Berlusconi, Veltroni e Israele le posizioni convergenti dei candidati premier, e quelle ben diverse di D'Alema
Testata: Il Foglio Data: 04 aprile 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «W Israele»
Dal FOGLIO del 4 aprile 2008:
La corsa elettorale dei candidati premier si fa più solida e seria dove può, sulla politica estera. Berlusconi su America e Israele non deve dimostrare nulla e dice che da presidente del Consiglio farà come il presidente francese Sarkozy: correrà a dare manforte con truppe fresche all’Alleanza atlantica in Afghanistan, contro i talebani che vogliono ingoiarsi di nuovo il paese. Bene, l’erede pop di De Gasperi naturalmente non scorda la vocazione europeista a una difesa comune e nemmeno il rapporto fiduciario con gli Stati Uniti. Veltroni, molto bene anche lui. In un’intervista pubblicata ieri sul quotidiano israeliano Maariv, il leader del Pd dice di sentirsi impegnato nel garantire la sicurezza dello Stato di Israele. Su Hamas, il gruppo armato che controlla dallo scorso giugno la Striscia di Gaza, il leader del PD spiega che "Israele deve negoziare un accordo con i palestinesi, ma non è tenuto a negoziare con chi vuole cancellare lo Stato di Israele e sostiene il terrorismo". Dimostrando così di capire perfettamente la distinzione che conta: non si può forzare Israele a trattare con l’Autorità palestinese, ma anche con chi vuole distruggerlo, cioè Hamas e dintorni. Poi Israele potrà arrivare a parlare con i nemici fanatici, in pubblico o in segreto, ma l’idea di un incontro forzato fra Gerusalemme e i lanciatori di razzi - come pretendono molti – è un disastro diplomatico in partenza. Veltroni arriva anche più in là. Riconosce che la barriera di difesa costruita in Cisgiordania – il cosiddetto muro - è appunto "una barriera difensova, nessuno vuole barriere di separazione, è una reazione alla situazione in cui Israele si trova". Su Teheran: "La comunità internazionale non ha valutato in modo adeguato la minaccia dell’Iran, che non è solo contro Israele, ma contro tutto il mondo". Rispetto a Berluscono, Veltroni muove da più lontano. Cioè dal partito postcomunista presieduto fino all’altro ieri dal suo capolista e ministro degli Esteri D’Alema, che spinge per il dialogo con Hamas – "per me la soluzione è tentare" - e sull’Iran sostiene: "Dire che è una minaccia per tutto il mondo è esagerato, i toni sono inutilmente allarmanti". Resta da vedere se la vocazione maggioritaria dentro il Pd sarà estesa anche alle questioni di politica estera, o se invece resisteranno le vecchie differenze tra oligarchi.
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