Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Lotte di potere in Siria l'analisi di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 11 aprile 2008 Pagina: 13 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Siria, il giallo del cognato di Assad arrestato. «Tentato golpe»»
Dal CORRIERe della SERA del 10 aprile 2008:
WASHINGTON — A Damasco è l'ora degli intrighi. Assef Shawkat, capo dell'intelligence militare e cognato del presidente Bashar Assad, sarebbe stato posto agli arresti domiciliari. Una mossa clamorosa — rivelata da fonti del dissenso — legata a un presunto tentativo di golpe. La misteriosa vicenda, circondata da voci incontrollabili, inizia alla fine di febbraio. In quei giorni Imad Mughniyeh, capo dell'apparato clandestino dell'Hezbollah libanese, ha un incontro riservato con Bashar e gli rivela che suo cognato Shawkat vuole organizzare un colpo di Stato con l'appoggio americano. Una strana alleanza, visto che l'alto dirigente è finito nella lista nera degli Usa per il suo ruolo nelle trame mediorientali. Assad convoca la sorella Bushra e chiede spiegazioni, vuole vederci chiaro. L'atmosfera è tesa. Il 12 febbraio nuovo mistero: Mughniyeh viene ucciso dall'esplosione della sua vettura a Damasco. La sua presenza nella capitale era nota a poche persone e dunque l'Hezbollah pensa al tradimento. I sospetti si appuntano subito su Israele, ma si guarda in tutte le direzioni. L'inchiesta è affidata prima a Shawkat, e successivamente al generale Hafez Makhlouf, un cugino del presidente e membro di un clan influente. Una decisione che alimenta altre teorie sostenute soprattutto dagli avversari del regime. La prima è che Shawkat abbia avuto davvero un ruolo nell'eliminazione di Mughniyeh proteggendo i killer o armandoli lui stesso. Persino la moglie del dirigente Hezbollah non esclude un coinvolgimento siriano accusando Damasco di aver fatto muro nelle indagini. I militanti libanesi si agitano, conducono una loro inchiesta con l'appoggio di Teheran e usano metodi brutali per far parlare dei «testimoni ». L'ipotesi del tradimento trova qualche riscontro e soprattutto rende tutti diffidenti. Ieri nella spy story si apre un nuovo capitolo con un'altra pista per l'uccisione di Mughniyeh. I siriani — si racconta — hanno le prove che l'attentato è stato preparato a Damasco da un team dell'intelligence saudita. Una donna, da tempo residente nella capitale, avrebbe fornito le vetture al commando composto da siriani, palestinesi e giordani. Riad si sarebbe così vendicata di un attentato compiuto dall'Hezbollah nel 1996 e avrebbe fatto un favore a Washington. In un inseguirsi di colpi di scena la polizia siriana avrebbe arrestato un «funzionario saudita» coinvolto nell'operazione. È interessante rilevare che buona parte dei dettagli siano stati diffusi dall'agenzia iraniana Fars, vicina alle posizioni dei radicali a Teheran e ostile nei confronti di Riad. In questo scenario il cognato di Assad, se non è stato complice, potrebbe aver chiuso gli occhi su quello che stava avvenendo. Essendo a capo dei servizi militari non poteva «non sapere». Tanto è vero che all'indomani dell'eliminazione di Mughniyeh, lo stesso presidente ha chiesto a Shawkat di preparare un rapporto dettagliato in quanto era evidente che si erano aperte pericolose falle nella sicurezza. In particolare — secondo nostre fonti — Damasco aveva accertato la violazione di tre «segreti»: 1) la presenza di centrali d'ascolto in Siria gestite da Hezbollah e iraniani; 2) una rete di appartamenti offerti da uomini d'affari legati al regime siriani a militanti mediorientali; 3) campi d'addestramento in territorio siriano utilizzati da estremisti libanesi e palestinesi. L'ex vice presidente Khaddam, oggi rifugiato a Parigi e ispiratore di molte ricostruzioni, ha suggerito uno scenario alternativo. Shawkat viene sacrificato da Assad e offerto alla comunità internazionale: lo 007 sarebbe presentato come la vera mente dell'omicidio Hariri, l'ex premier libanese assassinato a Beirut. Un delitto eccellente su cui sta indagando l'Onu e che ha creato non pochi imbarazzi a Damasco, in quanti molti suoi alti dirigenti, a cominciare da Shawkat, sono finiti nelle carte dell'inchiesta. Non sarebbe la prima volta. Il famoso generale Gazi Kanaan, il custode di mille segreti siriani, si è «suicidato» prima che potesse parlare.
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