La figlia dell'ex-ambasciatore tunisino in Libia bolla di "apostasia" Magdi Allam 31/03/2008
Gentile signora Afef Jnifen,
la mia grande stima per lei in quanto a fascino ed intelligenza non è venuta meno quando a suo tempo in TV attaccò don Gianni Baget Bozzo. Ora però, dopo anni di astinenza pubblica piomba sulla scena mediatica mettendo sotto accusa Magdi Allam per essersi convertito al cattolicesimo, additandolo a fautore dell’odio tra la nostra e
la Sua
religione. Devo ricredermi.
Può anche darsi che
la Sua
visione della società la faccia sentire nella ragione; mi permetterà però di dubitarne, dal momento che qui in Occidente gode della massima libertà, anche di offendere chi dedica la sua esistenza ad aprirci gli occhi su certe verità che non tutti vorrebbero conoscere. Può anche darsi che la maggioranza degli italiani siano disinteressati alla conversione di Magdi, ma le centinaia di musulmani battezzati residenti in Italia e le migliaia in Europa sicuramente no.
Vorrei pregarla di evitare certe equazioni fuorvianti prendendo a pretesto le lotte tra protestanti e cattolici paragonndole alle numerose sette islamiche perennemente in conflitto tra loro, senza contare i micidiali ricatti quotidiani interni che quelle comunità subiscono. Credo che lei soffra di strabismo e la capisco, ma non venga a lasciarci intendere che Hitler e Mussolini diffondevano la loro religione (peraltro acquisita opportunisticamente) fomentando terrorismo in nome di essa. Quando parla di un imprescindibile dialogo interreligioso, gradirei che Lei mi illuminasse di quale dialogo parla. Dove vede l'empasse di questi ultimi decenni? Tra la gente o nella politica? Vorrà forse alludere ai 138 saggi che confondono antico testamento con Vangelo a seconda della lingua in cui diffondono il loro invito al dialogo? Piuttosto che accusare di insipienza e di latitanza i vertici politici che sbarrano il passo all’incontro culturale e religioso tra i due mondi, Lei preferisce accusare Magdi Cristiano Allam per la sua libera scelta e non condanna pubblicamente chi questo tanto invocato dialogo lo manipola, gettando nella disperazione intere comunità, seminando terrore e panico in "casa" propria ed in "casa" altrui. Lo sa bene che
la Chiesa
è fatta di persone che vivono nella polis - nella città degli uomini - e ogni giorno contribuiscono con le proprie scelte, le parole e le azioni a migliorarla.
Secondo la Sua logica anche il gesuita Samir Khalil, il filosofo Daniel Pipes, il Mufti del Cairo Ali Gomaa, l’Ayatollah Ali Montazeri e tanti altri sarebbero incitatori all’odio e alla conseguente pena di morte da comminare agli apostati. Fortunatamente i miei amici di famiglia originari di Marrakesh e di Susah (Tunisia) non la pensano come Lei, non si sentono vittime di alcuno. Mi vorrebbe spiegare infine perché e chi alla recente Chiesa del Qatar (peraltro ultima delle poche rimaste nel mondo islamico) ha impedito di esporre la croce sulla cattedrale e di costruire un attiguo campanile? Un po’ di conoscenza della storia recente ed un po’ di umiltà forse non impedirebbe un dialogo anche tra noi comuni esseri mortali. In attesa di Sue risposte illuminanti, la saluto cordialmente,