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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Gianluigi Solla Marrani. Il debito segreto. 17/04/2008

Marrani. Il debito segreto. Gianluigi Solla

Marietti Euro 14

Agli amici che tornavano dal funerale "fu offerto un bicchier di vino". Del resto, grandi beni da dividere non ce n’erano, giacchè il lascito comprendeva solo "alcuni libretti, qualche piccola incisione su rame, pezzetti di lenti tagliate, strumenti per polirle".

Povertà esemplare, quella di Baruch Spinoza, come si addiceva a un filosofo ai margini del mondo. Forse il primo che avesse scelto liberamente d’insediarsi in un nuovo territorio, al di fuori delle fedi rivelate. A torto o a ragione, Spinoza impersona uno dei miti più ambigui della modernità: è il marrano per eccellenza, transfuga dall’ebraismo ma ribelle anche ai dogmi cristiani. E’ irregolare, irriverente, prodigiosamente costretto a essere libero poiché incapace di appartenere.

"Marranesimo" è peraltro metafora impropria, che nasce da un’ingiuria. Secondo l’etimologia vulgata, marrano vale "porco", forse dall’arabo Muharram, "(cibo) proibito", ed era l’epiteto con cui venivano gratificati gli ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo, ma sospettati di rimanere in qualche modo leali alla propria antica fede.

Certo, tra l’aristocrazia intellettuale di Spinoza e i patimenti, le mezze verità di decine e decine di migliaia di "marrani qualunque", la differenza è enorme. Eppure, una continuità non solo biografica lega l’autore del "trattato teologico-politico" e dell’"Etica" alla schiera anonima di quanti furono costretti a giocare a rimpiattino tra persecuzioni e speranze. E se il bisnonno di Baruch fu condannato a morte dall’Inquisizione (pena poi tramutata in carcere e corvé ai remi) per aver praticato di nascosto il giudaismo, il tratto distintivo del pensiero spinoziano, e marchio più generale del marranesimo, è per così dire l’esilio dall’esilio, l’affrancamento dalle antiche certezze, ma nato per errore, per una decisione originariamente non propria. Tanto più si mostravano ardenti cristiani per stornare da sé i sospetti, tanto meno i marrani potevano davvero credere ai riti esteriori, e così parecchi di loro smarrivano, nelle more di questo forzato viaggio dell’anima, anche il senso del giudaismo.

Nel suo breve saggio sui Marrani, Gianluigi Solla esplora il riverbero intellettuale del fenomeno. Il tono del lavoro è apodittico, e le fonti non vengono mai circoscritte ai loro esatti confini storici. D’altra parte a Solla non interessa una ricostruzione puntigliosa dei singoli episodi, ma piuttosto la fenomenologia di una "fede bastarda", lontana, per costrizione, dalle proprie origini e costantemente in bilico tra ostentazione e discrezione. Secondo l’autore, il marranesimo ha effetti corrosivi tanto per chi lo vive quanto per l’intera compagine sociale: "Marrano è in contraddizione con la fede, non semplicemente perché ne implica la perdita, ma perché contesta che se ne possa avere una sola". E’ davvero ironico che dalle angherie dell’Inquisizione sia nato questo gene della modernità, lo spaesamento di coloro che, a forza di simulare, credono a metà, o forse esibiscono soltanto la certezza della propria lacerata, umanissima vicenda biografica.

Giulio Busi

Il Sole 24 Ore


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