttamente con gli israeliani», ha però aggiunto, «ci sono negoziati indiretti riguardo il caporale israeliano Shalit (catturato dai palestinesi nel 2006) e uno scambio di prigionieri. Ma poniamo il veto a negoziati diretti».
Corretto e più completo l'articolo del SOLE 24 ORE "Non riconosceremo mai Israele", che riporta le dichiarazioni di Abu Zuhri.
Corretta anche la cronaca di AVVENIRE ("Hamas offre una tregua di 10 anni"), che riportiamo:
H amas è disposta ad accettare, pur fra molte condizioni, la creazione di uno Stato palestinese che dovesse nascere da un accordo di pace fra Israele e l’Anp del presidente Abu Mazen, ma in nessun modo intende riconoscere lo Stato di Israele. Al massimo, dopo il ritiro, è disposta a concedere «una tregua di 10 anni». Si conclude così con un sostanziale nulla di fatto la faticosa missione in Medio Oriente dell’ex presidente americano Jimmy Carter, che ha tentato fino all’ultimo di accendere un lumino nel tunnel del conflitto scegliendo di incontrare come nessun’altro leader occidentale aveva fino ad ora osato fare, l’intera dirigenza di Hamas: quella residente a Gaza e l’altra, in esilio in Siria. Ma è proprio da Damasco che ieri pomeriggio, attraverso la voce del capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, è stata spazzata via quell’esile speranza che una frase di Jimmy Carter era sembrata alimentare. I leader di Hamas, ha affermato Carter, «accetterebbero uno Stato palestinese costruito sui confini del 1967, qualora fosse approvato dal popolo palestinese attraverso un referendum condotto in modo libero. Ciò significa – ha aggiunto – che Hamas non saboterà gli sforzi di Abu Mazen di negoziare un accordo» con il premier Ehdu Olmert. Poi l’ex presidente ha aggiunto: «Non c’è dubbio che sia i Paesi arabi che i palestinesi, incluso Hamas, sarebbero pronti a riconoscere il diritto di Israele a vivere in pace» qualora si ritirasse al di là dei confini occupati nel 1967. Un’affermazione interpretata come l’inattesa apertura del movimento integralista di riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Ma nel pomeriggio da Damasco Khaled Meshaal ha spento gli entusiasmi: «Noi accettiamo uno Stato palestinese che sia pienamente sovrano all’interno dei confini del 4 giugno 1967 – ha puntualizzato – con Gerusalemme capitale, con il ritorno dei profughi e senza le colonie (israeliane), ma senza alcun riconoscimento di Israele ». In cambio del ritiro, Hamas è disposto soltanto a concedere allo Stato ebraico «una tregua di 10 anni». Anche sul riconoscimento dello Stato palestinese sono poi giunti pesanti distinguo. Secondo Abu Zuhuri, portavoce di Hamas, si tratterebbe «di uno Stato provvisorio ». E in quanto al referendum, «dovrebbero parteciparvi anche i palestinesi in esilio: a queste condizioni Hamas non si opporrebbe, anche se non si sentirebbe obbligato a riconoscerne i risultati ».
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