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La Repubblica Rassegna Stampa
04.04.2008 Esce in Israele il nuovo romanzo di David Grossman
racconta di una donna in fuga dalla notizia della morte in guerra del figlio

Testata: La Repubblica
Data: 04 aprile 2008
Pagina: 54
Autore: Alberto Stabile - Aon Altaras
Titolo: «Una donna non vuole sapere - Il mio amico David e la pazza realtà»

Da La REPUBBLICA del 4 aprile 2008, un articolo di Alberto Stabile sul nuovo romanzo di David Grossman: "Una donna in fuga da una notizia":

Il rosso vivo, il verde tenue e il blu cobalto di un paesaggio di William Crozier, che illustra la copertina del nuovo romanzo di David Grossman, inondano da ieri le vetrine delle librerie israeliane. Il titolo in ebraico, Ishà borachat mi - bessorà (editore: Ha-Kibbutz ha-Meuchad/Sifrei Siman Qrià) può essere tradotto alla lettera come: "Una donna in fuga da una notizia", il che, al di là della durezza della traduzione letterale, lascia intravedere l´idea intorno alla quale cresce e si sviluppa il racconto.
È stato lo stesso Grossman, infatti, ad anticipare in una conferenza tenuta a Gerusalemme poche settimane fa l´embrione del suo nuovo romanzo. Oggi, grazie alla quarta di copertina firmata dal curatore della collana la Nuova Biblioteca (Ha-Sifrià ha-Hadashà), Menachem Peri, ne sappiamo di più.
«Ora, il cui figlio, Ofer, soldato, parte per una grande operazione militare, fugge di casa per non tormentarsi nell´attesa della cattiva notizia che, non ha alcun dubbio, arriverà. In quanto refusnik della notizia - scrive Peri - Ora sarà forse in grado di evitarla, salvando così la vita al figlio. Dirigendosi verso la Galilea, Ora quasi rapisce Avram, l´innamorato della sua giovinezza e per giorni e giorni vaga con lui per il paese, a piedi, facendo l´unica cosa in suo potere per proteggere suo figlio e dargli forza: parla di lui, vive la storia della sua vita».
Ad una prima rapida lettura la trama appare in tutta la sua complessità. Non è soltanto il rapporto madre figlio al centro del racconto ma la complessa ragnatela che lega due uomini e una donna e i suoi due figli. Non solo romanzo d´amore e sull´amore, dunque, ma anche romanzo dei sentimenti e sui sentimenti. Una donna in fuga parla anche dell´amicizia, della generosità tra gli uomini, dell´essere genitori, della capacità di dare e di quello che Grossman definisce il «mestiere della famiglia», vale a dire dello sforzo quasi eroico di preservare il delicato tessuto di una famiglia nel cuore della violenza e dell´orrore.
E inevitabilmente, sullo sfondo dell´unicità della realtà israeliana, al cui cospetto Grossman si pone non soltanto come narratore ma come appassionato testimone civile, le angosce e le fragilità dei protagonisti si fondono con la drammaticità del contesto. Non a caso il romanzo si apre durante la guerra dei Sei giorni e si dipana lungo i conflitti e le tregue che ne sono seguiti, con i personaggi principali impegnati in un perenne tentativo di respingere i contraccolpi di tutte le guerre. E qui, in questo faticoso tentativo d´opporsi all´orrore della guerra e quasi per un´ineludibile legge dei contrari, s´aprono squarci di pura narrazione sul magnifico paesaggio israeliano. Il che fa dire a Menachem Peri che in tutte le 630 pagine del romanzo quello che domina è un´essenza di umanità, «un tripudio di vita» che si traduce nella capacità di risvegliare costantemente i sentimenti più umani e più possenti di chi legge. Ma Una donna in fuga «è anche il romanzo di una premonizione, come soltanto gli artisti più sensibili sono capaci di avere. È quando Grossman lavora da oltre due anni al suo racconto che la morte del figlio Uri, caduto il 12 agosto del 2006 a poche ore dalla fine della Seconda guerra del Libano, irrompe nella vita dello scrittore e in quella della sua famiglia. In un certo senso, il nucleo immaginato, l´idea originale (ricordate Ora che s´illude di poter fuggire alla cattiva notizia così salvando il figlio Ofer partito in guerra?) s´immerge nella realtà e viceversa. Il pensiero magico di una madre si fonde con l´impietosa verità del presente. E se dalla sua splendida elegia pronunciata davanti al corpo senza vita del figlio si vede l´impatto che la morte di Uri ha avuto su Grossman padre, l´effetto che la tragedia ha avuto su Grossman scrittore si può soltanto intuire, poiché di questo, Grossman non ama parlare.
Sappiamo, però, che, esaurito il periodo di sette giorni che la religione ebraica riserva al lutto, Grossman è tornato al suo romanzo non ancora finito con la piena consapevolezza di ciò che era successo e di come la morte di Uri lo aveva cambiato. Ed è forse lì che Ora, finalmente rassegnata, chiede ad Avram la promessa di ricordare tutto della loro storia. E aggiunge: «Ofer lo ricorderai, la sua vita, tutta la sua vita, vero?», perché, forse, il ricordo è l´assicurazione sulla vita, perché finché c´è qualcuno che ricorda, nessuno è veramente morto.
A differenza dell´opera che lo ha reso famoso, Vedi alla voce: Amore, a suo tempo lanciata contemporaneamente sulle piazze più importanti del mercato letterario globale, Una donna in fuga esce prima in Israele. E, conoscendo l´attenzione che Grossman riserva alla sensibilità del pubblico israeliano, sia che si tratti di un suo scritto che di un suo intervento "politico", potrebbe questo diritto di precedenza essere interpretato come un segno di rispetto. I lettori italiani dovranno pazientare fino alla fine dell´anno per leggerne la versione edita, come sempre, dalla Mondatori.

