Road Map per il suicidio di Israele la presenta Chris Patten, già generoso finanziatore di Arafat (coi soldi dei contribuenti europei)
Testata: La Repubblica Data: 03 aprile 2008 Pagina: 35 Autore: Chris Patten Titolo: «Palestina, stavolta Blair va preso seriamente»
La REPUBBLICA del 3 aprile 2008 pubblica un articolo di Chris Patten, che intende fornire consigli a Tony Blair sulla più efficacie politica per portare la pace in Medio Oriente. In realtà, quella proposta da Patten (facendosi forza delle prese di posizione degli immancabili "pacifisti" israeliani) è la ricetta perfetta per la catastrofe. Si riassume in tre punti: 1) imporre "alle parti" (vale a dire: a Israele) l'immediata creazione di uno Stato palestinese, saltando i passi intermedi previsti dalla Road Map. Il che vuol dire che Israele non deve avere nessuna garanzia sul terrorismo. Si potrebbe riassumere questo punto con lo slogan: Stato palestinese subito, morti israeliani subito dopo. 2)Hamas deve essere accettato come interlocutore. Tradotta, questa proposta significa: Sulla distruzione di Israele si può discutere 3)I palestinesi devono nuovamente essere innondati di soldi dai contribuenti europei, ma questa volta a Israele deve essere proibito distruggere le infrastrutture del terrorismo e l'apparato di propaganda d'odio che con quei soldi dovessero eventualmente venir costruiti, come avvenne all'epoca di Arafat. Con incredibile impudenza, Patten scrive:"Quando ero commissario europeo erogavamo ai palestinesi fondi provenienti dalle tasche dei contribuenti europei mirati a creare tutte queste strutture, per poi vederle sistematicamente devastate dalla reazione israeliana alla seconda intifada".Come dire:abbiamo pagato tantoper permettere ad Arafat i suoi crimini, e Israele ci ha distrutto tutto ! Non dovrà più accadere ! Dell'Autorita palestinesedi Arafat edell'esercito israeliano Patten fornisce ritratti surreali. La prima, preoccupata del benessere del suo popolo avrebbe fabbricato "ospedali, porti, aeroporti, strade, tribunali, stazioni di polizia, uffici delle imposte e archivi governativi" e non attentatori suicidi. Il secondo non avrebbe combattuto il terrorismo, ma si sarebbe reso responsabile di un campionario di nefandezze che include anche l'avvelenamento (aggiornato come "inquinamento") dei pozzi: nel medio evo era un'accusa antisemita, oggi ovviamente è una "legittima critica" a Israele.
Ecco il testo completo:
L'ex premier britannico Tony Blair ha molte qualità, tra cui un grande fascino. Dovrà usarle tutte per affrontare la stupefacente varietà di impegni globali che si è assunto da quando è stato scalzato dal suo duro successore, Gordon Brown. Il suo primo impiego dopo il governo della Gran Bretagna era portare la pace in Medio Oriente contribuendo a fondare le istituzioni di governo dello stato palestinese. Da allora, Blair è diventato consulente di banche (che al giorno d´oggi hanno bisogno di tutti i consigli possibili). Inoltre gira il mondo per promuovere una saggia politica sul riscaldamento globale e il cambiamento climatico, ha creato una fondazione con l´obiettivo di contribuire a superare il divario tra diverse fedi religiose e terrà conferenze sulla religione a Yale. Manca solo che rinnovi le fortune delle nazionali inglesi di calcio e di cricket. Forse potrebbe trovare un buco nei week-end. Recentemente però Blair ha fatto un´utile osservazione sulla Palestina e Israele, che merita di essere presa sul serio. Nei lunghi anni di questa sanguinosa tragedia si è cercato di procedere gradatamente verso un accordo attraverso misure tese a creare la fiducia o, nel caso della ormai da tempo defunta "Road Map", spingendo le parti a intraprendere passi paralleli verso un´intesa. Alcuni osservatori, non da ultimo i caparbi pacifisti israeliani, hanno indicato un approccio diverso. Dicono che il cammino sinuoso, a tappe, non sarà mai quello giusto. Bisogna invece andare direttamente ad un accordo definitivo. E, visto che non si riuscirà a farlo accettare alle due parti, bisognerà imporlo dall´esterno. Ma questo esito ambizioso è più facile da illustrare che da raggiungere. Anche se l´opinione pubblica israeliana normalmente sembra avere un approccio più avanzato alla pace rispetto ai politici locali, non è facile capire come questi ultimi possano essere scavalcati.
