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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
17.04.2008 In Libano i soldati italiani devono poter reagire
Berlusconi vuole cambiare le regole d'ingaggio

Testata: La Repubblica
Data: 17 aprile 2008
Pagina: 5
Autore: Alberto Mattone
Titolo: «"Da rivedere le regole d´ingaggio in Libano"»
Da La REPUBBLICA del 17 aprile 2008:

ROMA - «Esamineremo attentamente le regole d´ingaggio dei nostri soldati in Libano. Sono in una situazione particolare, perché non possono reagire in determinate circostanze». L´aveva annunciato durante la campagna elettorale. Ed ora che è premier in pectore, Silvio Berlusconi conferma che i militari della missione Unifil II dovranno rivedere le modalità operative sul terreno. Ma a stretto giro gli risponde il ministro della Difesa, Arturo Parisi: «Le regole d´ingaggio vengono decise dall´Onu».
È la prima presa di posizione del Cavaliere sulle nostre missioni internazionali. Ed è, probabilmente, un "assaggio" del cambiamento di rotta che opererà il nuovo governo di centrodestra in politica estera: più truppe e impegno nelle zone calde dell´Afghanistan, come chiedono Nato e Stati Uniti. E altri istruttori militari in Iraq. Nel primo vertice di maggioranza a palazzo Grazioli Berlusconi ha affrontato anche il nodo delle nostre missioni. Il leader del Pdl non intende ritirare le truppe dal Libano, come incautamente propose un mese fa l´ex ministro della Difesa Antonio Martino, provocando irritazione a Beirut e perplessità a Gerusalemme. Ma vuole chiarire ruolo e modalità operative dei soldati italiani, che guidano la missione che fermò la guerra tra Hezbollah e Israele.
«Ho avuto un colloquio telefonico con il presidente libanese - spiega Berlusconi - al quale ho garantito il sostegno per il rafforzamento della democrazia nel paese. Ciò non toglie - aggiunge - che esamineremo le attuali regole d´ingaggio dei nostri militari che, a volte, non hanno possibilità nell´azione di contrasto». La replica del Ministro della Difesa non si fa attendere. «In Libano - spiega Parisi - ci sono regole d´ingaggio valide per tutta la missione Unifil delle Nazioni Unite. La loro eventuale modifica spetta all´Onu».
L´annuncio di Berlusconi arriva in un momento delicato in Libano. Proprio ieri, Hezbollah ha accusato di "inerzia" la comunità internazionale di fronte alle quotidiane violazioni dello spazio aereo nel sud del Paese dei caccia israeliani, inviati a contrastare il traffico di armi che arrivano ai miliziani islamici. L´uscita del Cavaliere potrebbe preparare la svolta ad un impegno maggiore in Afghanistan. «Non c´è stata nessuna pressione degli Stati Uniti - assicura una fonte vicina al futuro premier - ma non è escluso che il prossimo governo invii più truppe a Kabul». Non solo: il nuovo inquilino di Palazzo Chigi potrebbe anche cambiare i nostri caveat (le regole e i limiti che definiscono l´azione dei militari), inviando così i soldati anche nelle zone calde del Paese, dove americani, inglesi e olandesi ingaggiano battaglie quotidiane con i taliban. E avviare un nuovo impegno in Iraq, spedendo a Bagdad altri consulenti militari.
«Il grande entusiasmo» con cui l´ambasciatore Usa, Ronald Spogli, saluta il ritorno del Cavaliere è rivelatore del nuovo clima che si è instaurato con l´alleato americano. A conferma che qualcosa si stia muovendo, è anche l´annuncio di un imminente vertice tra Berlusconi e il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer per parlare dell´impegno italiano a Kabul. «Noi - anticipa il sottosegretario di Stato americano, Kurt Volker - accoglieremo con favore qualsiasi contributo ulteriore che Roma darà in Afghanistan».

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