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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.04.2008 Lecito esporre il pane lievitato nei negozi privati, durante la Pasqua ebraica
la sentenza di un tribunale di Gerusalemme contestata dagli ortodossi

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 aprile 2008
Pagina: 16
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La «guerra del pane azzimo» fa tremare il governo d'Israele»
Dal CORRIERE della SERA del 7 aprile 2008:

GERUSALEMME — La guerra del pane — e non il malumore ancora diffuso per quella in Libano — rischia di ridurre in briciole il governo israeliano. Lo Shas, il partito ultraortodosso, minaccia di andarsene, se la coalizione non interviene con un emendamento d'emergenza per fermare la decisione di un giudice. Che ha dato il via libera alla vendita di prodotti come la pasta, il pane, ma anche la birra o il whisky, durante il periodo della Pasqua ebraica.
Un tribunale di Gerusalemme è intervenuto per interpretare una legge votata nel 1986 e che proibisce di esporre in luoghi pubblici i prodotti lievitati (vietati quando si celebra Pesach). Una pizzeria o un fornaio — ha sentenziato il magistrato — non sono «pubblici»: «La norma non è stata pensata per imporre il precetto religioso di mangiare matzot (pane azzimo, ndr) e neppure per affrontare nel dettaglio le proibizioni. Solo per regolamentare l'esposizione delle merci».
Eli Yishai, ministro e leader dello Shas, ha definito la decisione «una macchia sull'identità ebraica di Israele». «Il giudice ha puntato una pistola alla tempia del nostro popolo», ha commentato Yitzhak Cohen, ministro per gli Affari religiosi.
Il premier Ehud Olmert ha aperto la riunione domenica-le, cercando di calmare la ribellione: «Non possiamo trasformare questo caso in una guerra culturale. In nove anni da sindaco di Gerusalemme, ho tenuto il quartiere ultraortodosso di Mea Shearim su una mano e quelli arabi o laici sull'altra. Ho imparato che dobbiamo vivere fianco a fianco». La due città che devono vivere fianco a fianco sono Gerusalemme la religiosa e Tel Aviv la laica. «La "legge delle matzot" — commenta il quotidiano liberal Haaretz—
è basata sulla coercizione religiosa. E' un tentativo evidente da parte degli ultraortodossi di imporre il loro stile di vita agli altri settori della società ». I commentatori fanno notare — con ironia — che la decisione è arrivata proprio perché il comune di Gerusalemme (guidato da Uri Lupolianski, sindaco ultraortodosso) si è impuntato a portare in tribunale i ristoranti fuorilegge.
Da laica, Tzipi Livni critica la sentenza, in un commento scritto per il giornale Maariv:
«Riguarda tutti noi e deve preoccupare chi considera importante il carattere ebraico dello Stato». «E' proprio perché io non sono una persona religiosa — continua il ministro degli Esteri — che voglio proteggere qualcosa che simbolizza Pesach anche a Tel Aviv, qualcosa che si celebra nel contesto pubblico e che allo stesso tempo non vincola l'individuo nella sua casa, nelle scelte private».
Il ministro incaricato dell'appello contro il tribunale di Gerusalemme è quello che meno vorrebbe cedere alle richieste dello Shas. Meir Sheetrit, laburista e responsabile dell'Agricoltura, si è appena lamentato con Olmert e ha accusato il partito ultraortodosso di ricattare il governo: «Sarebbe meglio andare alle elezioni piuttosto che soccombere sempre alle loro rivendicazioni ».
I parlamentari religiosi hanno già pronto un emendamento alla legge e vogliono convocare i deputati per una seduta straordinaria, mentre la Knesset è in pausa per sei settimane.

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