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Il Manifesto Rassegna Stampa
16.04.2008 Povero terrorista, rischia l'espulsione
il quotidiano comunista in difesa di uno dei sequestratori dell'Achille Lauro

Testata: Il Manifesto
Data: 16 aprile 2008
Pagina: 0
Autore: Orsola Casagrande
Titolo: «Sequestrò l'Achille Lauro, ora rischia di essere espulso»
Che i sistemi carcerari e il rispetto dei diritti umani nei paesi arabi lascino a desiderare (per esprimersi in modo molto eufemistico) è noto.
Il quotidiano comunista, in un articolo pubblicato il 13 aprile 2008,  però non si preoccupa di questo. Si preoccupa della sorte di un singolo ex detenuto in Italia: un terrorista della Achille Lauro. Il quale, scontata la sua pena, dovrebbe essere espulso dal nostro paese, forse verso la Tunisia.  Che però  "non rappresenta un paese sicuro".
La conclusione è che il terrorista, membro del gruppo che assassinò a freddo l'inerme Leon Klinghoffer perché ebreo, dovremmo tenercelo, magari concedendogli una cittadinanza premio per il periodo di soggiorno nelle patrie galere.
L'intero caso di Abdellatif Ibrahim Fatayer, questo il nome del terrorista, è presentato
 con toni pietistici. I sequestratori dell'Achille Lauro  non sembrano nemmeno responsabili delle loro azioni.  Volevano "rapire dei soldati israeliani in cambio della liberazione di alcuni prigionieri palestinesi", ma "le cose, poi, sono andate diversamente", e Klinghoffer venne assassinato dal "commando".

Ecco il testo completo:

In mezzo al clamore dei risultati elettorali rischia di consumarsi nel silenzio un vergognoso provvedimento in ultima istanza del governo uscente. Abdellatif Ibrahim Fatayer è palestinese. Ha scontato in Italia vent'anni di carcere per l'azione del Fronte di liberazione della Palestina, legato a Abu Abbas, sull'Achille Lauro. Allora Fatayer era, come i suoi compagni, molto giovane. Ha trascorso metà della sua vita in un carcere italiano. Nel 2005 è uscito in libertà vigilata a Perugia, sottoposto a obbligo di firma. Dall'8 aprile, cioè da quando anche l'obbligo di firma era terminato, Fatayer si trova rinchiuso nel centro di detenzione romano di Ponte Galeria. Una vicenda assurda ma reale. Con il giovane che rischia di essere espulso. Dove non è chiaro, visto che Fatayer risulta apolide. E' nato infatti in Libano, nel campo di Tall Al Zaatar, tristemente noto per la strage commessa dai siriani nel 1976. Ha visto uccidere il padre che cercava di proteggerlo dai militari davanti ai suoi occhi. Ha perso tanta parte della sua famiglia nella guerra del Libano e dopo. Il 7 ottobre del 1985 si è imbarcato sull'Achille Lauro con altri profughi palestinesi, per scendere al porto israeliano di Ishdud e rapire dei soldati israeliani in cambio della liberazione di alcuni prigionieri palestinesi. Le cose, poi, androno diversamente, con il commando che assassinò Leon Klinghoffer, un cittadino americano di origine ebraica. Ibrahim venne arrestato nella base Usa di Sigonella, in Sicilia, con i suoi compagni.
Per la Bossi Fini Fatayer rischia l'espulsione in Tunisia, paese di provenienza diretta nel 1985. «Ho già presentato ricorso - dice l'avvocato Sandro Clementi - alla Corte europea richiamandomi all'articolo 2 della convenzione per i diritti umani che riguarda il diritto alla vita». La Tunisia infatti non rappresenta un paese sicuro. «Ho presentato nell'ultimo anno e mezzo - spiega Clementi - venti ricorsi contro espulsioni di terroristi veri o presunti. E tutti sono stati accolti dalla Corte europea che a gennaio ha anche condannato l'Italia a risarcire alcuni miei clienti». L'Italia si è presa una bella strigliata da Strasburgo per i suoi comportamenti assai poco rispettosi nei confronti di cittadini che sono stati espulsi dal nostro paese e sono letteralmente scomparsi. Non solo, spesso, lamenta Clementi, le espulsioni avvenivano mentre il legale stava presentando il ricorso. La Corte europea ha ribadito a gennaio «il divieto assoluto di espulsione verso paesi che non garantiscano i diritti minimi - dice Clementi - ed è su questa base che ho presentato ricorso anche per Fatayer».
Da Ponte Galeria Fatayer attende con ansia la risposta della Corte europea e denuncia i modi vergognosi in cui è stato trattato. «Sono andato a firmare in questura - racconta - e mi hanno detto che ero un clandestino e che mi avrebbero mandato in un cpt e poi espulso». Clandestino dopo vent'anni di galera e tre anni di obbligo di firma. Teoricamente Fatayer potrebbe rimanere nel centro di detenzione fino a sessanta giorni, ma l'avvocato Clementi spera che la Corte europea «blocchi in via cautelare l'espulsione», proprio per i precedenti assai poco rispettosi dell'Italia. Nel decreto di questore e prefetto di Perugia si motiva l'espulsione di Fatayer, altro assurdo legale, sostenendo che il giovane è «soggetto dedito al delitto». L'appello degli amici di Fatayer è alla mobilitazione per impedire che questa decisione venga attuata.

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