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La Stampa Rassegna Stampa
17.04.2008 Il Papa e Bush, accomunati dalla speranza nella libertà per il Medio Oriente
Maurizio Molinari intervista l'intellettuale cattolico Michael Novak

Testata: La Stampa
Data: 17 aprile 2008
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Scioglieranno insieme il nodo mediorentale»

Da La STAMPA del 17 aprile 2008

Michael Novak è il politologo americano più vicino al Vaticano e al tempo stesso il teologo cattolico più ascoltato dalla Casa Bianca. Fra gli oltre 9000 invitati alla festa di compleanno offerta da George W. Bush a Papa Ratzinger è forse quello che somma le migliori conoscenze di entrambi. Lo incontriamo poco prima che attraversi i cancelli neri al 1600 di Pennsylvania Avenue guardati dai marines in alta uniforme.
Che cosa hanno in comune il Papa cattolico e il presidente americano?
«Il fatto che credono fermamente nella speranza».
Verso dove la indirizzano?
«Sperano, e credono, soprattutto in un futuro di libertà e democrazia per l’intero Medio Oriente».
Perché?
«In quanto condividono un profondo amore della libertà, considerandola il più importante regalo di Dio agli uomini. Avere un Papa cattolico e un presidente credente evangelico che guardano al futuro volgendosi nella stessa direzione è un fatto di cui non può sfuggire l’importanza».
Questo significa che i disaccordi sulla guerra in Iraq che Bush ebbe con Giovanni Paolo II sono oramai superati?
«I disaccordi furono con Karol Wojtyla quando la guerra iniziò nel 2003. All’epoca nel presidente americano prevalse la necessità di far rispettare le risoluzioni dell’Onu sull’Iraq al fine di evitare che Saddam Hussein riuscisse a delegittimare le intere Nazioni Unite. Oggi la situazione in Medio Oriente è diversa. Bush e Ratzinger condividono l’idea di una Medio Oriente fondato sullo Stato di diritto, sulla libertà e sul rispetto dei diritti delle minoranze, a cominciare dal diritto di praticare la propria fede».
Fuori dallo scacchiere del Medio Oriente qual è l’altra aerea dove ritiene che le azioni dei due leader convergano di più?
«L’Africa. Tanto il Papa che il presidente hanno una forte passione per questo grande continente che rimane attanagliato dalla sofferenza, dalle malattie e dalla povertà. Credono nella possibilità che possa risollevarsi andando incontro ad una stagione di sviluppo e prosperità. Vogliono aiutarlo. Il presidente Bush sta dedicando molte risorse e molto tempo all’Africa e ciò coincide con l’agenda di Benedetto XVI. Credo che nei prossimi mesi vedremo intensificarsi l’interesse per l’Africa».
E che cosa invece distingue di più il Papa e il presidente?
«Il fatto che il Papa ha la formazione di uno studioso, un teologo, un pensatore che ha letto ed approfondito i tomi della conoscenza umana mentre la genesi del presidente Bush è assai differente. Si tratta di uomo più mondano a cui è capitato di sposare una bibliotecaria. Fu l’incontro con Laura a diventare un momento di svolta nella sua formazione. Certo, oggi sappiamo che Bush gareggia ogni mese con Karl Rove per chi riesce a leggere più libri e sappiamo anche che il presidente riesce a finire un libro al mese ma ciò non toglie che la sua formazione non è proprio quella di un teologo».

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