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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.04.2008 Seder di Pesach 5768
il tema dell’esilio nella Haggada, di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 19 aprile 2008
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Seder di Pesach 5768»
Seder di Pesach 5768: il tema dell’esilio nella Haggada

Si approssima Pesach e, mentre ci prepariamo a leggere a tavola la nostra Haggada, il nostro pensiero ritorna alle vicissitudini di quella Haggada gloriosa del XIV secolo, che lascio’ la Spagna insieme al suo proprietario e fece tappa a Venezia dove fu venduta alla biblioteca di Sarajevo, la storia racchiusa in quel libro venerabile cosi’ bello e cosi’ prezioso con tutte le sue stelle e i suoi fili d’oro, d’argento e di bronzo, espressione dell’amore degli Ebrei per la luce, la luce che si irradia alta e luminosa, sia dal candelabro a sette bracci e sia dalla Channukia, come dalle candele del Sabato, quel libro che ha resistito per secoli all’urto e all’usura del tempo per stupirci ancor piu’, come di fronte a storie che sembrano fantastiche, tra realta’ e sogno, ma che invece sono accadute nella realta’.

 Nella Spagna dell’Inquisizione, con il matrimonio di Isabella d’Aragona e Ferdinando di Castiglia, tra battesimi forzati di massa, roghi dell’Inquisizione e terrore, fra le mura domestiche c’e’ una famiglia in fuga, non c’e’ tempo d’aspettare che il pane lieviti, bisogna partire immantinente, si deve salvare la vita  e quel libro di Pesach, letto gia’ da generazioni, testimonianza di un legame, di un patto eterno da rispettare con le future generazioni, a cui si trasmette  la storia del popolo ebraico dai tempi della  schiavitu’ in Egitto fino alla Terra Promessa. Quel libro ha superato mille traversie nella dura e lunga marcia degli ebrei Sefarditi, attraverso i Pirenei..... e poi attraverso le Alpi, fino a Venezia finalmente.....

Ora, siamo tutti pronti per la cena, con il caposeder troppo giovane e agitato  che ripassa tra i molti libri il suo ruolo che interpreta per la prima volta a tavola, in cui, come in un flash back, indietro, riaffiorano le rimembranze della fuga dall’Egitto, si rivive  il tempo, un tempo che le passate generazioni hanno gia’ vissuto, un ripercorrere a ritroso con la testa girata all’indietro le vicende passate che ognuno ha esperito di persona e sulla propria pelle, per trasmetterle di nuovo nel presente e nel futuro....

 Il tema dell’esilio, e’ un tema ricorrente e sempre attuale nella vita, come nel cinema e nella letteratura. Intere generazioni hanno letto e apprezzato la grandezza poetica e morale di Dante che, condannato alla confisca dei beni e all’espulsione dalla sua Firenze, con la sconsolatezza e con la morte nel cuore, prese la via dell’esilio costretto a “lasciare ogni cosa diletta piu’ caramente” e con un groppo alla gola, condannato a provare ”come sa di sale lo pane altrui e come e’ duro calle lo scendere e il salir per l’altrui scale”. La tragedia che colpi’ Dante e’ la stessa tragedia delle erbe amare e le lacrime salate  dell’esilio che s’e’ ripetuta un numero iperbolico di volte per il popolo ebraico la cui storia, attraverso i millenni,  dalla dispersione alla rifondazione dello stato d’Israele si e’ intessuta in un fatale intreccio con il tema dell’esilio, il comune denominatore che da sempre ha accompagnato gli Ebrei attraverso la diaspora, le vicissitudini e i travagli delle loro vite. E, quando non c’era piu’ tempo di fronte ad un pogrom incombente e minaccioso, pronto a ghermire vite umane di cui, quando se ne respirava il sentore nell’aria, ed il cuore palpitava forte, era gia’ troppo tardi per prepararsi, e il tempo stringeva e si doveva far presto per portarsi in salvo, si coglieva al volo un momento solo per afferrare il Libro, farlo scivolare sotto le vesti e nasconderlo, salvarlo come la cosa piu’ preziosa da tramandare ai figli anche se si sapeva bene che chi ne fosse stato trovato in possesso, rischiava il rogo. E’ questa un’azione che s’e’ ripetuta, attraverso lo scorrere del tempo e ha scandito il tema dell’ esilio, fino alla rifondazione dello stato di Israele il 14 maggio 1948.

  Ogni esilio era costellato per gli Ebrei dalla speranza di rinascita in un’altra terra di passaggio, e chissa’ dopo, forse nella propria terra a Gerusalemme. Fino a che, gli Ebrei, nel volgere dei millenni e con l’invincibilita’ della loro ferma volonta’, sono potuti infine ritornare la’ da dove erano venuti, per rifondare di nuovo il loro stato, nell’antica sede degli avi, in Israele, una gemma scintillante nelle dune del deserto.

Quante volte hanno costruito le sinagoghe e quante volte hanno adornato di ricami e incastonato con pietre preziose gli arredi sacri e i libri? Un’infinita’ di volte e ogni  volta, queste testimonianze sono state saccheggiate e distrutte e con loro, le sinagoghe e i cimiteri, e sempre in fuga gli Ebrei hanno portato con se’ la Haggada per poterla leggere e recitare nelle sere dei Seder di Pasqua, seduti a tavola imbandita con tutti i simboli della vita, il dolce e l’amaro, e in famiglia con gli amici e sempre con quel posto vuoto, apparecchiato, pronto ad essere occupato da un inaspettato ospite.

 Quel posto vuoto che e’ nell’ Ebraismo il simbolo dell’ospitalita’, un tema assai caro ai popoli dell’antichita’ e al cui significato, a Roma, Ovidio ha dedicato nelle Metamorfosi l’episodio di Filemone e Bauci, salvati e trasformati in alberi da Giove per la gratitudine di averlo ospitato nella loro casa, quando tutti gli usci gli si erano chiusi in faccia...

 Il Seder si inizia a tavola con la lettura della Haggada dove, in un piccolo spazio di pagine e’ compressa la storia gia’ dilatata e vissuta nel corso dei millenni di un popolo pervicace e glorioso la cui esistenza e’ raccontata nel Libro dove si perpetua la sua cultura e la sua poesia, nelle parole scritte della sua lingua e nella vivacita’ dell’immaginazione con cui ogni commensale fantastica, stando seduto a tavola....Le Chaim! Alla vita!

Piera Prister Bracaglia Morante


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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