Su REPUBBLICA di oggi, a pag.16, un articolo di Marco Politi dal titolo " Non c'è antisemitismo in quella preghiera", a proposito della polemica sul contenuto della preghiera del venerdì santo.
CITTÀ DEL VATICANO - Interviene la Segreteria di Stato per placare le proteste ebraiche sulla nuova preghiera del Venerdì Santo, contenuta nella messa tridentina. La Santa Sede, precisa una nota emanata direttamente dal cardinale Tarcisio Bertone, assicura che la nuova formulazione «non ha inteso nel modo più assoluto manifestare un cambio nell´atteggiamento» della Chiesa cattolica verso gli ebrei. La nota sottolinea la validità del documento conciliare Nostra Aetate (che sancisce la piena rivalutazione dell´ebraismo) e ricorda che papa Ratzinger, incontrando nel settembre 2005 i due rabbini capo d´Israele, aveva definito il documento una «pietra miliare sulla via della riconciliazione dei cristiani verso il popolo ebraico». D´altronde è notoria la specialissima attenzione che Ratzinger ha sempre nutrito per l´ebraismo. La prima lettera da pontefice appena eletto la indirizzò agli ebrei di Roma. Tanto maggiore è stata la sopresa, quando a febbraio la rielaborazione della preghiera della messa tridentina - pur abolendo espressioni come conversione o accecamento - ha rilanciato l´auspicio che gli ebrei fossero «illuminati» per «riconoscere» Gesù Cristo come Salvatore.
La risposta dell´assemblea dei rabbini d´Italia era stata immediata: congelamento del dialogo con la Santa Sede. Il Rabbinato d´Israele, da parte sua, aveva manifestato «sopresa», chiedendo precisazioni e rinviando la visita di una delegazione in Vaticano. In realtà Bertone aveva indicato nel luglio scorso la via maestra: utilizzare il Venerdì Santo unicamente il testo del messale postconciliare di Paolo VI, senza alcuna allusione alla «conversione» degli ebrei. Ma gli ambienti più conservatori in Vaticano hanno voluto una riformulazione in senso tradizionalista e hanno strappato l´assenso papale.
La nota della Segreteria di Stato definisce il messale di Paolo VI come rito ordinario della Chiesa e conferma le attuali «relazioni fraterne di stima, dialogo, amore, solidarietà e collaborazione» fra cattolici ed ebrei. Bertone va ancora più in là, ribadendo che la Chiesa respinge ogni atteggiamento di disprezzo e di discriminazione verso gli ebrei e «ripudia con fermezza qualunque forma di antisemitismo». L´auspicio della Santa Sede è che il malinteso resti chiarito e i rapporti ebraico-cristiani si sviluppino nel segno della stima e della comprensione. «Insoddisfatto» il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: «Avremmo voluto sentire che la Chiesa non prega per la conversione degli ebrei o almeno rinvia questo desiderio alla fine dei tempi e alla sola decisione divina». Più conciliante il presidente del Collegio rabbinico italiano, Giuseppe Laras: «La dichiarazione della Segreteria di Stato vaticana nei suoi intenti distensivi può essere recepita in termini di positività», anche se elude il problema. Positivo il commento del rabbino statunitense, Jack Bemporad, a Roma per un coinvegno: «Parole chiarificatrici. La Santa Sede afferma che in nessuna maniera voleva offendere la sensibilità degli ebrei». Volutamente, d´altronde, Benedetto XVI ha deciso - fuori programma - di visitare una sinagoga a New York nel suo prossimo viaggio negli Stati Uniti, da 15 al 20 aprile.
Per inviare la propria opinione a Repubblica, cliccare sulla e-mail sottostante.