Sul FOGLIO di oggi, a pag.3, un editoriale dal titolo " Difendere Wilders", nel quale, oltre ad una accurata analisi, lo si definisce < liberale > e < coraggioso combattente >. Era ora, dopo che un giornalismo pavido e allineato, lo definisce da sempre < estremista di destra >.
Non sono belle le vignette danesi sul Profeta. Non sono belle le fotografie dell'iraniana Sooreh Hera. Non è bello " Fitna", l'esplosivo documentario del liberale olandese Geert Wilders. Non è neppure originale, ricalca il migliore "Obsession". Quando il quotidiano danese Jyllands Posten pubblicò i disegni satirici, gli islamisti assaltarono l'ambasciata americana a Islamabad e a gaza i cristiani furono presi di mira. A stabilire un legame inscindibile fra occidente giudeo-cristiano e libertà d'espressione sono gli stessi intimidatori. Il film di Wilders è l'ultima roboante manifestazione del dissenso contro la cappa oscurantistica dell'islam politico. A risuonare in questi giorni non sono soltanto le grida degli ostaggi americani decapitati in Iraq e diffuse da Wilders in Fitna. Come per Theo van Gogh, abbandonato dai cineasti di Hollywwod che neppure lo evocarono nella notte degli oscar, Wilders è stato esecrato e isolato preventivamente dall'intera intellighenzia. Stride questo patetico silenzio occidentale. Il Wall Street Journal due giorni fa ha spiegato che il problema non è Wilders, ma ciò che Fitna rappresenta, pegnomintorno al quale si gioca il destino del nostro continente. Un'Europa sottomessa al verbo incendiario di chi non tollera dissenso e critica. Wilders sbaglia quando liquida l'islam, che va incalzato e aiutato a liberarsi di quanto nel suoretaggio e nella sua pratica ne impedisce l'adesione al lato migliore della modernità, il rispetto per la persona, per i diritti universali dell'uomo e della donna, la separazione di stato e moschea. Ma consegnare Wilders alle fauci della soppressione fisica e intellettuale sarebbe diastroso. Non si combatte il fanatismo islamista con il nichilismo della tiolleranza indifferente. L'Unione europea non ha diritto di dare lezioni di bon ton a un uomi che rischia la vita nel paese di Spinoza e Anna Frank. Non può farlo nel giorno in cui fallisce l'appello per la protezione a spese dell'UE di Ayaan Hirsi Ali, promossa dal socialista francese Benoit Hamon e scaduta senza un numero sufficiente di firme: solo 144 europarlamentari su 782. Spetta a noi impedire che il ramo tradizionalista, quietista e non violento della umma sia travolto dalla slavina negazionista, diventi armento nel roveto ardente del takfirismo che fa stragi di musulmani e cristiani in Iraq e di ebrei in Israele. Ma non lo impediremo facendo il gioco dei fondamentalisti, consegnando loro quell'irriducibile combattente di Geert Wilders.
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