Ancora sul libro di Grossman, un articolo di Alon Altaras:

«La realtà mi segue come una macchina guidata da un autista impazzito» è scritto in una famosa poesia di Meir Wieseltier, uno dei maggiori poeti israeliani del XX secolo. La protagonista del nuovo romanzo di David Grossman tenta la fuga dalla sua realtà impazzita. Per evitare i rappresentanti dell´esercito venuti ad annunciare che suo figlio è caduto, Ora scappa di casa e gira tutto il paese trascinando con sé un suo vecchio amore - forse l´amore della sua vita. Scrivendo questo libro David Grossman ha fatto l´opposto di Ora, non è mai scappato dalla realtà israeliana sin da quando aveva cominciato a scrivere questo voluminoso libro cinque anni fa. C´è chi sosterrà che Grossman abbia sfidato la sorte volendosi occupare della caduta di un figlio in guerra prima che questa tragedia toccasse lui e la sua famiglia di persona. Uri seguiva la stesura di questo libro. Ogni tanto chiedeva come stesse andando la scrittura, cosa facesse la protagonista, conversazioni particolari fra un soldato e suo padre scrittore.
Io, come tanti amici di David Grossman, ero sicuro che la tragedia accaduta nell´agosto 2006 avrebbe fermato, almeno per un periodo di lutto, la scrittura del romanzo. La vicinanza fra la narrazione e la biografia dell´autore mi sembrava traumatica. Ma David, con la sua singolare forza d´animo, è tornato a lavorare al libro subito dopo la settimana del lutto. In quel tempo il libro era già scritto, quasi compiuto, ma era la vita dell´autore ad essere cambiata e perciò il romanzo richiedeva una rilettura. Per scriverlo l´autore ha percorso quasi tutto il paese a piedi, compiendo il cammino immaginario della sua protagonista, incontrando le bellezze della natura israeliana e pure le sue bruttezze, incrociando altre persone che per vari motivi avevano anche loro deciso di attraversare a piedi la travagliata terra di Israele. Il nuovo libro di Grossman non racconta soltanto la tragedia della perdita di un figlio, ma tenta di dimostrare quanto sia difficile tenere in piedi, nella violenta realtà israeliana, quella fragile entità che si chiama famiglia. Grossman ha dichiarato che la scrittura di quest´ultima opera lo ha cambiato come persona e ha aggiunto che «i libri che non cambiano il loro autore non valgono la pena di essere scritti». Menachem Perri, curatore di Grossman sin dal primo racconto, sostiene che questo nuovo libro sia uno delle opere più importanti nella storia della letteratura israeliana moderna, capace di cambiare non solo la vita del suo autore, ma anche quella di chi lo legge.

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