Che cosa comporterebbe passare direttamente all´istituzione di uno stato palestinese? E´ presumibile che la proposta di Blair non miri alla creazione di uno stato prima che si sia raggiunto un accordo sui confini definitivi. Non può esistere uno stato palestinese senza risolvere il problema degli insediamenti in Cisgiordania. Se non mi credete, andate là a vedere. Il piano israeliano di espansione di Gerusalemme Est si incunea come un pugnale nel cuore dei territori palestinesi verso il Mar Morto. Come può sopravvivere uno stato diviso da recinzioni, strade militari, e filo spinato? Lo stato palestinese dovrebbe comunque esistere all´interno dei confini del 1967. I pacifisti di entrambe le parti lo hanno chiarito nell´ambito dell´iniziativa di Ginevra. Yasser Arafat e Ehud Barak sono andati vicino a questa conclusione a Camp David quasi otto anni fa. Inoltre lo stato palestinese non solo comprenderebbe la Cisgiordania e Gaza, ma presumibilmente darebbe spazio ai principali partiti politici di ogni area. I tentativi di distruggere Hamas – politicamente o fisicamente – non hanno funzionato e non possono funzionare. Gli americani e gli europei hanno commesso un grave errore cospirando per distruggere il governo di unità nazionale Fatah-Hamas, creato in gran parte grazie alla diplomazia saudita e di altri paesi della Lega Araba. Spero che Blair lo dica ai suoi amici americani. Il suo massimo successo è stata la pace in Irlanda del Nord, un trionfo storico ottenuto coinvolgendo i politici del Sinn Fein, capi del movimento repubblicano irlandese in molti casi indistinguibile dall´Ira, che metteva bombe, sparava e mutilava civili innocenti per perseguire i suoi obiettivi politici. Perché ciò che ha funzionato in Irlanda del Nord (a dir la verità ciò che è stato imposto alla Gran Bretagna dagli Usa) dovrebbe essere impensabile in Medio oriente? Noi occidentali facciamo per l´ennesima volta due pesi e due misure? Aborrisco qualsiasi azione terroristica, da parte di Hamas o di chiunque altro. Ho avuto amici uccisi dai terroristi. Ma da quando in qua il sentimento e la condanna morale sono ingredienti sufficienti di una politica? E quando mai ha funzionato una risposta militare sproporzionata al terrorismo?
La terza sfida nel dar vita a uno stato palestinese è creare le istituzioni di uno stato indipendente: ospedali, porti, aeroporti, strade, tribunali, stazioni di polizia, uffici delle imposte e archivi governativi. Quando ero commissario europeo erogavamo ai palestinesi fondi provenienti dalle tasche dei contribuenti europei mirati a creare tutte queste strutture, per poi vederle sistematicamente devastate dalla reazione israeliana alla seconda intifada. Distruggere patenti di guida in Palestina ha tutelato la sicurezza di Israele? E scavare piste, sradicare alberi, inquinare i pozzi? Lo stato palestinese dovrà essere costruito da zero. E ciò che viene costruito non deve essere distrutto. Voglio vedere, e sono certo che è desiderio anche di Blair, uno stato palestinese pacifico a fianco di un Israele sicuro in una regione unita dalla prosperità e dalla stabilità. Forse Blair ha azzeccato il modo per riuscirci. Ma dovrebbe riflettere sulle implicazioni di un approccio del genere negli intervalli tra le riunioni, le conferenze e i flash dei fotografi.